“Studio Murena” e il suo jazz rap: il nuovo album tra passato e futuro

Genere: post-bop, hip hop, jazz-funk, fusion

Studio Murena compone l’immagine della realtà contemporanea dal nascondiglio del mezzanino, mentre i tunnel della metropolitana si muovono attraverso le persone come proiettili. Osservando il passato, da un lato, anticipando il futuro dall’altro, si cade nel presente… le macchine, soffrono, ah!”

Dopo aver visto i brani della band passare puntualmente per il programma Casa Bertallot di Alessio Bertallot, essere inseriti all’interno di una playlist realizzata per Tidal da Ghemon sulla nuova scena musicale italiana e finire sulle pagine dei più importanti media settoriali come Rolling Stone e Billboard, vedendo anche il singolo Eclissi tra i 30 singoli dell’anno per Rockit oltre che il proprio progetto tra I 100 nomi dell’anno della musica italiana, il 9 febbraio lo STUDIO MURENA ha pubblicato il nuovo album omonimo per Costello’s Records, con distribuzione The Orchard.

Lo Studio Murena nasce a Milano nel 2018 da cinque talentuosi musicisti del conservatorio: Matteo Castiglioni – Tastiere e synth; Marco Falcon – Batteria; Giovanni Ferrazzi – Electronica, sampler; Maurizio Gazzola – Basso; Amedeo Nan – Chitarra.

Partiti dalla musica di sottofondo, psichedelica, ma sempre di matrice black, con tracce di soul, blues, elettroniche, jazz, hip hop, funky, nell’album strumentale Crunchy Bites (2018) – che aveva molto dello sperimentale con suoni in qualche modo grezzi e poco avvolgenti, adatti più che altro a stupire, frutti acerbi da mescolare in un frullatore compositivo di sample esaltante, divertente, accattivante – sono arrivati a concepire il proprio modo di fare musica come musica atmosferica con quello che nel gergo musicale è il chill con l’aggiunta del rap e il potere della parola che questo sprigiona.

Infatti, dopo questo primo lavoro, il gruppo ha avuto da subito la possibilità di esibirsi su grandi palchi quali JazzMI, MusicalZOO e Jazz On The Road, ma successivamente l’idea si è orientata verso sonorità più scure, includendo nella sua formazione Lorenzo Carminati detto Carma rapper dallo stile classico underground che ha saputo inserirsi perfettamente in questo contesto caratterizzando il progetto con strofe rap di intenzione conscious ed impegnata. 

Quindi col tempo lo Studio Murena ha saputo creare vere e proprie melodie e atmosfere noir soffuse in cui inserire questi suoni ben rifiniti (il noir che viene dalla black, e questo a livello di termini già è bellissimo!) ma soprattutto ha trasformato il proprio approccio facendogli assumere le forme di un jazz rap, o jazz hop o in senso più esteso il nu jazz che, soprattutto ora, è un fenomeno internazionale e che trova così dei degni rappresentanti anche in Italia dove era poco praticato (prima c’erano stati solo pochi tentativi come quelli di Ghemon (insieme agli altri gravitanti intorno alla Blue Nox), i Funk Shui Project con Willie Peyote e poi Davide Shorty).

Nel corso dell’ultimo anno, il gruppo ha ottenuto numerose gratificazioni tra cui: il primo posto al Pending Lips Festival e alla JamForTheFuture organizzata da JazzMi concretizzando poi la possibilità di condividere palchi importanti con artisti di spessore quali The Comet Is Coming, Davide Shorty & Funk Shui Project, Inoki e altri.

E noi esattamente un anno fa, nel contesto della novità del lockdown appena iniziato, li abbiamo intervistati facendo una chiacchierata molto interessante (che potete leggere qui).

Nella nostra intervista dello scorso anno abbiamo appreso molte cose su di loro, in primis quanto siano preparati e quanto siano influenzati dalla nuova wave anglo-americana della black music e del jazz rap che si sta diffondendo sempre di più e sta conquistando il mondo della musica di qualità con nomi quali Robert Glasper, Badbadnotgood, Thundercat, Tyler The Creator, Kendrick Lamar, The Comet Is Coming, o Flying Lotus.

Con loro avevamo parlato del brano “Password”, un ragionamento attualissimo su quanto siamo prigionieri della virtualità e della tecnologia, incastrati in un rapporto conflittuale tra realtà e virtualità.

Ora, nel nuovo album, hanno raccolto questa e altre riflessioni importanti, da “Giorni dispari” a “Utonian”, da “SETIPERDITUODANNO” aMarmo pezzo più romantico e sentimentale che parla d’amore.

Dalle allitterazioni poetiche diEclissi (feat. Riccardo Sala) alla riflessività soul da pirata contemporaneo Long John Silver(“la vita è una puttana e solo a me non me la dà”), in una commistione di generi che attraversa l’ambient sino al breakbeat più matematico, passando per Arpa e tamburo, vera commistione di jazz e rap nel senso più vero dei due termini, che si chiude con un ritmo travolgente.

Inoltre in quest’ultimo brano è veramente notevole l’uso da parte del rapper Carma di una serie di incastri fatti di assonanze più che di rime, che sembrano concepiti appositamente per fondersi e sposarsi armonicamente con i suoni in sottofondo, che è la peculiarità più propria di questo genere, o meglio, di questo incontro di generi, in cui il cantato e la voce sono a loro volta strumenti e suoni, ed è la loro armonia a costituire la qualità e l’attrattiva della black music e in particolare della fusion.

In generale nello stile è simile a Claver Gold e ai Colle Der Fomento (anche se del Nord) e ci si potrebbe vedere anche qualcosa del primissimo Fabri Fibra, quello underground degli Uomini Di Mare e di Turbe giovanili. I testi sono un po’ criptici e con termini a volte aulici, il linguaggio è poetico ma al tempo stesso comune.

Colpisce in particolare “Vuoto Testamento” con il suo free jazz finale e il rap che si fa più lento, profondo e recitato, fino a diventare uno spoken word in cui l’autore si rivolge alla “Madre che non parla”, e che contiene una grande verità profonda sull’umanità e la vita:

“E penso di riuscire a immaginare quanto sia tutte le volte frustrante vederci prendere la nostra vita in mano e lasciarla cadere da piani e piani, e piani, e piani, e piani, di infiniti palazzi, inquinare l’aria, inquinare la nostra stessa vita, creare buchi e non riuscire a darci senso mai. E l’unico senso che riusciamo a dare, l’unico… è quando tendiamo a formare il caos”.

Il tutto è contornato da un intro e un outro rappresentate con due caporali, << e >>, a indicare come tutto sia un discorso, un dialogo, una narrazione, un viaggio compiuto in un mondo racchiuso tra delle virgolette.

Infine, divagando ma non troppo, non è inserita nell’album ma degna di nota la reinterpretazione di Flashing lights di Kanye West, o meglio della versione del 2012 dei BadBadNotGood che, dilatandone la struttura, aprivano sezioni strumentali cross-genre ad elevata densità, passando da atmosfere dark-ambient al breakbeat. Lo Studio Murena, in questo ulteriore sviluppo della trama originale, si affida alle rime conscious di Carma che intelaiano una struttura ad elevata densità energica e significativa donando all’ulteriore flip di questo beat una caratterizzazione assolutamente aderente e coesa alle ultime produzioni del sestetto.

Insomma, confermiamo con ancora più convinzione che Studio Murena è un progetto che dovrebbe trovare maggiore spazio all’interno della musica italiana per la qualità delle atmosfere che è in grado di creare.

Quanto al rap, ovviamente loro se ne fregano se non sono alla moda, se il flow dell’MC Carma è vecchio stampo (anche se in questo disco si possono notare sprazzi di tecnica e metrica attuale), lui è comunque in grado di accelerare e andare velocissimo oppure rappare lento per dare enfasi alla riflessività. E questo comunque non significa assolutamente che non sappia fare degli incastri ricchissimi.

Quindi trova conferma la capacità di essere freschi e moderni, attuali, per non dire avanti, pur basandosi sul fascino del vintage e del retrò, pur giocando con sonorità e stili “vecchi” o che “sanno di vecchio”, o che qualcuno potrebbe definire “superati”. Ed è proprio questa la loro forza. Come detto con le loro parole: “Osservando il passato, da un lato, anticipando il futuro dall’altro, si cade nel presente”.