Murubutu ha portato la poesia della notte a Perugia

Non ha deluso (e come poteva?) il live di MURUBUTU al Rework Club di Perugia lo scorso 5 aprile.

Dopo il dj set a base di grandi successi hip hop e l’apertura del gruppo spalla Colpo di Stato Poetico, a un certo punto sul palco arriva alla consolle il mitico DJ T-Robb e con lui parte il frinire dei grilli che ha avvolto tutto il locale, il suono di sottofondo che accompagna il passaggio da una traccia all’altra dell’album (così come nei precedenti faceva il suono delle pagine di un libro che viene sfogliato).

Così, con il fascino di questo suono naturale che evoca scenari bucolici e poetici notturni, dopo l’introduzione di U.G.O. della crew Kattiveria, entra in scena l’autore di tante poesie e storie in salsa rap, il professore di storia e filosofia e delle rime autoriali, il rapper dal flow letterario, Alessio Mariani aka MURUBUTU.

Con un grande clamore del pubblico è stato accolto l’inizio della tappa perugina del tour di presentazione dell’album Tenebra è la notte e altri racconti di buio e crepuscoli, partito con la prima traccia dell’album l’intro Nyx, e proseguito con il secondo brano facendo calare il Buio (seconda canzone dell’album).

Il live scorre veloce e dopo la prima parte di Wordsworth, in assenza della seconda parte che vedrebbe Caparezza come protagonista, Murubutu dal palco lo omaggia riconoscendogli di essere il primo artista ad aver portato nel rap concetti e parole di un certo tipo e di una certa levatura.

Dopodiché annuncia che anche altri grandi rapper dovrebbero essere sul palco con lui in quel momento, ovvero Willie Peyote e Dutch Nazari; e qui c’è la grande sorpresa della serata: in assenza dei due ospiti del featuring dell’ultimo album, a sorpresa interviene lo storico rapper bolognese (quindi vicino di casa del reggiano Mariani), uno dei grandi classici pionieri dell’hip hop italiano, Inoki, accompagnato da un rappresentante del Rap Pirata Umbria, sezione locale del collettivo nazionale Rap Pirata fondato da Inoki.

E c’è da dire che, per quanto differisca per temi (pur parlando sempre dell’atmosfera notturna) e stile, e forse proprio per questo effetto di qualcosa che stona col contesto, è una sorpresa gradita la strofa di Bolo by night di Inoki che sorprendentemente ci sta bene con la base e il ritornello di Occhiali da luna.

Ovviamente, è con le nuove hit come La stella e il marinaio, La notte di San Lorenzo, La vita dopo la notte, Le notti bianche, L’uomo senza sonno, e con i vecchi successi come Isola verde e Grecale (con tanto di ballerina sul palco che “danza come il vento”), che il pubblico si infiamma maggiormente, arrivando sul finale a sollevare in aria gli accendini (e i telefoni) riempiendo di luci il buio, protagonista tematico del nuovo album, per il pezzo forse più struggente e romantico del professore: I marinai tornano tardi.

A essere sinceri, le parole si sentono poco ed è percepibile una normale differenza tra la resa dal vivo e quella in studio (dovuta anche al fatto che l’ultimo album è decisamente meno comprensibile rispetto ai precedenti); del resto la matrice è comunque hip hop e quindi dal vivo questi brani suonano diversamente e perdono un po’ di poesia con tutti quei “Seh…seh…” e gli “Oh…Oh…” ripetuti, che si usano come riempitivi anche per tenere il ritmo; nonostante questo limite forse inevitabile, anche dal vivo si confermano la carica emotiva delle commoventi canzoni del professore e la sua maestria nello storytelling.

Li abbiamo definiti e chiamati in tanti modi Murubutu e i suoi brani, dai classici termini “cantautorap”, “rap letterario” e “letteraturap”, ai “rap-conti”, ma in ogni caso queste canzoni non finiscono di stregare e affascinare i fan e gli appassionati dell’arte della parola in genere, e nello specifico della parola su un beat, permettendo l’accostamento sempre più marcato tra il rap, la musica, la poesia e la letteratura, un accostamento che ha qualcosa di rivoluzionario.