Tra hip hop, jazz ed elettronica. Intervista a Studio Murena

Lo Studio Murena nasce a Milano da cinque talentuosi musicisti del conservatorio: Amedeo Nan (chitarra elettrica), Maurizio Gazzola (basso elettrico), Matteo Castiglioni (tastiere e synth), Marco Falcon (batteria) e Giovanni Ferrazzi (elettronica, sampler). Dopo aver pubblicato il primo lavoro, “Crunchy Bites”, sono iniziati i concerti su palchi importanti con artisti di spessore quali The Comet Is Coming, Davide Shorty & Funk Shui Project, Inoki e altri. Successivamente, l’idea si orienta verso sonorità più scure includendo nella sua formazione l’MC Carma che caratterizza il progetto con strofe rap di intenzione conscious ed impegnata.

È da poco uscito per Costello’s / Artist First il singolo d’esordio Password, registrato presso il Novenove Studio, mix e master a cura di Simone Tornaquindici

Ecco la nostra chiacchierata con il tastierista del gruppo.

Partendo dalla riflessione su tutto quello che sta succedendo in particolare nel nostro Paese, ovvero una situazione che da un lato procura un senso di straniamento e ci fa sentire ingabbiati, dall’altro ci libera dalla prigionia del sistema, della produzione, della grande città con i suoi ritmi frenetici, facendoci riscoprire l’umanità, si potrebbe che nell’ultimo vostro singolo Password, in cui si parla di tecnologia e di finzione, emerge il racconto di una situazione in qualche modo simile a quella che stiamo vivendo?

Si, il testo descrive un po’ l’ostacolo virtuale che si è instaurato a impedire le relazioni vere e la socialità. Essendo musicisti che solitamente si trovano sempre insieme per suonare abbiamo riflettuto sui rapporti umani e la distinzione reale/virtuale. Come tutti i testi di Studio Murena è stato scritto da Carma, il nostro rapper e cantante, e quindi appunto autore, che viene da San Donato quindi da un quartiere dove è molto presente la realtà hip hop con la relativa cultura legata a danza, graffiti, eccetera, quindi lui voleva trasmettere qualcosa legato a questa realtà e a questa idea dello stare insieme.

In realtà la situazione attuale noi la viviamo più come un’amplificazione del sentirsi ingabbiati e della sfera del virtuale. Ma al tempo stesso ti porta sicuramente a vivere con più lentezza rispetto al contesto frenetico della grande città e dell’intero sistema in cui viviamo.

Infatti mi sembra di sentire nel vostro singolo questa narrazione del sentirsi prigionieri soprattutto di un “sistema” che è sempre stata presente nella cultura hip hop. Quindi c’è una matrice di questo tipo forte e radicata nel vostro modo di concepire e fare musica?

Si, oltre a Carma che proviene proprio da quell’ambiente, anche noi, seppure provenienti per lo più dal jazz e dalla musica elettronica del Conservatorio, siamo molto legati a quell’immaginario; ma anche al mondo più sperimentale come il breakbeat, e soprattutto al jazz della nuova ondata che va molto adesso, sia nella scuola inglese che in quella americana, che incontra l’hip hop e l’elettronica. Da diversi anni ci siamo messi a fare pezzi dapprima solo strumentali legati a questa commistione.  

Quindi, passando all’aspetto biografico, cos’è e come nasce lo Studio Murena? All’inizio era solo un progetto strumentale?

Il progetto Studio Murena nasce dalla fusione di altri progetti musicali strumentali: io, il bassista e il ragazzo che fa elettronica eravamo in un gruppo, quello chiamato Studio Murena, mentre il batterista e il chitarrista erano in un altro, ma eravamo già amici dai tempi del conservatorio e quindi ci siamo uniti in gruppo unico. Carma invece veniva da un altro gruppo che si esibiva al “Lume”, un centro sociale in cui una volta si faceva molto jazz, c’erano molte jam session, quindi lui l’abbiamo conosciuto lì.

Poi abbiamo partecipato e vinto al concorso di JazzMi, dopo il quale è andata subito bene con questo nuovo progetto perché dal 2018 abbiamo cominciato a fare diversi concerti. Da lì poi abbiamo iniziato a scrivere musica tutti insieme.

Quindi nel vostro sound convivono l’hip hop più classico e le atmosfere suonate del soul e blues, situandovi in una posizione originale all’interno della scena musicale italiana. Ma voi come vi definireste? E quali sono in questo le vostre fonti di ispirazione o gli artisti che apprezzate particolarmente, sia all’interno della musica italiana che estera?

È difficile definirci, visti i tanti generi che si mischiano. In Italia già c’era qualcosa di simile con i Funk Shui Project, che ora suonano insieme a Davide Shorty, poi ci hanno influenzato un po’ le produzioni di jazz anni ’90, un po’ guardando oltreoceano e alla scena inglese, Kendrick Lamar che è il nostro idolo, insieme a Robert Glasper, Thundercat, BadBadNotGood, Tyler The Creator e quella cricca lì.

Nella scena italiana a livello mainstream, c’è per esempio Ghemon che comunque suona con la band e in cui si potrebbero trovare quindi dei riferimenti ma non c’è moltissimo legato a questa scena. Ci sono più che altro gruppi a livello locale.

Insomma non ci riferiamo direttamente a nessuno, in generale i testi sono ispirati dall’hip hop old school, anni ’90, tipo E-Green, Colle Der Fomento, mentre per la parte musicale più a questi nomi e a questa scena che ho detto, principalmente estera; ma anche cose più vecchie come Miles Davis che negli anni ’90 aveva portato la sperimentazione con l’album Doo-Bop, un primo disco hip hop-jazz, poi la scena inglese, The Comet Is Coming, Ezra Collective, quella roba lì… Poi ognuno di noi ascolta musica diversa, per esempio al ragazzo che fa elettronica e al bassista piacciono molto i Sxrrxwland e la scena romana, il chitarrista ascolta più jazz classico, il batterista preferisce più la musica prog e jazz-prog…

Come si sviluppa la vostra musica? Come nascono i vostri brani? Seguite un processo creativo standard o cambiate a seconda della situazione?

Di solito si arriva già con delle idee abbozzate e ci lavoriamo tutti insieme. I testi sono opera di Carma mentre la musica viene scritta insieme.

I testi poi vengono scritti da Carma successivamente di solito, ma è anche capitato e può capitare di riusare per un brano che stiamo arrangiando testi che lui aveva già pronti da tempo, quindi non c’è una formula sempre uguale.

In un mondo pieno di rapper che porta i ragazzi a buttarsi nel rap in cerca magari di successo facile e quindi seguendo in ciò un certo individualismo, pensate di poter rappresentare un modo diverso di vedere la musica e quindi lasciare anche un messaggio in questo senso, essendo una vera band fatta di diversi membri che mischiano sonorità diverse e che devono interagire fra loro?

Si, assolutamente, noi speriamo di rappresentare un’alternativa interessante soprattutto per quanto riguarda la parte dal vivo, quello che è difficile è portare questa alchimia e questa energia su un disco. Lavoriamo per offrire un prodotto interessante. Anche il cantante con i suoi testi lavora molto per questo infatti lui lavora molto con un laboratorio di rap, lavora nel sociale, quindi si impegna molto in questo senso, e musicalmente siamo contenti se si percepisce che c’è dietro un lavoro complesso a livello armonico e ritmico con delle tessiture interessanti.

Che cosa vorreste trasmettere con la vostra musica?

Quello che ci interessa trasmettere cambia da pezzo a pezzo, il nostro messaggio è legato a queste culture, quella hip hop, quella jazz, lo stare insieme… Ma comunque sicuramente vogliamo trasmettere qualcosa di positivo, di energico, la positività.

Veniamo al vostro primo singolo ufficiale, uscito da poco con il relativo video, ovvero Password. In questo brano si parla di un mondo falso che è quello che ci circonda. C’è una soluzione per uscire da questa falsità imperante?

Credo di si. Innanzitutto rimanere se stessi. L’importante è sapere chi si è e cosa si vuole trasmettere. Il mondo è e sarà sempre pieno di livelli sovrapposti di realtà, di diversi messaggi reali e falsi, di ogni tipo, ma bisogna cercare uno spazio all’interno di tutto questo in cui essere veri e comunque avere almeno consapevolezza di questo mondo fatto di reale e di virtuale per vivere sereni.

Per quanto riguarda invece l’album in uscita volete darci qualche anticipazione?

L’uscita del disco dovrebbe essere dopo l’estate, dovevamo registrarlo in questi giorni ma per ovvi motivi è tutto rimandato. Adesso che è stato chiuso un po’ tutto probabilmente sarà tutto spostato di un mese. Si tratta di un LP di 9 o 10 tracce, forse con una o due strumentali, in un brano avremo come ospite un ragazzo di Biella jazzista sassofonista fortissimo.

Pur tenendo presente l’incertezza a cui tutto il mondo musicale si trova a dover sottostare in questo periodo, avete altri progetti in vista (altri singoli, eventuali concerti e tour)?

Abbiamo due singoli in uscita, dopo quello uscito lo scorso febbraio. Il prossimo singolo si intitola Arpa e Tamburo, uscirà il 7 aprile mentre il video il 10 aprile. Poi dovrebbe uscire un terzo singolo a maggio ma forse anche lì sarà tutto spostato a giugno. Come live abbiamo in programma qualcosa per questa estate ma non sapendo se verranno spostati i vari festival estivi, ancora non c’è niente di certo.

“La torpedine interna di ogni essere si manifesta alternando azioni di nascondimento a epifanie rivelatrici. Scevra dall’essere decodificabile, l’emotività sonora rivela i suoi moti più profondi a partire dall’iridescenza del suo singolare sguardo. Suono come viatico dell’anima: prende forma dalla necessaria partecipazione di tutti i suoi componenti. Fluido muoversi nell’oscuro della musica, lo Studio Murena ne esplora gli anfratti”.