Il 2014 in cinque concerti


Il 2014 è stato un anno davvero pieno di musica. Scegliere tra i tanti live a cui ho avuto il piacere di partecipare per stilare questa top five, è stato molto difficile… così come ammettere a me stessa quali sono stati i cinque concerti che porterò sempre nel cuore.


1) Marlene Kuntz

Dalla piccionaia del locale si riesce ad osservare meglio la fauna che lo popola e avrò visto a malapena una decina di persone più giovani di me, il che mi urla, praticamente col megafono, che ormai i 20 li ho salutati da un pezzo. Anche in piccionaia, però, conservo le buone, vecchie abitudini della transenna: allacciare la felpa (ormai un grazioso copri spalla in tinta con il trucco) alla sbarra e, soprattutto, non mollare la posizione… mai! Ecco, il succo è proprio questo: la piccionaia è la prima fila dei vecchi.
Posso dirlo apertamente: questo “Catartica Tour 994 / 014” io lo attendevo da 15 anni. Sì, perché quando ho iniziato ad ascoltare i Marlene ero ancora troppo piccola per andare ai concerti e comunque sarebbe stato troppo tardi per poter sentire live alcuni dei brani del primo lavoro della band cuneese. E così me le godo queste quasi due ore di spettacolo nelle quali vengono suonati tutti i pezzi di Catartica, con l’aggiunta dei brani di Pansonica (uscito a settembre 2014) che, come ormai è ben noto, è composto da bozze lasciate in sospeso nel ’94… “Spore”, le definirebbero alcuni vecchi fan. Il concerto inizia dietro un telo bianco, sul quale le luci disegnano le silhouettes dei quattro musicisti presenti sul palco. Immancabili Luca Bergia e Riccardo Tesio, rispettivamente batterista e chitarrista, nonché gli unici due elementi fondatori dei Marlene Kuntz ormai rimasti in formazione. Persino Godano, uomo emblema della band, non era nel nucleo iniziale. Per non parlare dei vari bassisti che si sono susseguiti nell’arco degli anni…
Ad ogni modo: i Marlene si sono dimostrati ancora capaci di saper graffiare i timpani con quelle sonorità così tipiche dei loro primi lavori; riescono ancora a non risparmiare nulla durante tutto il set. La voce di Cristiano Godano sa regalare quei brividi dati da urla ben calibrate, perfettamente intonate anche se apparentemente sguaiate. Alla fine l’atmosfera è così calda che anche in piccionaia si salta e ci si ritrova a maniche corte ad urlare con un dito puntato al soffitto. Il gran finale ci riserva “Festa Mesta”, “Sonica” e “Nuotando nell’Aria”.
Tornando verso la macchina, sento che la me stessa sedicenne, allora pentita per essersi già persa due album e qualche tour, ora può andarsene a casa in pace, “goffamente, con passo irregolare nel flusso irregolare della gente che scontra”.

2) Elisa

Per tanti Elisa Toffoli è ormai solo una rappresentante del bel canto italiano mainstream, ma vi posso assicurare che la sua anima rock è ancora più che viva e lo si è visto bene nei due show milanesi della cantautrice friulana ai quali ho potuto assistere. Due dimensioni molto lontane tra loro quelle del palazzetto sportivo e del club e quindi anche due show completamente diversi, ma altrettanto coinvolgenti, emozionanti e tecnicamente eseguiti in maniera magistrale. Elisa, con la sua invidiabile voce e le sue ormai iper sviluppate capacità canore, riesce a spaziare tra generi agli antipodi: da brani rock come “It is what it is“ e “The waves”, senza farsi affossare da chitarre, basso e batteria, ad un piccolo assaggio dell’aria “Un bel dì vedremo” dalla Madama Butterfly di Puccini, eseguito da sola al pianoforte (da pelle d’oca). Il livello emotivo è sempre stato molto alto anche perché Elisa sa ben coinvolgere il pubblico nei suoi spettacoli. Particolarmente divertente il momento delle “songs on request” dove i partecipanti possono richiedere uno qualsiasi dei suoi brani, a patto di scriverne il titolo su un cartello.

3) Paolo Nutini

Lo dissi la sera stessa: Nutini rientra a pieno titolo nella mia personale top 5 di sempre. La prima ragione: il coinvolgimento emotivo che questo cantautore scozzese riesce a creare solo con la sua musica e la sua voce, servendosi di pochissime parole e avvalendosi di ottimi musicisti. In secondo luogo, la diversità e trasversalità di pubblico che ha partecipato all’evento. La prima parte del set è stata interamente dedicata ai brani estratti dal suo terzo lavoro in studio “Caustic Love”, a cui hanno fatto seguito alcuni pezzi dei primi due album completamente rivisti e riarrangiati (un esempio su tutti: “Jenny Don’t Be Hasty” chiusa con un accenno a “New Shoes”); mentre nel finale abbiamo potuto ascoltare “These Streets” in acustico, solo voce e chitarra.
Esperienza che consiglio a tutti, almeno una volta nella vita.

4) Lindsey Stirling

Un folletto ebbro di musica: questo sembra la ventottenne statunitense che sa incantare durante il suo show di oltre due ore suddiviso in tre atti da pochi e brevi pause. Un violino, non molte parole, movenze da fatina dei boschi, un’infilata di pezzi composti da lei stessa con l’aggiunta di una cover (“All of me” di John Legend). La costruzione dello show e la precisione che la Stirling ha sia nel suonare che nel danzare rendono questo concerto decisamente uno dei migliori non solo dell’anno appena terminato, ma di tutti quelli che io abbia visto fino ad oggi (e non sono pochi).

5) Tre Allegri Ragazzi Morti e Abbey Town Jazz Orchestra

Chapeau ai Tre Allegri Ragazzi Morti che hanno sapientemente preso la decisione di vestire con abiti nuovi alcune delle loro canzoni più conosciute. All’ormai consueto appuntamento de La Tempesta al Rivolta, Davide Toffolo è andato in scena accompagnato da un’orchestra jazz composta da tredici elementi davvero impeccabili. Personalmente non vedo l’ora di poter assistere ad un intero concerto con questa formazione avendo perso l’occasione di partecipare a “Quando eravamo swing”.

Manu P.

P.S.: per evitare ripetizioni, ho volontariamente escluso da questa classifica gli artisti scelti nella top 5 degli album e viceversa.