Intervista a Luca Benni – terza parte


Stasera To Lose La Track chiude a casa e col botto il festival iniziato in marzo per festeggiare i 10 anni dell’etichetta. Per finire in bellezza, ecco la terza ed ultima parte dell’intervista a Luca Benni suo fondatore. Se vi siete persi le puntate precedenti clickate qui: prima parteseconda parte.


Tu hai un’etichetta indipendente e gestisci il cinema Metropolis di Umbertide: al giorno d’oggi si può ancora vivere con l’arte?

Il mio punto di vista è ovviamente di parte. L’etichetta è una cosa che faccio perché mi sento di farla e non voglio che sia un lavoro, il cinema invece, o meglio, l’aspetto gestionale di un cinema, è ciò che vorrei diventasse il mio lavoro. Lo vivo come un intrattenimento utile in un piccolo comune come quello di Umbertide. Chiaramente sei costretto a proiettare anche delle pellicole commerciali che ti permettono di andare avanti, ma parallelamente organizzi rassegne e serate con film di qualità… anche in lingua originale. Entrare in una sala cinematografica e non in un multisala è approcciarsi al cinema in modo differente, più umano, e dato che è il lavoro che vorrei fare sono disposto a trovare dei compromessi. Sulla produzione di dischi invece no, non mi va. Poi prendi anche i Gazebo Penguins: Sollo ha anche lo studio (Igloo Audio Factory ndr) e va bene, Capra prima organizzava le date del teatro di alcune compagnie, ora non lo fa più perché il suo lavoro è diventato suonare con i Penguins, fare booking ai gruppi (Valerian Swing, Majakovich) e così via. Solo quello però non lo puoi fare a questo livello, ecco perché anche loro sono sempre attivi. È un lavoro bellissimo però è difficile, soprattutto finché sei ad un livello intermedio. Quando vedi le copie di vendita de Le Luci Della Centrale Elettrica o di altri artisti della Tempesta capisci che probabilmente qualcuno di loro ci vive.

In una recente intervista i Verdena hanno affermato che preferiscono stare sotto una major, in quanto essendo l’unica band rock italiana della Universal hanno minori pressioni di quelle che potrebbero avere sotto un’indipendente. Cosa ne pensi? Esistono veramente queste pressioni all’interno di un’etichetta indipendente?

Vedi, io posso parlarti di una realtà molto “tipica”: noi non vendiamo le copie della Tempesta, il nostro modo è ancora molto do it yourself, il livello è quello di un’etichetta piccola, ma un po’ più allargata. Con un’indipendente come La Tempesta, e cito sempre la più grande tra le piccole, probabilmente si possono fare meno errori, nel senso che devi controllare bene ogni aspetto perché il rischio è di far saltare un gruppo su cui tu punti. La Universal va avanti anche se “inciampa” ogni tanto, anche se magari il gruppo non stamperà più con loro. Il mio è un punto di vista esterno alla questione. Personalmente do molta libertà ai gruppi, anche troppa a volte, adesso ad esempio mi trovo diverse produzioni che escono tra marzo e aprile e che andavano magari distribuite un po’ meglio, però marzo è anche il periodo migliore per fare uscire un disco perché poi i gruppi possono portarlo in giro durante l’estate. Con me una cosa del genere la possono fare, con altri magari sarebbe stato più complicato.

Quanto influenzi la fase di produzione di un disco?

Solitamente i gruppi mi mandano già il disco finito, altre volte chiedo i provini perché sono curioso. Poi ci sono ovviamente cose che mi piacciono e cose che non mi piacciono, ma generalmente tengo le mie opinioni per me. Parlo solo se c’è qualcosa che mi piace particolarmente. Forse incido di più sul disco finito, sulla stampa, sulle grafiche, su dove stamparlo, in quali formati e così via.

A proposito di formati, molti dei vostri dischi sono distribuiti in free download, alcuni vengono poi distribuiti in vinile ma non in cd, altri in vinile e cd, altri ancora solo in cd. Come scegliete i supporti sui quali rilasciare un nuovo disco?

Inizialmente si preferiva distribuire su cd che era la cosa più economica, dato che c’erano anche meno fondi da investire. Con il passare degli anni anche io stesso ho riscoperto il vinile, mi piace di più e si vende di più. Il cd ormai viene snobbato a meno che non abbia un packaging particolare, quindi in genere se è un gruppo alle prime armi io tendo a considerare il cd. I Rami sono un gruppo giovane di Milano: loro usciranno in cd anche perché uscire subito in vinile quando non ti conosce nessuno è controproducente, meglio fare un passo alla volta. Con i Girless & The Orphan, invece, di cd ne abbiamo ancora tanti però è un gruppo che gira molto ed è cresciuto anche il seguito, quindi abbiamo deciso di fare il vinile perché è una bella cosa e poi loro hanno sviluppato un concept grafico che vede il disco diviso in due parti con due copertine diverse. In generale tendo a favorire il vinile. Poi dipende molto anche dal gruppo e dal tipo di mercato: in Giappone si vendono quasi solamente cd, tant’è che i Tiger hanno fatto anche un’edizione giapponese del loro disco.

Momento Amarcord: qual è stato il primo vinile che hai comprato?

Me lo ricordo benissimo, ne ho comprati due: compleanno dei 18 anni, mio padre mi accompagna a Città Di Castello, dove c’era un negozio di dischi che ancora esiste e compro “Live After Death” degli Iron Maiden e un live degli Helloween. Ho optato per due live perché erano un po’ dei “best of”, quindi i primi dischi da comprare. Nota bene: una volta tornato a casa, dopo aver ascoltato “Live After Death”, che era un doppio, ero incapace di tenere il vinile in mano, quindi mi cade il secondo disco e si rompe, così il giorno dopo sono dovuto tornare a comprarlo. Infatti a casa con la prima copia che ho comprato ci ho fatto una sorta di locandina.

C’è un gruppo in particolare che ti piacerebbe produrre?

Sinceramente ho lavorato con tutte le persone che ho incontrato per strada, prendi I Giardini Di Mirò, un gruppo che mi piaceva tantissimo, non ho fatto niente direttamente con loro ma con Jukka abbiamo fatto questo progetto dei Crimea X, quindi alla fine mi sento abbastanza soddisfatto. Se vogliamo proprio sognare allora ti direi che mi piacerebbe produrre i Braid, che sono uno dei miei gruppi preferiti di sempre, però, anche lì, piccola soddisfazione quando ad un edizione di Rockin’Umbria abbiamo fatto venire Owen, che suona anche con i Joan Of Arc, e il progetto solista del cantante dei Braid. Il pomeriggio prima del concerto li ho portati a registrare dei pezzi alla radio di Umbertide e due di questi pezzi li abbiamo poi inseriti all’interno del sampler dell’etichetta del 2008.

Cosa dobbiamo aspettarci dal futuro di TLLT? Quali saranno le prossime uscite?

Allora, adesso uscirà il cd dei Rami, il gruppo citato poco fa, che sono su questo filone emo 2.0, poi ci sarà il disco dei Three In One Gentleman Suit, il disco di Capra che uscirà ad aprile, il nuovo dei Chambers uscito a marzo, poi, anche se è già uscito, ci arriveranno fisicamente le copie dei Crimea X. Durante l’anno dovrebbe uscire il nuovo dei Delta Sleep, c’è anche in ballo da circa un anno e mezzo uno split Havah/Vrkvs (il gruppo del batterista dei FBYC che però fa solo musica synth). Poi, sempre nel 2015, uscirà il nuovo dei Gazebo e ci sono altri progetti che ancora non ti posso dire perché non so se si realizzeranno.

Francesco Canalicchio