Nitro e la “sfavillante” spazzatura di GarbAge

Il 6 marzo è uscito GarbAge l’atteso nuovo album del rapper NITRO, anticipato solamente da due freestyle nelle sue storie su Instagram e pubblicato dalla Sony improvvisamente per volere dello stesso Nitro che lo voleva consegnare al pubblico con tutta la freschezza, un’immediatezza senza promozione e al tempo stesso la potenza di una mazzata.

Nessun singolo, nessun video, tante collaborazioni, tanti contenuti, un lavoro, quello di Nicola Albera detto Nitro, classe 1993, destinato a far parlare e a dividere, ma che a primo impatto ci sembra brillare nel firmamento rap e brillare anche nel senso di un ordigno pronto per la distruzione del contesto da cui emerge, come il C4  e le bombe al fosforo che dichiara di voler portare già nella title track.

Dopo anni di silenzio un personaggio così, con la sua capacità tecnica, onesto e lucido osservatore della realtà, con il suo gusto per l’orrido, l’estremo e il chiassoso nel modo di esprimersi, non poteva trattenersi ancora senza dire ciò che pensa e prova con un’esplosione in mille schizzi di veleno e sputi fiammeggianti da drago.

È proprio un’esplosione dai tratti colorati GarbAge, laddove i colori e le sfumature sono espressione delle sonorità più disparate ma tutte sfavillanti e scintillanti.

Il titolo stesso con il gioco di parole GarbAge è esplicativo: si tratta di una raccolta di pensieri e impressioni che costituiscono un grosso secchio dell’immondizia, la spazzatura di questa nostra pazza era che è l’età della spazzatura, appunto, GarbAge. Una spazzatura che è tanta da sommergerci e ricoprire l’intera realtà non permettendo di vedere le cose vere, buone e genuine e al tempo stesso è una spazzatura che brilla, che luccica, che ha il fascino materialista della plastica che ci avvolge e ci circonda ovunque, che ci abbaglia e che bramiamo salvo poi ritrovarci ad affrontarne il retrogusto plasticoso che ci disgusta e ci soffoca.

Tutto questo, basandosi sulle riflessioni principali e sul filo conduttore della schiavitù dalla tecnologia, della falsità della vita virtuale sui Social (vedi No privacy/no caption needed con Joan Thiele), del lusso e della conflittualità del rapper con il suo stesso successo e con la ricchezza, del mondo mediatico e politico che manipola l’opinione pubblica, è reso abilmente non solo con le parole ma anche dall’estrema e sconvolgente varietà di suoni che riescono a essere fuori moda e controcorrente pur essendo moderni e accattivanti.

Tra prese di coscienza e rivendicazioni autoriflessive sulla musica («Penso che parlerò a nome di ogni collega / Il pop italiano ci può fare una sega / Tutti uguali a noi, è una reazione a catena») e su se stesso («Guarda lo specchio, Nicola, forse è ora di crescere»), la title track GarbAge con cui si apre tutto il disco introduce già il nucleo concettuale metaforico che sta di fondo a tutto l’album: «Tesoro, svegliati, sei già nel Matrix».

Colpisce e non delude le aspettative, pure se alte, la capacità vocale ed espressiva che Nitro ha già dimostrato in passato, con quella voce cavernosa e graffiante, tendente al growl metal e contemporaneamente al soul, che emerge ad esempio nel modo in cui dice «Hai mai saltato nell’oblio», alludendo al problema della dipendenza da cocaina in Cicatrici, o in RAP SHIT, in cui si ha forse il vertice del disco con il flow e la versatilità di Nitro a incoronare un beat che riesce a mantenersi tra il rap e la trap con stile, anche grazie all’apporto dato da Gemitaiz e dal ritornello autocitazionistico e insolito della sorpresa del momento, l’eclettico giovanissimo Tha Supreme che rappa/canta/trappa allo stesso tempo in una formula indefinita che ha inventato lui.

«Fai pure il disco dell’anno / io punto a quello del secolo / vengo dal buco del culo del Veneto / se non ci credi, bro, chiedilo al fegato».

Le rime sono spesso esilaranti e divertenti tipo «La tua ragazza adesso ha come il sospetto / che ti vuoi scopare Mario Calcetto» nella movimentata dance di OKAY?! con la partecipazione di Lazza, e in certi momenti veramente caustiche e pungenti, come le stoccate a Esse Magazine o a Salvini.

Colpiscono i testi densi come quello di Avvoltoi, in cui Nitro torna a duettare con il suo idolo Fabri Fibra (oltre che con il padre che nel brano suona la chitarra), in un sottofondo crossover rock inquietante e possente, Come non detto, l’ipnotico featuring con Dani Faiv, il riuscito duetto con la giovane Doll Kill in Blood, la canzone finale, Libellule, piena di significato, che culmina con un ritornello poetico in cui si respira voglia di rivalsa e di vita vera:

«Io volerò con le libellule / finché i pixel non diventeranno cellule».

Dal punto di vista sonoro complessivo si passa da una bella canzone dalle influenze blues come Saturno, che sembra spudoratamente un pezzo di Willie Peyote (e che ha comunque un ritornello accattivante che esalta il concetto“sai che su Saturno piovono diamanti”, diamanti che sembrano scintillare nella spazzatura descritta dal titolo GarbAge) alla torrida ed esplicita sensualità nella samba moderna di Gostoso, passando per la trap, senza eccedere, il raggamuffin dancehall di MURDAMURDAMURDA con Ward 21, Victor Kwality e l’impressionante velocità in extrabeat di Ocean Wisdom, attraversando il rock e il rap/crunk dai suoni futuristici, con bassi ignoranti e tamarri e ritornelli pop, grandi produzioni in un insieme di alta qualità complessiva, un album più introspettivo che però somiglia a un filmone d’azione pieno di effetti speciali.

Una vecchia dimostrazione di quello che Nitro è capace di fare
Avvoltoi feat. Fabri Fibra