Intervista ai Serpenti, la band de I giorni di Ulisse

Questo lockdown per Rock and More si sta trasformando nella perfetta occasione per interagire con band e personaggi.
Ecco a voi quindi la nostra chiacchierata con i Serpenti

Siete una band ormai da più di dieci anni. Che cambiamenti avete notato nella scena musicale e nel modo di di fare musica?
Ci sono stati dei cambiamenti enormi sia nella proposta che nella fruizione. Siamo stati travolti dal rape dalla trap ma c’è stata anche una grande proposta indipendente e il tutto si è mescolato alla musica mainstream il che ha portato ad un piacevolissimo “sconfinamento” dei generi musicali. La musica ne è uscita arricchita, soprattutto nell’ambito dei testi che oggi hanno riacquisito un’importanza fondamentale, come succedeva col cantautorato italiano di decenni fa .
Anche dal punto di vista live (ad eccezione del presente in cui ci siamo un po’ tutti fermati), c’è un grande ritorno del pubblico ai concerti.

Con che parola definireste il vostro nuovo singolo I Giorni di Ulisse?
Solitudine

Se non vi foste chiamati Serpenti come vi chiamereste?
Franchini (l‘altro congnome del duo, nda)

Come state vivendo il periodo di quarantena e come pensate che essere musicisti possa aiutarvi?
Noi siamo dei privilegiati. Siamo abituati a stare chiusi in casa/studio con la persona che amiamo e detestiamo di più: noi stessi.
Le giornate scorrono veloci soprattutto se si passano a scrivere nuova musica e nuovi mondi.

Una domanda che nessuno vi ha mai fatto ma a cui avreste voluto rispondere (E relativa risposta)
Che brano del passato avresti voluto scrivere?
Total Eclipse of the heart.