I Hate My Village, un gran bel regalo di Rondanini, Viterbini e Ferrari

I hate my village è un disco di cui avevamo proprio bisogno e che dobbiamo custodire con cura, per poche semplici ragioni.
La più banale è perché è bello e suonato bene. Stiamo d’altronde parlando di Fabio Rondanini (batteria di Calibro 35, Afterhours), Adriano Viterbini (chitarra di Bud Spencer Blues Explosion e molti altri) e Alberto Ferrari (Verdena), prodotti da Marco Fasolo (Jennifer Gentle), quindi si vola altissimo.
E poi perché, in un’epoca di nazionalismi e di muri che si ergono, è un disco che cancella ogni confine per parlare un linguaggio universale, dove le contaminazioni diventano fondamentali e danno vita a nove tracce in cui i ritmi dell’Africa si fondono con timbriche occidentali.
Il progetto nasce dall’amore di Rondanini e Viterbini per la musica africana e dalle loro collaborazioni con Bombino e Rokia Traoré e ha trovato piena realizzazione grazie al coinvolgimento dell’inconfondibile voce di Alberto Ferrari ed alla produzione di Fasolo.
E’un disco che bisognerebbe ascoltare in cuffia e in cui ci si può perdere, abbandonandosi ai ritmi ancestrali e ossessivi di Tony Hawk of Ghana, passando attraverso le note cupe di Presentiment, quelle dolci di Fame e la malinconia di Bahum fino a I ate my village, che chiude il lavoro con un efficace e denso di significato gioco di parole (odiare/mangiare).
Un bel viaggio da fare, che ci porta alla vera essenza della musica come linguaggio comune di tutti gli uomini che ci accompagna fin dal grembo materno.
Un viaggio che è solo all’inizio: I hate my village è uscito il 18 febbraio per la Tempesta Dischi, e da febbraio partirà un tour con Marco Fasolo al basso ad affiancare Ferrari, Rondanini e Viterbini.

I hate my village