Primavera Sound 2019: The New Normal che azzarda. E stravolge

Mancano meno di tre mesi all’appuntamento che tutti i catalani, spagnoli e anche europei aspettano: l’inizio del Primavera Sound, a Barcelona, storicamente uno dei festival indie-rock più importanti del panorama europeo… e non solo. Pareva ieri che Nick Cave lasciava ammutolite decine di migliaia di persone {e un centinaio sul palco, ndr} con una performance senza tempo, che i Beach House accompagnavano nella collinetta dello stage Primavera volti sognanti, nel loro onirico e sfacciato dream pop, con lo sfondo sfocato di fuochi artificali, made in A$AP Rocky, a chiudere la {tutta esaurita} serata Arctic Monkeys… E invece sono passati nove mesi, quasi una gestazione intera, ed eccoci affacciati a fine maggio, nell’attesa della diciannovesima edizione. Dove tutto cambia. In bene o in male? Proveremo a spiegarvelo nelle prossime righe.

The New Normal: un mantra, ormai, declinato in ogni possibile evocazione, dal logo alle anticipazioni. E’ stato questo lo slogan che ci ha accompagnato in questi mesi di attesa. Ma cosa significa? Che nulla è come prima. Uno dei festival di musica principalmente indie rock si apre ai nuovi generi musica dei teenager, della generazione 2000: no, non è solo la contaminazione elettronica che ormai sta divorando anche il rock, ma stiamo parlando di reggaeton e trap, mai viste lì, al Forum, a un passo da San Adrián del Besós. Significa la parità numerica {e, aggiungiamo noi, d’impatto} tra donne e uomini nel “cartel”, significa che nessuno avrà un enorme nome gigante su di esso, non ci saranno headliner veri e propri. Uno stravolgimento che, d’ora in poi, sarà la nuova normalità. The New Normal, appunto.

Per chi si trovasse impreparato, ricordiamo che il festival Primavera Sound si trova a Barcelona, consta di 3 giorni ufficiali, e a pagamento {30-31 maggio e 1 giugno}, uno gratuito, e solo serale, d’apertura {29 maggio} più altri 3 giorni {27-28 maggio e 2 giugno} denominati “Primavera a la ciutat”, dove, per l’appunto, ci saranno esibizioni sia gratuite {come il classico appuntamento al MACBA della domenica post festival} sia solo appannaggio dei possessori della mitica polsiera dell’abono dei tre giorni, principalmente in locali storici come la Sala Apolo.

Veniamo al dunque. Come sono questi tre giorni? Vale la pena spendere anche quest’anno quei 200 euro dell’abbonamento {ancora disponibili Qui} o si riduce ad un’esperienza musicale di livello notevole ma senza quel guizzo a cui eravamo abituati? Andiamo a guardare giorno per giorno cosa ci dice il cartel, partendo dalla sera d’apertura, il 29 maggio.

29 MAGGIO: SERATA INAUGURALE

Vi ricordate l’anno scorso chi era la guest star? Gli scozzesi Belle & Sebastien che dividono la critica, da molti giudicati estremamente pop per aggiungere anche il prefisso indie, che hanno comunque passato l’esame a pieni voti. E quest’anno? Quattro nomi su tutti: Hatchie {Beach House, ricordate?} che proverà a farci rivivere le volte oniriche del successo del suo Sugar & Spice; Apparat, in Dj set, che rivedremo anche il giorno seguente, con la sua techno ambient cresciuta e deflagrata a Berlino; Big Red Machine, sì, ragazzi, c’è l’indie, nella sua versione più folk, ma c’è! e Cuco, con il suo itinerario musicale dalle contaminazioni jazz e pop… ma fondamentalmente un trapero, uno degli idoli dei millenials. Finalmente ce ne accorgiamo: qualcosa è cambiato. Però è così interessante questo mix che non vediamo l’ora che arrivi il giorno dopo…

30 MAGGIO: PRIMA GIORNATA DI FESTIVAL

Per ovvi motivi di spazio {e noia da parte vostra} non potremo descrivere ogni gruppo/artista che si esibirà sul palco. Sono 226 nomi e, sebbene un’infarinatura di tutti sia arrivata alle mie orecchie, è impensabile spendere anche due o tre parole su tutti. A fronte di un breve cappello iniziale introduttivo su ogni giornata, tratteremo tre sezioni, con due artisti all’interno di ognuna: la Certezza, la Novità, la Sorpresa.

Giornata molto densa la prima, con un grande meltin pot di generi ed artisti, anche tra quelli che si avvicinano agli headliner: quasi una combinazione classica, che pare più normale di quello che ci vogliono far credere. A guidare la mischia il rock degli Interpol, al ritorno dopo 3 primavere al festival, il soul contemporaneo di quella perla nera di Erykah Badu e… Andiamo a vedere chi altro

LA CERTEZZA Al ritorno dopo un anno “sabbatico”, Mac DeMarco si è ormai consacrato come uno degli artisti poliedrici più importanti a livello mondiale. Il quasi 29enne artista e cantautore canadese, quasi non inquadrabile in nessun genere preciso, ma che accarezza quel limite sottile tra pop e rock, ha stupito, due anni fa, con quella carezza leggera di Still Beating, e ci presenterà il suo nuovo lavoro, Old Dog Demos, al limite del folk rock, a tratti psichedelico a tratti tenue e innamorato. Al suo fianco, sull’onda lunga dell’esplosione dell’hip hop degli ultimi anni, un pezzo da novanta come Future, rapper 35enne di Atlanta, che ha appena presentato il suo nuovo lavoro The WIZRD. Accenti di trap e rap assolutamente contemporaneo e USA: non sbaglierete a dargli una chance.

LA NOVITÀ Shonen Knife è una band storica del punk rock {o semplicemente J Rock} giapponese. Le tre ragazze, guidate dalla splendida Naoko Yamano, fondatrice del gruppo, dal 1981 sono uno dei punti di riferimento musicale del Sol Levante, e vogliono provare a farsi conoscere anche in Europa. L’esperienza al Primavera, infatti, sarà l’ultima di un tour che toccherà soprattutto Germania e Repubblica Ceca. Sempre al femminile, attraversiamo il Pacifico e gli Stati Uniti e troviamo Princess Nokia, al secolo Destiny Nicole Frasqueri, esponente di spicco dell’R&B newyorkese. Lei stessa si presenta così, parlando della sua musica: “Sto componendo musica mondana, musica che parlerà ad ogni persona, alle ragazze banjee del ghetto ad Harlem, alle fidanzate adolescenti del Medio Oriente, ai ragazzi omosessuali del sud est asiatico. Ora le etichette non servono. La mia nuova musica è cosmica e tridimensionale, e veramente parlerà di chi è Princess Nokia. Princess Nokia è suono. E’ progresso. E’ tutto quello che sono“.

LA SORPRESA Forse sorpresa non sono più, ma l’occasione per Big Thief è ripercorrere le orme di Mac DeMarco: diventare un punto di riferimento dell’indie/folk rock a livello europeo. Capacity, secondo lavoro della band di Brooklyn capitana dalla splendida voce di Adrianne Lenker, ha convinto la critica, con canzoni potenziali hit come Watering, dal crescendo quasi Cigarettes, o la onirica Mythological Beauty. Rimanendo in Nord America, ma spostandoci a nord, verso Montreal, troviamo Marie Davidson, altra artista poco più che trentenne che vede vicina la propria maturità artistica. Il suo terzo album da solista, Adieux au Dancefloor, è stato nominato tra i migliori 20 album d’elettronica del 2016. Ma Marie è molto di più: è techno, è speaking, è ambient. In riassunto, è qualcuno che dovreste andare a vedere.

31 MAGGIO: SECONDA GIORNATA DI FESTIVAL

Molti assidui del Camp del Forum hanno definito il Primavera di quest’anno come una delusione. Ma siamo certi che abbiano visto anche la giornata di venerdì, con il ritorno dell’incantevole rock alternativo degli Suede, la poliedricità di una rapper totale come Cardi B o il punk di Frisco dei Jawbreaker?

LA CERTEZZA Uno dei gruppi più “pronosticati” negli exit poll pre-uscita dei nomi, e, probabilmente, perlomeno per quanto riguarda rock e dintorni, gli artisti di riferimento. Difficile parlare dei Tame Impala senza essere scontati: i 5 ragazzi di Perth, con il loro rock psichedelico che emoziona, che ricorda gli anni 80 e quelle atmosfere al limite della discomusic, hanno rischiato di vincere un Grammy addirittura sette anni fa come migliore disco di musica alternativa con quel gioiello di Lonerism, capace di divincolare ogni schema del rock che conoscevamo. Nessun’altra parola: dovete ascoltarli. Sull’onda lunga della discomusic, come non citare Carly Rae Jepsen, anch’essa canadese, da non perdersi per nessuna ragione al mondo? Molti, offuscati dal successo planetario di Call Me Maybe {nel momento in cui scriviamo si sono superati i 400 milioni di ascolti unici su Spotify} dimenticano che la bella 33enne di Mission è cantautrice, e il suo album di debutto, del 2008, Tug of War, è una piccola perla pop che ha sfondato fin da subito nelle radio canadesi.


LA NOVITÀ Janelle Monáe è l’ennesima performer che solo cantante non è: acclamata attrice e produttrice, lavori in cui si è maggiormente concentrata recentemente, ha nuovamente stupito tutti l’anno scorso, con l’album Dirty Computer, incredibilmente accolto dalla critica. Si tratta molto più di un disco soul e indie pop: con pezzi come PYNK è diventato un inno sociale per il femminismo e l’amore gay, con la garanzia della produzione di sua maestà Prince. Lato elettronico, come non citare Mura Masa, produttore e DJ 22enne letteralmente esploso negli ultimi 3 anni, tanto da vincere gli UK Music Awards {con Damon Albarn} per la migliore esibizione live, e ripetersi quest’anno, aggiudicandosi addirittura il Grammy Award per il migliore remix {di Walking Away}. Eclettico, nativo di Guernsey {piccola isola del canale della Manica}, poteva tranquillamente essere nella sezione precedente. L’obiettivo è semplice: far ballare decine di migliaia di persone. Difficilmente fallirà l’obiettivo.

LA SORPRESA L’essenza, quella vera, degli artisti indie rock che si consacrano proprio qui, al Parc del Forum, la rivivremo direttamente con Snail Mail, il progetto da solista della biondissima, e giovanissima {appena 19enne}, Lindsey Jordan, con il primo album vero, Lush, che compirà un anno appena al termine del festival. Voce delicata che sa esplodere, chitarra melodica che, camaleonticamente, diventa rock e un eco che dice Cranberries nemmeno da così lontano. Nota di merito anche per PutoChinoMaricón {letteralmente “maledetto cinese gay”, con “gay” nella sua accezione più da insulto}, nome d’arte di Chenta Tsai, architetto e artista di 26 anni che, con elettronica e pop di chiara origine orientale, ci farà riflettere su un concetto forse banale, ma quanto mai attuale: l’omosessualità di un ragazzo giovane negli anni 90, in Spagna, che proviene da una cultura lontana. Questo progetto nasce proprio lì: con un urlo di denuncia per razzismo e omofobia, decantato da note calde ed accoglienti, a sottolineare l’armonia nella distruzione di anni difficili. Mio consiglio: ascoltatelo, non solo per il messaggio. Rimarrete felicemente stupiti.

1 GIUGNO: ULTIMA GIORNATA DI FESTIVAL

La rivoluzione del Primavera Sound 2019, perlomeno per ciò che concerne lo stile musicale, ha luogo esattamente qui. Impossibile leggere i nomi della giornata conclusiva e non chiedersi se siamo a qualche festival da spiaggia: Solange, Neneh Cherry, Kali Uchi, più altri pezzi da novanta che tratteremo a breve, sembrano totalmente avulsi dal suo concetto storico. Eppure ci sono tante perle nascoste e l’impressione che si è cercato di accontentare quanti più gusti possibile. Vinceranno la scommessa?

LA CERTEZZA Molti inorridiranno per le prossime righe, ma è impensabile non considerare J Balvin la vera punta di diamante della chiusura del Primavera. Il cantante colombiano 33enne, star mondiale del reggaeton, avrà una eredità decisamente scomoda: 365 giorni prima erano gli Arctic Monkeys che salutavano l’edizione 2018. Porterà live Vibras, suo quinto lavoro in studio {anche se gli album sono in realtà 7 considerando B-Sides ed edizioni speciali} dopo il successo planetario del doppio anno di tour con Energía. Nonostante tutto, immaginiamo la pianura dal Seat al Mango un inferno di chiome danzanti {e polvere} e per l’ennesima volta avranno ragione gli organizzatori. Che scommettono con un’assicurazione sulla vita. Su questi palchi infatti si esibirà anche il fenomeno spagnolo {e mondiale} degli ultimi due anni: Rosalía. Capace di re-interpretare il flamenco in una versione contemporanea urban, è presumibilmente l’artista di riferimento per tutto il mondo latino. Malamente, singolo del suo secondo anno, ha fatto incetta di Grammy latini, facendole ottenere anche una nomination agli MTV Europe Music Awards come miglior artista spagnola dell’anno. Decisamente imperdibile.

LA NOVITÀ Róisín Murphy, ennesima artista poliedrica di questa ricchissima lineup {oltre che cantante è ed è stata modella, attrice, stilista e produttrice}, non è propriamente una novità. Sappiamo la sua discontinuità nel produrre musica {tre soli dischi dal 2004, inizio della carriera solista, al 2015}, ma scommettiamo sulla sua infinita eccentricità. Con lei assaporeremo le liriche anni 60 in una rivisitazione che è una vera e propria commistione di generi: dall’elettronica al jazz fino alla disco anni 90. La più grande sorpresa del giorno finale, però, sarà proprio l’ultima esibizione: nel suggestivo Ray Ban, forse il palco più bello dell’intero festival, per la prima volta non sarà DJ Coco a salutare tutto il pubblico, ma Ritchie Hawtin, DJ inglese 48enne, residente a Berlino, la patria dell’elettronica, di cui è considerato uno dei numeri uno al mondo. Eccolo il colpo da biliardo, ecco il colpo di classe che, ancora una volta, ci lascia assolutamente senza parole. Non si può descrivere Ritchie: andate su YouTube, cercate una sua esibizione live e immaginatelo lì. Poesia.

LA SORPRESA Parlavamo di un festival di una moltitudine di generi: come non citare quindi Harunemuri? Fenomeno clamoroso dell’estremo oriente, con il suo trascinante J Pop sta riempiendo ogni palazzetto dove si esibisce, dal Giappone alla Corea fino in Indonesia e Malesia. Il suo ultimo lavoro, Harutosyura, ha lasciato a bocca aperta gli addetti ai lavori e forse, finalmente, anche il Sol Levante ha le carte in regola per sfondare in un mercato musicale complicato come quello occidentale. Chiudiamo con quella che è una reunion assolutamente inaspettata, di uno dei gruppo di metà anni 90 che hanno segnato un solco nel post-rock, quasi post-hardcore, ma dilatato, a fare una carezza addirittura al soul. I June of 44, così lontani dalla contemporaneità con le loro trombe cadenzate, con la loro voce quasi da Sid, tornano dopo 20 anni di nulla, e lo fanno con il botto, qui, al Primavera. Non sappiamo sinceramente cosa aspettarci da Fred Erskine e compagni, ma comunque vada sarà un successo, no?