MAX COLLINI ALLE PRESE CON L’INDIE A FOLIGNO

È sempre divertente sentire storpiate o reinterpretate le canzoni sentite alla radio o online, tanto più quelle che già suscitano ilarità per i modi originali, inusuali, provocatori adottati dagli artisti catalogati come “indie”.

E lo è ancora di più se i brani sono sapientemente studiati per fare una panoramica della scena attuale e confezionati in uno spettacolo ad hoc in cui anche i meno esperti riconosceranno qualche brano, sentito anche solo distrattamente.

Potrebbe sembrare un intrattenitore da stand-up comedy quello che sta lì sul palco, nello specifico di questa serata nella sala dello Spazio Astra di Foligno (PG), a declamare versi con un leggio davanti, suscitando spesso simpatia e risate presso gli spettatori.

Sembra quasi di sentire delle voci in mezzo al pubblico:

“Chi è questo comico? Non l’ho mai visto a Colorado”.

E invece quello è Max Collini. Uno che ha fatto la storia della musica italiana indipendente e soprattutto ha aperto un varco, una modalità espressiva particolare e unica nel suo genere e ha tracciato la strada per tanti altri artisti pur rimanendo ad oggi inimitabile e insuperabile.

Quello lì è il leader degli Offlaga Disco Pax, un gruppo che ha tracciato una parabola magica trovando una perfetta sintonia tra atmosfere elettroniche e testi declamati in un parlato che si distingue dallo spoken word comune.

Un gruppo che ha saputo comunicare i valori, gli ideali, le sensazioni contrastanti, le parti corrotte e le reminescenze di un intero mondo collassato su se stesso (e di un relativo sottomondo) e riesce a farlo anche leggendo l’elenco dei nomi delle vie (“la nostra meravigliosa toponomastica”).

Max Collini esordisce rivolgendosi al pubblico con un “Compagni!” e poi chiede subito “Posso dire ‘compagni’? O sennò ‘sardine’?”, sottolineando la continuità con la matrice politica, comunista e filo-sovietica che è fulcro e caratterizzazione del mondo emiliano di cui sopra, quello descritto dagli Offlaga Disco Pax. Non a caso sul banchetto del merchandising, tra cd e t-shirt, svetta una bandiera del PCI.

Poi inizia. All’insegna dell’idea che sono stati proprio loro i primi veri “indie” della musica italiana, il tono derisorio inizialmente fa sembrare il tutto una goliardata, una parodia, che continua dalla prima apparizione in TV nel programma Propaganda Live, in cui Max ha (re)interpretato il brano Completamente dei Thegiornalisti.

E come in quell’occasione lasciava intendere il discorso di Max, autodenunciatosi come “rosicone” nei confronti di questi artisti definiti indipendenti ma che sono di fatto mainstream, lo spettacolo assume i caratteri di un omaggio scherzoso e di una bonaria presa in giro.

O almeno all’inizio.

Perché a volte invece sembra che quelle parole acquisiscano un significato diverso, che in origine non avevano, più alto, talvolta poetico. E per questo, come sempre avviene in questi casi in cui un testo viene letto e “parlato”, le parole ne escono esaltate nelle loro sfumature di significato o messe a nudo, mostrandone l’assenza di significato.

Ed è proprio questo il gioco che, dichiaratamente, Max Collini propone e sottopone al pubblico, facendo dei distinguo tra i diversi autori citati: “Sta a voi capire quali mi piacciono e quali meno”. Dunque alcuni brani vengono messi in ridicolo, altri suggeriti come validi.

Quindi, dopo aver ironizzato a lungo sui testi di Gazzelle, Tommaso Paradiso, M¥SS KETA e Young Signorino, si capisce quali apprezza maggiormente, si vede un po’ dall’enfasi e dalla serietà con cui li traspone. Legge di tutto, da I Cani a Coez, da Paracetamolo di Calcutta a Rolls Royce di Achille Lauro. Ma il tempo vola perché non ci si annoia mai.

Personalmente mi sento perfettamente in linea con il mio idolo Max, ad esempio nel vedere la poesia nei termini di Anima Lattina dei Coma_Cose e nelle metriche rap di Proemio di Dutch Nazari, di cui il leader degli ODP fa un vero endorsement.

Momenti particolari della serata sono stati il riferimento al luogo che ha ospitato l’evento con Fermo!, canzone degli Offlaga che parla del lago di Pilato, fra l’Umbria e le Marche, il finale serio con il ricordo della strage di Piazza Fontana a Bologna nel giorno del suo anniversario, tramite il testo di Linea 30 de Lo Stato Sociale (mostrando, anche qui, quanto chi giudica Lodo Guenzi e compagni come superficiali sia egli stesso superficiale), il riferimento all’attualità con L’uomo nero di Brunori Sas e la commossa dedica a Enrico Fontanelli (membro degli ODP, la cui morte ha portato il gruppo a sciogliersi nel 2014).

Poi, in conclusione, ha deliziato il pubblico con i testi del proprio repertorio come Khmer Rossa e Kappler, e per finire uno scritto di Maurizio Blatto.

Perciò si tratta di un esperimento interessante che oltre alla provocazione scritta sulla maglietta “Sono stato indie prima io”, vuole essere una luce puntata sull’importanza delle parole nella musica italiana.

E in più dal vivo Max è simpaticissimo, autoironico, profondo ma senza prendersi troppo sul serio, disponibilissimo e alla mano anche dopo lo spettacolo.

Quindi consigliamo veramente di andarlo a vedere. Potete farlo in queste date:

19/12 @ Monk – Roma

10/01 @ Capitol – Pordenone

07/02 @ Cap10100 – Torino

25/03 @ Teatro Filodrammatici – Milano