Carmelo Pipitone, l’intervista

Carmelo Pipitone ha iniziato da poco il suo lunghissimo tour di presentazione del primo album da solista, Cornucopia, uscito il 16 novembre per La Fabbrica Etichetta Indipendente. Lo abbiamo intervistato.
Trovate anche il nostro live report qui.

V “Iniziamo con una curiosità: perchè sul palco ti metti sempre di profilo rispetto al pubblico? E’ una forma di timidezza?”

Sono sempre stato abituato a suonare guardando gli altri che suonano con me. E’ una forma di insicurezza e sicurezza allo stesso tempo, insicurezza perché non mi piace guardare la gente, mi mette a disagio, sicurezza perché quello è il modo che ho io di affrontare un concerto: non so chi c’è alla mia sinistra, non mi interessa fino a quando non prendo il controllo dello spettacolo.

V” Cornucopia è il tuo primo album da solista: com’è nata l’esigenza di metterti in gioco in prima persona?”

È da un po’ di tempo che stavo pensando di fare una cosa tutta mia ma non ho mai avuto il tempo per farlo! Mi sono incasinato la vita sostanzialmente, perché potevo prendermi un anno sabbatico come hanno fatto gli altri Marta Sui Tubi, e invece no, anche perché non riesco stare lontano da un palco, devo stare male ma devo stare male a modo mio.

V “Nasci come chitarrista, prima nei Marta sui Tubi, poi con gli O.R.K. e con i Dunk, ma in Cornucopia c’è una grande attenzione ai testi. Come sono nati?”

I testi sono una parte del lavoro che è che ho portato avanti nel corso del tempo, nel senso che ho sempre scritto anche con i Marta. Nei Marta i pezzi nascevano proprio da me e Giovanni (Gulino), spesso ero io a scrivere delle cose che poi venivano sviluppate da lui. Cornucopia quindi è la parte dei Marta sui Tubi senza Giovanni!

V “Hai detto del disco che è il breve viaggio di un piccolo uomo tra i vicoli sporchi di una città, ci puoi parlare di questo viaggio?”

E’ una sorta di concept album, anche se non lo è veramente, nel senso che è tutto legato. Il tema ricorrente è quello dell’instabilità, se vuoi anche psicologica. Probabilmente il giro di boa dei 40 anni ha fatto sì che io cambiassi il mio punto di vista sulla vita: adesso ti devi prendere le tue responsabilità e non puoi pensare più come hai sempre pensato. E’ stato uno shock all’inizio, ma se lo sai affrontare poi riesci ad andare avanti.

V” L’altra sera, a Torino mi hai molto colpito quando, dopo aver cantato “Come tutti”, hai detto che il tuo è un live difficile. Credi che sia difficile in questo periodo storico, affrontare temi come quello dei migranti?”

Forse è la cosa più semplice da fare, nel senso che in questo periodo storico parlare dei migranti è all’ordine del giorno perché danno fastidio, vengono a casa tua, sporcano, si scopano le tue donne, fanno quello che tu non vorresti facessero.
E’ ovvio che non è vero, è quello che ci vogliono far credere. Gli sbarchi sono sempre esistiti, da sempre, io sono siciliano e queste cose le ho vissute in prima persona. Mi ricordo che quando ero piccolo ti svegliavi la mattina e magari c’era una barca incastrata in mezzo agli scogli e gente nuda che correva per i campi… è sempre stato così, la gente scappa sempre dalle guerre, l’abbiamo fatto anche noi. E infatti la chiusura di quel pezzo è il punto di vista di un siciliano che scappa per cambiare continente.

V “Nel live fai delle cover. Di chi sono? Ci dici gli artisti, italiani e stranieri, che più ti hanno influenzato?”

Nel live faccio Ballata 2, un pezzo dei Dunk a cui ho contribuito in minima parte al testo e a cui sono veramente tanto legato, Space Cadet dei Kyuss, un pezzo molto rilassato che io faccio molto cattivo, accellerato, e poi Everything you can think of is true di Tom Waits, un altro artista che mi piace tantissimo. Questo pezzo in particolare avevo voglia di farlo e ho sempre pensato che se prima o poi mi fossi buttato a fare una roba tutta mia avrei dovuto assolutamente suonarlo
(meno male, aggiungo io, perchè ne fa una versione strepitosa!).

V “Il disco è appena uscito e hai già un un notevolissimo numero di live programmati. Quanto conta per te la dimensione live?”

È fondamentale. Ci sono musicisti che registrano, scrivono per altri e rimangono tranquillamente a casa, io sono uno di quelli che deve andare a suonare delle robe dal vivo. Tutti i veri musicisti, io non mi reputo tale ma sono fortunato e ne conosco tanti, hanno quest’esigenza quasi maniacale di dover suonare i pezzi per testarli dal vivo e vedere cosa dice la gente, che tipo di emozioni riesci a dare.

Noi invece non abbiamo il minimo dubbio che Carmelo Pipitone sia uno di questi e vi consigliamo di non perdervi assolutamente il suo live!