Ciò che non deve accadere, accade


C’è solo una cosa che il fan appassionato teme di più del non vedere mai più i suoi idoli sul palco, ed è vederli in una reunion.

Nel recente passato i due peggiori esempi del genere sono stati sicuramente The Doors e i Queen che hanno goffamente cercato di sostituire Jim Morrison e Freddie Mercury, i primi addirittura con il frontman della tribute band, i secondi con il cantante dei Free, evitando di cadere nella commedia ma con risultati di poco più soddisfacenti. Perché la domanda è questa: è possibile sostituire il cantante di una band quando il suo potere e il suo carisma sono una delle colonne portanti dell’intero gruppo, soprattutto nelle esibizioni dal vivo? E quindi, arrivando a noi, è possibile sostituire Giovanni Lindo Ferretti? Diciamocelo sinceramente: ovviamente no.

Ne sono consapevoli gli Ex-CSI che infatti titolano il tour “Ciò che non deve accadere, accade” (facendo il verso al titolo della biografia di Zamboni e Ferretti scritta da Michele Rossi). Le reunion sono pericolose e non dovrebbero esistere. Ma questa non è una reunion, dice Maroccolo: “stiamo semplicemente festeggiando il piacere di esserci ritrovati come persone dopo tanto tempo”, e infatti ci sono (quasi) tutti: Maroccolo, Zamboni, Canali e Magnelli, più alla batteria un ottimo Simone Filippi e alla voce Angela Baraldi. L’errore più grande sarebbe stato il cercare di sostituire l’insostituibile, e la scelta di prendere una donna alla voce è già di per sé un messaggio chiaro: non si vuole scadere nella recita, in una per forza deludente imitazione.

La Forma c’è: quando li vedi salire sul palco un brivido passa tra il pubblico, in mezzo alla sala del Locomotiv, strapiena. Ci sono coppie cinquantenni con gli occhi lucidi, quarantenni con barba e capelli lunghi in pieno stile combat rock e ventenni con la maglietta di Garrincha dischi, così diversi ma uniti dall’aspettativa di vedere se alla Forma i vecchi compagni sapranno anche unire la Sostanza.

Sono in primissima fila, e quando inizia A Tratti la prima cosa che mi colpisce non è lo stile sicuro e rock di Canali, non la posatezza di Zamboni, ma la personalità della Baraldi. È in mezzo a dei mostri sacri della musica alternativa degli ultimi trent’anni e sta lì, come se ci fosse sempre stata. Quando parte Forma e Sostanza si toglie la giacca di pelle e, in camicia bianca e jeans neri, è la Patti Smith della copertina di “Horses”. La sua presenza scenica è notevolissima, si prende il suo spazio, fisicamente oltreché musicalmente. Scivolano via Unità di produzione, Maciste contro tutti e Finisterre, fino a che le dolci noti della tastiera di Magnelli accompagnano la voce mite e calda di Zamboni in Del Mondo, che fa versare più di una lacrima all’apice della nostalgia.

Non c’è tempo per le parole tra una canzone e l’altra, solo qualche frettoloso e sincero “Grazie”; c’è tanta musica e tanta attenzione da parte del pubblico che nelle prime note di Linea Gotica accompagna la Baraldi, declamando con lei i versi di una delle canzoni più belle mai scritte dal Consorzio, seguita senza pausa da Annarella (insieme a Maciste contro tutti, Depressione Caspica e Narko’$ parte del repertorio CCCP). In mezzo alle bellissime Fuochi nella notte, Occidente, Guardali negli occhi e Blu c’è spazio anche per la cover di Lieve dei Marlene Kuntz (presa da Catartica e più volte suonata dal vivo dai CSI). Con M’importa ‘na sega l’euforia ha preso ormai completamente il posto della nostalgia e parte anche un discreto pogo che scalda il Locomotiv prima del gran finale: una versione lenta e meravigliosa di Cupe Vampe, la nuova Il Nemico, dal progetto Breviario Partigiano, e Buon Anno Ragazzi, sulle cui note finali il pubblico capisce che davvero oltre alla Forma c’è della gran Sostanza dietro a questo live corposo e avvolgente.

Nell’ultimo periodo al posto di Ex-CSI preferiscono farsi chiamare Post-CSI, e non possono non venire in mente le parole di Ferretti in Svegliami: “qualcuno è post senza essere mai stato niente”.  Credo tuttavia si possa affermare con sicura certezza che in passato questi quattro musicisti siano stati ben più di “qualcuno” e ad oggi dimostrano che il progetto del Consorzio Suonatori Indipendenti aveva basi ben radicate in musiche e testi che ancora dopo quasi vent’anni risultano attuali e coinvolgenti come allora.

Stefano Aluigi

Photo by Stefano Aluigi