Intervista a Slick Steve & the Gangsters

Sì sa che una delle nostra passioni è la musica rock’n’roll. E mai come in questi anni sono nate e venute agli onori tante band che si dedicano al sound primigeno dei 40s e 50s. Una di queste, conosciuta per la sua attitudine folle e magica sul palco, è la banda capitanata da Slick Steve meglio conosciuta come Slick Steve & the Gangsters. Dopo averli visti live al Summer Jamboree li abbiamo raggiunti per una chiacchierata a tutto tondo.

Ciao ragazzi, come state?

“Bene siamo in viaggio per Pesaro, si suona al Dalla Cira!”

Come in ogni buona intervista partiamo dagli inizi: presentatevi, descrivete la vostra musica e spiegateci cosa contraddistingue le vostre esibizioni.

“Siamo Slick Steve & The Gangsters: ovvero Slick Steve alla voce, giocolieria e magia, il buon Alle B. Goode alla chitarra, Pietro Gozzini al contrabbasso e Michele Zuccarelli Gennasi alla batteria. I nostri non possono essere chiamati dei concerti ma degli spettacoli in tutto e per tutto: magia, giocoleria, sketch comici vengono fusi a swing, rock’n’roll, R&B insieme una buona dose di interattività con il pubblico”.

Come nasce il vostro nome? È una sorta di citazione alle band di una volta che avevano questo “costume”?

“L’idea dello spettacolo nasce da Alle B. Goode e da Steve, qua chiamato “Slick” per la sua abilità a illudere e manovrare l’attenzione dei gentili astanti dei nostri spettacoli. Se lui è Slick, gli altri dovevano essere coloro che supportavano lo scaltro, come un ladro che ha bisogno della spalla per fare il suo lavoro: ecco quindi i Gangsters! Ognuno è scagnozzo a modo suo: chi sta in silenzio, chi fa un rumore assordante e chi riempie di sfottò chiunque”.

A proposito di costumi. Succede di tutto su quel palco: clavette, giochi di magia, cambi d’abito. Come si prepara la band per una performance?

“C’è un canovaccio che rispettiamo e che abbiamo deciso assieme, al quale ogni volta facciamo delle modifiche. Anche sul palco…  Decidendo tra tante variabili: tempo, pubblico, luci e altro. C’è da dire che molti sketch sono nati proprio così! Il palco è il nostro laboratorio di prova, abbiamo fatto tanti concerti per sperimentar ciò che ci passava in testa in quel momento… Non a caso amiamo tutti l’improvvisazione!”.

È una cosa estremamente particolare. Chiunque assiste ad una vostra performance di certo ne rimane affascinato. Credete che sia la caratteristica che maggiormente vi contraddistingue come band o è qualcosa per connettervi col pubblico e divertirlo di più?

“È una cosa che ci contraddistingue. Un tale una volta ci ha detto che noi tiriamo perché, a differenza di altri, sul palco “succede qualcosa”. Ed è quello a cui puntiamo: divertirci noi e far divertire gli altri. Se ci pensi è la base del rock’n’roll: la festa, il ritmo e lo show!”

Voi altri non-giocolieri cosa avete pensato quando è venuta fuori la proposta di integrarla nell’esibizione? È qualcosa che ha fatto parte fin da subito della vostra identità di band o piuttosto qualcosa che è apparso lentamente fino a diventare, possiamo dirlo, un tratto molto caratteristico delle vostre performance.

“È nato così: musica & show. Non saremmo Slick Steve & The Gangsters senza queste due cose assieme. Quindi per noi altri è stata un occasione per uscire dal nostro solito mestiere. Ognuno quindi esprime la sua personalità non solo con la musica ma con tutto il corpo, diventando un gangster nel suo modo di essere”.

Steve, come ti sei avvicinato al mondo della giocoleria? La micromagia è un percorso che hai sviluppato di pari passo o è arrivata dopo?

“Da sempre mi sono interessate le arti circensi, ne sono stato attratto fin da piccolo e passavo giornate intere ad allenarmi. All’età di quindici anni ho deciso di provare a fare il busker e ho iniziato a fare i miei primi spettacoli in strada, passando per teatri, piazze e palcoscenici, creando quello che oggi è diventato un po’ il mio personaggio: un giocoliere con contaminazioni teatrali, musicali e clownesche. Per quanto riguarda la micromagia, anch’essa l’ho cominciata a scoprire e a sviluppare in giovane età, ma gran parte del merito va a mio nonno Stephen: un bravo artigiano del legno, ma a tempo perso, abilissimo “contastorie” con la battuta sempre pronta da buon Irlandese. Non era un vero conoscitore della magia, ma sapeva qualche trucchetto e benedico il giorno quando, a sei anni, mi estrasse per dieci volte una moneta dall’orecchio. È stato lui ha insegnarmi i primi trucchi con le carte e a farmi nascere la passione per le arti magiche. Per me è stato un vero idolo e sono orgoglioso di portare il suo stesso nome”.

Steve è bravissimo con le sue illusioni, ma assistendo alla vostra ultima performance abbiamo scoperto un trucco nella manica: un secondo cantante! Abbiamo notato che tutti accompagnate Steve cantando, ma tu hai ti sei proprio preso il palco. Alle, è qualcosa che ti piacerebbe sviluppare ancora di più, magari in futuro possiamo aspettarci un duetto o preferisci la tua chitarra?

“Ho sempre amato cantare e canto abitualmente nelle mie altre formazioni in cui si suona del Rock’n’roll. Penso però che il mio ruolo in SSATG sia quella del chitarrista”.

Domandina finale: vi sentite più da Circo, saltimbanco o freak show?

“Tutti e tre. Beata, Santa Trinità! 😉 “

Sibila