CASO – Cervino

ETICHETTA | To Lose La Track/CORPOC

GENERE | Cantautorato lo-fi

ANNO | 2015

Chi non ha mai visto un concerto di Caso si perde molto della sua poetica. Infatti Andrea Casali spiega prima di ogni canzone la vicenda da cui è scaturita. Nei suoi brani inserisce e colora personaggi, amici, stralci di vita vissuta o acquisita. Sempre la prima persona, i ricordi dell’adolescenza di “Atletica Leggera” e “Denti di Ferro“, le narrazioni di avventure, storie d’amore finite come in “FM“, celebrazioni di una gioventù passata ma non rimpianta. Il mondo di Cervino è davvero vasto e si espande oltre le mura personali del musicista accogliendo anche “Lario“, storia liberamente ispirata dalla graphic novel “Morti di Sonno” di Davide Reviati.

Dal punto di vista compositivo questo ultimo lavoro vede la partecipazione attiva di una vera e propria band ribattezzata Zermatt, come la cittadina svizzera da cui partì la spedizione di Bonatti alla conquista della vetta del Cervino. L’alpinista è anche in questo disco un nume tutelare, così come accadeva per “Parete Nord“. Se i primi album avevano un aspetto scarno ed essenziale, basati sulla sola voce e la chitarra (scordata, ci tiene sempre a precisare Caso), in queste nuove canzoni la presenza di un gruppo affiatato si sente. Sono sfumature che arricchiscono, rendono il discorso più complesso, più emozionante anche se meno diretto e affilato.

Questo disco l’ho ascoltato davvero molto spesso, quasi fino ad averne abbastanza. Tanto da confondere e rendere mie le parole di “Occhio di bue“, riconoscere la sensazione di infinita apatia in “Nettuno“, comprendere la frustrazione di “Buste“. Caso non vuole essere un cantautore generazionale ma sa raccontare con incredibile lucidità una generazione in cui ricado anche io. “Perché pensiamo troppo non alla paura della morte ma della vita“. Affinità e divergenze. Sperando che il pubblico delle grandi occasioni gli dia la giusta attenzione.

Amanda