Victoria Station Disorder – Non è questo il giorno


Prospettiva, è una questione di prospettiva. L’immagine dall’alto che mostra un letto sfatto, le sigarette, alcuni libri, fazzoletti usati, blister di medicinali, bottiglie presumibilmente di alcolici. Tutto si trasfigura in musica. Questione di prospettiva appunto. In alto un computer, delle tastiere.


“Non è questo il giorno” (Gente Bella) è il terzo EP per i Victoria Station Disorder, band meneghina composta da Edoardo Arcuri ai drum pad, Tomaso Musicco alle tastiere e Daniele Spinoso alla chitarra che da poco ha aggiunto alle sue fila Mr. Pernazza (aka Alberto Argentesi già con Ex-Otago e Magellano). In questo lavoro la presenza del nuovo acquisto si sente, letteralmente e vocalmente, in tutti i cinque brani. La voce e di conseguenza le parole assumono un peso notevole. Apre il lotto “Uscire di casa” e già dal primo verso delinea un’atmosfera opprimente “non è questo il giorno in cui risolvo che le cose che non ho risolto”, in netto contrasto con la melodia guidata dalla tastiera. “Uscire di casa è un lusso che non mi voglio permettere, uscire di casa è un lusso che non mi posso permettere”. Non c’è molto spazio per respirare, l’atmosfera è spessa, intensa. E proseguendo nella tracklist incontriamo un brano che lascia davvero poco all’immaginazione: “Sconfitta” procede sul territorio minato e minaccioso dell’esplorazione di sé “È una sconfitta ma non è abbastanza andare giù” il tutto condito da una base musicale dal vigore e rigore europeista. Echi dei furono Offlaga Disco Pax con un maggiore senso di sintesi si annusano in “Indissolubile” e “Medusa”. Pernazza ha dalla sua una narrazione più concisa, derivante dall’approccio rap, brevi periodi, enumerazioni, reiterazioni. Il discorso senza essere fluido è di grande impatto, come la sequenza che compone “Indissolubile”: “un colpo al cuore, un cerchio alla testa, un quinto di muscoli e polmoni, due terzi di fegato, non posso fare a meno di te. Finché cedono le gambe, brucia la gola, mancano le parole, non torna la memoria, non posso fare a meno di te”. Nuovamente è il sound elettronico esasperante delle tastiere a tenere in piedi la struttura, a cui si uniscono una sezione ritmica sintetica e il tocco distorto della chitarra. In “Medusa” emerge chiaramente la componente più propriamente rock, la chitarra conduce i giochi insieme alla narrazione “impotente”. La nebbia della pianura pare infiacchire la voce, ascoltando l’ipnotico giro di chitarra sembra che la stanchezza penetri in ogni fibra, l’affanno: “ci vuole un cambio di passo, un altro sorpasso”. Finché il coraggio non arriva e la canzone deflagra “provo a girarmi ma rimango di sasso” un crescendo elettronico. Come pulsazioni, la batteria sintetica e le tastiere conducono la voce in un ambiente straniante, “mi ricorderò di aver perso per un’altra ora, per un’altra settimana per un altro mese mi ricorderò di aver avuto la memoria corta”. Il brano di chiusura viene affidato alla voce di Salvador Allende, ed è un brano che accoglie per la prima volta il sentimento collettivo, dopo aver esplorato il sé e il rapporto con l’altro non poteva mancare un piccolo affresco di quello che l’individuo prova nel meccanismo sociale. Facile dimenticare, rimanere pietrificati, non uscire, creare un bozzolo confortevole. Un bozzolo che può diventare prigione. In bilico tra sicurezza e sopraffazione i Victoria Station Disorder confezionano un ep che sposta le liriche dal sapore emo-vecchia-scuola su basi attuali e lontane dal solito cliché.

 

Amanda


Tracklist
1) Uscire di casa

2) Sconfitta
3) Indissolubile
4) Medusa
5) Memoria corta