Niccolò Fabi a Tener-a-mente: connubio perfetto

Difficilmente da grandi aspettative non si viene delusi ma è quello che è successo a noi domenica a Tener-a-mente Festival in occasione del live di Niccolò Fabi, un concerto che ha assolutamente soddisfatto noi ma sicuramente anche il pubblico presente all’Anfiteatro del Vittoriale.

Un evento molto atteso, come ha sottolineato lo stesso cantautore romano, che ha ringraziato il pubblico per la pazienza durante il lungo inverno (figurato e non) che ha preceduto il concerto previsto già per lo scorso anno.

Pazienza ripagata come detto da un live delicato e intenso, come forse solo Niccolò Fabi sa essere in una location che amplifica la sensazione di bellezza, intesa nella sua forma più pura e non necessariamente estetica: difficile pensare ad un artista che possa esprimere meglio il concetto di Tener-a-mente.

Delicatezza delle canzoni ovviamente, come sono molti dei brani del repertorio dell’artista, ma anche delle parole: poche, misurate e sempre evocative. La capacità di Niccolò di far capire perfettamente di cosa sta parlando senza mai menzionare il soggetto, sia esso la pandemia o il suo vissuto familiare, non credo si possa imparare: è un dono che chi ascolta ha la fortuna di ricevere.

Fabi predica la gentilezza, ma non sfruttando la sua posizione privilegiata, senza l’arroganza dei sermoni ma con  l’esempio e l’umiltà propria appunto dei gentili.

A ulteriore riprova non prende il centro del palco che, come spiega lui stesso, è volutamente simmetrico e senza un fulcro attorno al quale girare. Un po’ come nella Tavola Rotonda: un primo cavaliere c’è ed è riconosciuto tale senza bisogno di un posto d’onore.

Ma attorno a Fabi cavalieri, o meglio musicisti, valorosi ce ne sono parecchi: Daniele “Mr Coffee” Rossi alle tastiere, Filippo Cornaglia alla batteria e tre cantautori eccezionali come Roberto Angelini, Pier Cortese e Alberto Bianco ai quali Niccolò regala un brano a testa, mettendosi lui al loro servizio come strumentista.

Come dicevamo però il live di Niccolò Fabi è anche intenso: nella musica, grazie anche ai citati compagni di viaggio, che lega perfettamente i testi ma poi è brace apparentemente assopita che sa trovare rinnovata energia in maniera repentina e inaspettata come nel crescendo di Diventi Inventi o nel finale tutti in piedi con Lasciarsi un giorno a Roma.

Ma intenso anche dal punto di vista emotivo, grazie ai testi e alle parole di Niccolò che gli valgono una standing ovation al termine del trittico chiuso con Una mano sugli occhi e che forse ne meriterebbe un’altra subito dopo per la versione di Costruire.

La sensazione è quella che si stia assistendo ad un lunghissimo momento di attesa, di sospensione, preludio di un qualcosa di unico a livello emozionale tanto da non capire a un certo punto se la pelle d’oca sia dovuta alla brezza serale che arriva dal lago o ad una sensazione che viene da dentro.

Ma Fabi è sempre capace di stemperare, con i suoni o con l’autoironia, questo crescendo senza portarlo ad esplodere in un momento di commozione collettiva come quando saluta il pubblico dicendo “spero vi siate divertiti…oddio forse divertiti non è proprio il termine esatto, non nel senso comune almeno“.

Ecco, forse non è stato un concerto divertente nel senso comune del termine, ma sicuramente sono state due ore emozionanti e una distrazione, uno svago, quello sì, dalle brutture del mondo.

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Questa la scaletta:

1.  Evaporare
2.  Una somma di piccole cose
3.  Filosofia agricola
4.  È non è
5.  Elementare
6.  Il primo della lista
7.  La promessa
8.  Amori con le ali
9.  Una buona idea
10. Diventi inventi
11. Te lo ricordi (Pier Cortese)
12. Condor (Roberto Angelini)
13. Fantastico (Alberto Bianco feat. Niccolò Fabi)
14. Io sono l’altro
15. Ecco
16. Vince chi molla
17. Una mano sugli occhi
18. Costruire
19. Scotta

20. Facciamo finta
21. Il negozio di antiquariato
22. Lasciarsi un giorno a Roma