Intervista ai Tongs

Il volto affilato e fiero di una lupa è l’immagine che i Tongs hanno scelto per rappresentare il loro terzo album, uscito su Sinusite Records. Il duo composto da Carlo Garof (batteria, percussioni) e Antonio Bertoni (basso, elettronica) ha raggiunto con questo disco un suono composito che spazia dal math rock ad atmosfere più fluide. Li abbiamo raggiunti via mail per scoprirne di più.

Essere una band strumentale quali stimoli vi fornisce e quali limiti vi impone? La musica deve bastare a se stessa?
Siamo stimolati perennemente dal Suono in tutte le sue forme e sfaccettature. Quando ci si immerge nel suono e lo si utilizza come mezzo per stabilire una forma di comunicazione circolare la barriera del limite viene automaticamente abbattuta. Suoniamo quello che siamo! Se con “Fractal” (nostro precedente album), sentivamo di comunicare anche
attraverso la narrazione cantata, con “Tongs” la scelta è avvenuta molto naturalmente: siamo in due? bene… suoniamo!

Il vostro album è un viaggio attraverso la sperimentazione di un suono piuttosto oscuro e muscoloso. Quali sono le reazioni del pubblico? Che tipo di pubblico trovate?
Più che oscuro direi tellurico, geometrico. Ad un primo ascolto l’impressione collettiva è quasi sempre la stessa: c’è qualcosa di occulto nella vostra musica? Beh si! Se per occulto ci limitiamo all’etimologia della parola “ciò che è nascosto”. In effetti dietro il nostro sound magmatico, sono celate due personalità introverse e a tratti schive che si
mostrano raramente. Per quanto riguarda il pubblico dei Tongs fortunatamente è molto eterogeneo. Ci apprezzano gli amanti dell’avant-rock, del math, dello stoner, del jazz-core e tutti coloro che amano la musica in genere senza distinzione d’età.

Il rapporto con il disco, la preparazione del materiale, la registrazione quanto e come influenzano il vostro modus operandi?
Abbiamo da sempre utilizzato diverse tecniche di composizione tra cui l’improvvisazione, la partitura scritta e il semplice ed efficace cantato per memorizzare. Per noi lo studio di registrazione è un evento sacro… anch’esso diventa mezzo integrante per la costruzione del nostro sound oltreché un grande stimolo di continuità sperimentale.

Qual è l’elemento che credete sia tratto distintivo del vostro sound, o perlomeno di questo disco?
La ricerca ossessiva di riff ipnotici! Ritmiche uniche rinforzate dalla fisicità del suono. La numerologia e la costruzione geometrica delle strutture evocano intenzionalmente, non solo la ritualità della natura, ma soprattutto la ricerca nostalgica e il bisogno umano di riconnessione con gli elementi.

I titoli dei brani presenti nell’album spaziano da divinità egiziane a popolazioni africane. Hanno tutti una patina di esotismo e anche un po’ esoterica. Come sono stati scelti?
I titoli rispecchiano diversi nostri interessi e conoscenze personali. Ad esempio “Kintsugi“, la seconda traccia del nuovo album da cui è stato tratto il primo singolo e video, è una pratica giapponese che consiste nell’utilizzo di oro o argento liquido per la riparazione di oggetti in ceramica, usando il metallo per saldare assieme i frammenti in modo unico ed irripetibile, per via della casualità con cui la ceramica può frantumarsi. Dall’imperfezione e da una ferita può nascere una forma ancora maggiore di perfezione estetica e interiore, un concetto radicalmente opposto a quello a cui siamo abituati nel mondo occidentale. La settima traccia “Dogon” è dedicata alle conoscenze astronomiche incredibilmente avanzate di questo popolo del Mali. “Thot“, la sesta traccia, vuole essere un elogio alla divinità egizia della sapienza, magia, misura del tempo, matematica e geometria. “Olowan“, la quarta traccia, significa “canto” in
lingua Nativa Americana dei Lakota Sioux.

A proposito di esoterismo, in questi anni si è andata creando una scena underground denominata Italian Occult Psychedelia. Sentite una affinità?
Siamo al corrente di questa scena, così come di tante altre realtà artistiche legate ai concetti di esoterismo e spiritualità; secondo il nostro umile parere però questa connessione esiste da moltissimi anni e da sempre costituisce un ponte tra misticismo e musica.

Quale parola è più adatta per raccontare la vostra musica ad un ascoltatore, per incuriosirlo all’ascolto.
Magnetico! Il nostro sound è magnetico… nella tua discografia non può mancare Tongs.

Amanda