IL RITORNO DEI BLUR: ECCO LA RECENSIONE DEL NUOVO ALBUM

Il 21 luglio è uscito “ The Ballad of Darren”, il nono album dei Blur, appena 24 ore prima di esibirsi a Lucca.

10 tracce prodotte da James Ford (sì lo stesso di “Memento Mori”, l’ultimo album dei Depeche Mode) e registrate tra Londra e Devon.

The Narcissist è il primo singolo uscito a maggio e ormai consumato, ma si lascia ascoltare ancora dopo mesi dal lancio grazie al suo ritmo fresco e leggero.

Senz’altro questo singolo ha creato aspettative altissime verso questo nono lavoro, ma possiamo dire che l’ascolto ci ha sorpresi ancora di più.

Partiamo dalla cover: un uomo nuota in una piscina sotto un cielo minaccioso, una fotografia scattata in Scozia da Martin Parr, fotoreporter britannico.

E Darren chi è? Nient’altro che la storica guardia del corpo di Damon Albarn!

Nell’album troviamo gli altri due singoli, St. Charles Square e Barbaric, ma, sinceramente, non li considererei così radiofonici e, infatti, non è questo l’intento dei Blur.

La loro identità britpop e allo stesso tempo alt-rock è mantenuta in questa pubblicazione che, però, non vuole per forza rivivere l’adolescenza.

Anzi, ascoltando dalla prima all’ultima traccia, si ha proprio l’impressione di un vero e proprio processo di maturazione di Damon Albarn e i suoi compagni.

È un viaggio introspettivo, con chiari richiami agli anni ’70 e sfumature à la Bowie.

L’intro di The Ballad allude già al senso di pace che pervade l’album dando quasi un senso di smarrimento.

Le chitarre di Graham Coxon risultano più composte e meno graffianti di un tempo.

In Barbaric, infatti , che quasi ci ricorda la spensieratezza di Coffee and TV, le corde strimpellano dolcemente e ci invitano ad un ascolto impegnato.

Così come Russian String, dove gli accordi quasi si sciolgono in una ballata romantica, inaspettata che richiama quasi gli anni ’70.

È un viaggio molto intimo segno di un Damon meno sfacciato e forse per questo più profondo del solito.

I Blur hanno sempre rappresentato la freschezza, la ribellione un po’ punk, lanciando messaggi spesso inclusivi o esplorativi di mondi nuovi.

Ma questa volta sembrano voler fare le cose in grande e non a casaccio.

L’equilibrio dei brani infatti è sorprendente. The Everglades e Goodbye Albert proseguono questo viaggio che, spezzato da The Narcissist, si incastrano perfettamente per rallentare il ritmo, quasi per disilludere chi si aspetta di scatenarsi.

Così, si frena bruscamente con Far Away Island e si continua a passeggiare sonoricamente con Avalon (no non è la cover dei Roxy Music).

Che palle, direte voi, ma quando si poga? Credo mai …o forse solo su The Narcissist, non ci sono altri spazi per “ribellarsi”.

Dimenticatevi l’incazzatura di Song 2, lo scherno di Charmless Man o l’ironia di Parklife.

I Blur sono cresciuti e sono a loro agio a mostrare questo cambiamento, consci di trasmettere un po’ di nostalgia ma del tutto lecita.

Si conclude con la romantica The Heights, che lascia di stucco sul finale, dove l’ascolto è troncato con l’accetta quasi come se qualcuno avesse voluto staccare la spina dal muro bruscamente.

The Ballad of Darren è, quindi, un album serio, che lascia alle spalle il passato ribelle della band per fare i conti con una realtà sbattuta in faccia a tutti noi e che non ci illude di tornare continuamente al passato, ma di guardare avanti, sempre!

…e gli Oasis, muti! 🙂

 

Ecco la tracklist dell’album :

01. The Ballad

02. St. Charles Square

03. Barbaric

04. Russian Strings

05. The Everglades (For Leonard)

06. The Narcissist

07. Goodbye Albert

08. Far Way Island

09. Avalon

10. The Heights