Intervista a Granger: non rinnego i Seawards ma ora viaggio da sola

È uscito venerdì scorso, 25 giugno, Odio, terzo singolo di Granger, progetto solista di Giulia Benvenuto già nota ai più dalla partecipazione a X-Factor 13 con il duo dei Seawards.

L’abbiamo intervistata per farci raccontare ovviamente il nuovo brano e questa nuova fase della sua carriera e della sua vita: ecco cosa abbiamo scoperto!

Partiamo dall’inizio del tuo percorso artistico quindi l’esperienza con i Seawards e X-Factor: cosa ti hanno lasciato sia in termini di crescita che in termini di emozioni?

Sono state bellissime esperienze dal punto di vista professionale, mi hanno dato modo di esibirmi su palchi importanti e lavorare con musicisti importanti.
Dall’altra parte è un’esperienza che ha lasciato una ferita profonda perchè come qualcuno si ricorderà c’era stato un cambio di chitarrista in corsa ed è stato un abbandono assolutamente inaspettato da una persona che consideravo come un fratello.
Probabilmente è stato anche il motivo che mi ha spinto a prendere la decisione di avviare il progetto solista perchè a quel punto i Seawards mi stavano stretti, non li sentivo più la stessa cosa.

Cosa è cambiato passando ad un progetto solista? È più facile scrivere da soli o avere qualcuno vicino che ti aiuta nei momenti difficili?

In realtà io mi sento molto più leggera a scrivere da sola, quindi trovo più facile fare tutto da me.
Poi ovviamente ho chi mi aiuta come il mio produttore Luca Monreale che partecipa all’aggiunta delle linee vocali e dare il giusto vestito al brano.

Ho letto che il tuo nome d’arte Granger nasce da Harry Potter, sei una fan della saga? Hai mai avuto ispirazione per scrivere partendo da un libro o da un film, anche diverso?

Si, sono una fan, soprattutto da bambina sono cresciuta con Harry Potter e proprio il personaggio di Hermione Granger l’ho sempre sentito molto vicino a me:  è un soprannome che mi ha dato mia mamma ma ormai fa talmente parte di me che anche molte persone che conosco nella mia vita privata mi chiamano così e quasi mai Giulia.
Per scrivere forse no, ma tante cose di Harry Potter crescendo sono ritornate nel mio vissuto e viste con una consapevolezza diversa sono state comunque fonte di ispirazione.

Nell’ultimo anno sono usciti tre singoli: 27, Blue e il recente Odio, due in italiano ed uno in inglese …c’è una motivazione? C’è una lingua che ti rappresenta di più e pensi di fare una scelta in futuro?

Si diciamo che la motivazione è che l’EP che uscirà in autunno sarà metà e metà, quindi ci sembrava giusto far uscire anche i singoli un po’ in italiano e un po’ in inglese.
Devo dire che al momento con l’inglese mi sento più a mio agio, sia per la mia vocalità sia per i testi, probabilmente perchè avendo sempre ascoltato tanti artisti inglesi mi sembra più naturale cantare così.
Sull’italiano ho bisogno di lavorare maggiormente per sentirlo più mio e riuscire a esprimermi come voglio ma se ci riuscirò potrebbe anche diventare l’unica lingua in futuro.

La tua musica ha sempre un’aura un po’ malinconica, è il sentimento che provi quando scrivi o è un atmosfera che ti piace dare?

Devo dirti che io proprio nella vita sono una persona molto malinconica, è proprio un mio modo di essere ma di solito quando scrivo spesso è un momento positivo.
Quinidi in realtà ho proprio il piacere di raccontare quel tipo di situazioni, mi affascinano e mi ispirano, non è neanche una scelta è proprio quello che mi viene spontaneo raccontare.

Ti chiedo questa cosa anche perchè ho letto che in questo momento la tua vita privata va abbastanza bene (Giulia ha una relazione con Benedetta, cantante dei Melancholia), è una cosa che ti aiuta a scrivere?

Mi aiuta molto per la musica, anche per sperimentare e trovare sonorità diverse. Per quanto rigurada i testi sono abbastanza indipendenti, vengono fuori diversamente e poi si innestano sulla musica.
In generale spesso sono storie e situazioni che immagino: c’è abbastanza poco di vissuto e comunque è sempre molto filtrato.

Mi allaccio alla tua vita privata per chiederti, visto che siamo alla fine del Pride, perchè secondo te è così difficile in Italia affrontare l’argomento dei diritti LGBTQ?

Secondo me c’è una netta separazione tra la difficoltà delle vecchie generazioni e invece l’entusiasmo e la comprensione delle nuove che ne parlano molto più facilmente.
Probabilmente proprio i giovani devono provare a invertire i ruoli ed insegnare loro qualcosa a chi è più grande, a partire dalla famiglia.

Al di là del discorso religioso di cui ultimamente si è parlato tanto, pensi che questa reticenza delle vecchie generazioni sia dovuta ad una paura del diverso più generale, penso anche alla questione migranti, o ci sia altro?

Direi odio del diverso più che paura e credo che in gran parte dipenda da una forma di ignoranza. C’è poi una mancanza di informazione verso alcuni temi sui canali di comunicazione rivolti a un certo pubblico e chiaramente questo alimenta questa ignoranza.
Se però uno spiega come stanno le cose, come posso aver fatto io con i miei genitori, anche queste persone possono capire la realtà della situazione che altrimenti non conoscono proprio perchè nessuno gliel’ha mai raccontata.

Hai mai subito discriminazioni professionali dovute all’orientamento sessuale o hai mai subito pressioni per non esporti in tal senso?

No, per fortuna devo dire che ho sempre avuto molta libertà e in ambito professionale ho sempre trovato persone attorno a me che non avevano pregiudizi e non mi hanno mai forzato a fare nulla.
Anche come Seawords ci hanno chiesto spesso se eravamo una coppia anche nella vita e noi abbiamo sempre smentito per quanto avrebbe potuto magari farci gioco lasciare il dubbio, ma anche lì non ci è mai stato chiesto di far finta di essere qualcos’altro.

D’altronde la musica sembra più aperta in tal senso: diversi musicisti si sono esposti, sia appartenenti alla comunità LGBTQsia non, mentre in altri campi sembra una battaglia meno sentita…come mai secondo te?

Penso dipenda dal fatto che la musica sia espressione e questa abitudine ad esprimersi coinvolga poi tutti gli ambiti della vita oltre ad un discorso di sensibilità e di emotività maggiori anche proprio sulla necessità di poter esprimere sè stessi.
In altri ambiti credo sia un argomento più tabù, ad esempio nello sport dove è molto difficile qualcuno prenda posizione: penso al calcio dove c’è un ideale per il quale certi temi diventano difficili da trattare e c’è forse anche un po’ paura di esporsi.

Chiudiamo tornando alla musica, venerdì è uscito il nuovo singolo, ce ne vui parlare? Quali sono i tuoi progetti per il prossimo futuro?

Si, si intitola Odio ma è una canzone che ho fatto davvero per divertimento, è un brano da cantare in macchina: anzi sarebbe un sogno vedere qualcuno che passa e lo sta facendo davvero.
Dal punto di vista musicale è molto felice, molto estiva anche se il testo non lo è, per me però rimane un brano molto divertente dove ho voluto sperimentare e togliermi qualche sfizio come il finale un po’ R’n’B.
Per il resto uscirà l’EP in autunno a cui seguiranno i live, poi magari ci sarà occasione di fare anche qualcosa prima anche se al momento non ci sto pensando.