Rap, trap e psichiatria: ecco i “Pazienti” del DR. WESH

Rap e psichiatria, un abbinamento da sempre stimolante e interessante: c’è un collegamento tra il rapporto tra medico e pazienti, la psicoterapia, il potere curativo del racconto di sé,  e l’espressione del proprio vissuto attraverso il flow del rap.

Questo genere infatti ricalca l’espediente letterario del cosiddetto stream of consciousness, non a caso usato dagli scrittori che amano e subiscono l’influsso delle teorie psicoanalitiche e della psicologia. Un legame evidente che però, al di là della semplice riproposizione del concetto della malattia mentale, in pochi hanno indagato in maniera approfondita (ne troviamo un esempio relativamente recente qui).

Ora ne abbiamo un ulteriore esempio, logicamente ben riuscito nella struttura, in un progetto che unisce rap, trap e psichiatria, parlando di “Pazienti“, nell’album di debutto del produttore e beatkmaker romano DR. WESH.

Pazienti” è il titolo di questo nuovo progetto firmato Dr. Wesh, pubblicato da La Grande Onda, storica etichetta discografica fondata da Piotta.

Pazienti” è dunque un’esperienza diversa e innovativa rispetto ai numerosi dischi collaborativi di producer presenti sul mercato. Una sorta di concept album che prende la forma di un racconto in cui le tracce sono collegate da una storia che gradualmente si rivela durante l’ascolto.

Nella tracklist scorrono i temi della salute mentale, che raccontano la reale depressione e i reali problemi mentali affrontati dal produttore, con interludi recitati sotto forma di “annotazioni mediche”.

Si suddivide in quattro stagioni. L’intro attira subito l’attenzione per poi iniziare con Akes Disturbo Post Traumatico. Poi lancia l’ascoltatore nell’aumento di velocità continua che procede con il flow in extrabeat di Ozymandias in Manie. Seguono vari artisti romani, per far fede alla “località” della clinica.

Abbiamo quindi Anima con il suo pezzo più molleggiato, la trap degli Shangai Blood (già famosi per la hit Via Libetta), Andre Faida, il rock/indie/blues con 94Hermanos a rallentare il ritmo. Che però riprende drasticamente con il cambio improvviso e il flow supersonico di Heavy nella stessa canzone (Derealizzazione).

Il tutto non risulta per niente monotono. Le sonorità cambiano frequentemente fino allo stacco totale con il rap delirante e disturbante di Garfo, su base circense. Poi la voce soul femminile di Solei fino ad arrivare al finale con sorpresa alla Shutter Island, cantato e interpretato dallo stesso Dr. Wesh.

I brani sono ben esaltati da dei beat perfetti per rendere il mood di ogni pezzo e al tempo stesso la linea concettuale generale del disturbo mentale e del rapporto tra follia e bisogno di esprimersi.

 

 

I beat sono tutti legati da un sound trap statunitense (si sente l’ispirazione nel sound di Kanye West, Mike Dean e Travis Scott). Nonostante questo, ci sono episodi pop/indie cui abbiamo accennato sopra (nella sezione “Primavera” del disco). Continui e repentini cambi di strumentale, muri di synth e intermezzi strumentali melodici riescono a far viaggiare l’ascoltatore.

Beat pieni di bassi, skit cinematografici, assoli di chitarra, synth avvolgenti, campionamenti della tastiera dell’iPhone, i continui cambi di strumentale, anche nella stessa traccia. Il prodotto è un’esperienza musicale tutta da scoprire con una particolare cura degli arrangiamenti, ma anche con momenti vicini ai tormentoni radiofonici. 

Riesce ad essere moderne senza risultare spazzatura come la maggior parte della roba che è di tendenza e che finisce per essere tutta uguale. Nel complesso si tratta di un ottimo album tematico con buone produzioni.

L’album è accompagnato dal videoclip del singolo Akes Disturbo Post Traumatico e firmato Edit One Factory.

Qui, ancora una volta, emerge l’ambientazione da ospedale psichiatrico. Dr. Wesh è il protagonista assoluto delle scene, dove nel ruolo di medico psichiatra si occupa delle cure del paziente “Akes”.