In viaggio con i Les Enfants: un amarcord on the road

È uscito circa un mese fa Resta con me, nuovo singolo dei milanesi Les Enfants, secondo capitolo della collaborazione tra la band e Costello’s Records: una piccola preghiera attraverso la quale, nella maniera più diretta e sincera possibile, si celebra il bisogno dell’altro.

Una richiesta d’aiuto, spontanea e senza sciocche sovrastrutture: questo siamo noi umani, esseri che hanno bisogno degli altri per riempire i piccoli o grandi vuoti delle proprie esistenze o anche solo per condividere dei pezzetti di strada insieme. Già, la strada. C’è un verso di Resta con me che recita: “Guardare la notte la strada passare, ti prego aspetta fino all’alba con me, scriviamo una canzone”.

È un periodo difficile per la musica, inutile nasconderlo. Soprattutto quella live che da oltre un anno, salvo qualche evento estivo estemporaneo come un temporale di stagione, è soltanto un ricordo.

Diventa allora ovvio aver accettato subito l’invito dei Les Enfants di ripercorrere con loro alcune delle tappe più significative dei loro viaggi per suonare dal vivo, per ricordarsi, in attesa di scoprire come sarà il futuro, com’era bello vivere anche le disavventure legate alla vita on the road tra una data e l’altra.

Ecco quindi tre aneddoti, tre cartoline dal passato che la band ci ha voluto inviare e che noi rispediamo a tutti voi, proprio all’interno di quel senso di condivisione dello spazio e del viaggio raccontato in Resta con me.

1. CONCERTO A TOLENTINO
Anno non definito, da qualche mese non facciamo concerti e siamo in astinenza, ci chiamano per suonare al “Bar della Stazione” di Tolentino, nelle Marche. Decidiamo di andare, anche solo per farci una piccola avventura.
Marco ha un invito al matrimonio di un parente della sua ragazza in Liguria per il giorno seguente al concerto, ma decidiamo di accettare lo stesso di suonare.
Arrivati a Tolentino la serata procede per il meglio e come sempre l’ospitalità dei gestori da queste parti è esemplare. Il barista è particolarmente generoso con noi e ci tiene a farci assaggiare tutte le birre e i vini della zona. Così, ancora prima di salire sul palco, il nostro tasso alcolico è fuori controllo, ma ormai siamo nella danza e quindi balliamo.
Il concerto va bene e sono tutti contenti e la serata va avanti tra un assaggio di vino e l’altro.
Così procedendo perdiamo di vista l’orario e la tabella di marcia esce dal nostro controllo: la sveglia per partire è alle sette e mezza (la cerimonia può essere saltata, il pranzo no!), ma noi lasciamo il locale per andare a “dormire” verso le cinque.
Ormai rassegnati a un’avventura di sofferenza e hangover, ci mettiamo in macchina in direzione hotel. Per farci compagnia mettiamo un po’ di musica e cantiamo a squarciagola. Ovviamente ci perdiamo e iniziamo a vagare per una frazione di Tolentino con l’autoradio ad alto volume che disturba i poveri abitanti i quali, indispettiti, chiamano la polizia.
Nel giro di qualche minuto la nostra spensierata ebbrezza viene brutalmente interrotta dalle sirene della volante.
Accostiamo la macchina a bordo della strada e spieghiamo ai carabinieri la situazione.
Con grande gentilezza e comprensione veniamo scortati al nostro hotel dove spendiamo l’ultima ora di possibile riposo a dare le nostre generalità ai carabinieri che con tatto e comprensione ci ricordano di fare attenzione a non disturbare la quiete pubblica alle cinque del mattino con musica e canti ad alto volume. Ringraziamo e ci mettiamo in branda per quello che sarà solo un piccolo riposino.
Alle sette siamo in macchina e Marco si appresta ad attraversare mezza Italia in solitaria (gli altri dormiranno per tutta la durata del viaggio) munito di acqua e caffè. Il percorso è affascinante, la stanchezza è tanta, ma i panorami fanno dimenticare il terribile hangover. Passiamo da Foligno, poi Perugia, il lago Trasimeno, Arezzo, Firenze, Lucca, Massa Carrara e finalmente Zoagli (GE). Il conducente, distrutto, si veste con abiti eleganti pronto a mettere le gambe sotto al tavolo mentre il resto della band si riposa ancora per poi terminare il viaggio di ritorno verso Milano.
Insomma, un tranquillo weekend musicale dei Les Enfants.



2. SI APRE LA BARA
È l’estate del 2014, siamo nel tour promozionale dell’EP “Persi nella notte”.
Un tour che aspettiamo da tempo, un sogno che abbiamo da anni: attraversare l’Italia suonando la nostra musica.
Per problemi logistici l’unica auto che riusciamo a trovare è un “minisuv” quattro posti con un bagagliaio minuscolo, e noi siamo in cinque.
Ovviamente gli strumenti e le valigie non ci stanno, così compriamo uno di quei portapacchi simili a una bara che si mettono sul tettuccio della macchina.
Le prime date vanno bene anche se siamo distrutti: i soundcheck sono di pomeriggio, i concerti iniziano all’una di notte, si va a letto verso le cinque e alla mattina bisogna partire presto per raggiungere la tappa successiva. Siamo stanchi morti ma felici e per fortuna dopo dieci date consecutive abbiamo tre giorni di pausa che decidiamo di trascorrere a casa di uno di noi, in Molise.
Passiamo quei tre giorni a suonare, abbuffarci, cimentarci in tornei di ping pong e di Risiko e poi ripartiamo per le ultime quattro date. Carichiamo tutto in macchina e ci dirigiamo verso Urbania, nelle Marche.
Sulla Statale, mentre cantiamo felici, ci affianca una moto e il conducente indica “la bara” sopra la macchina. Ci fermiamo per controllare e, con nostro disappunto, ci accorgiamo che manca la parte superiore del portapacchi e il suo contenuto. Siamo disperati: la chitarra acustica, la tastiera e un piatto della batteria sono spariti.
Dopo un momento di shock iniziale decidiamo di metterci a cercare gli strumenti.
La Statale è a una corsia e dietro di noi, lungo il percorso, ci sono state delle macchine, com’è possibile che nessuno ci abbia suonato e soprattutto come abbiamo fatto a non uccidere nessuno facendo cadere il nostro prezioso carico? Siamo perplessi, ma proseguiamo con la ricerca. Percorriamo avanti e indietro la Statale senza trovare niente, neanche la parte superiore della “bara”.
Siamo disperati. Nel cercare gli strumenti sul bordo della strada troviamo cento euro in pezzi da venti. Le cose si fanno sempre più assurde. Bene così, almeno ci possiamo ricomprare parte degli strumenti!
Dopo ore di ricerca non troviamo niente, annulliamo la data successiva e ci dirigiamo verso un negozio di musica per riacquistare il necessario per continuare con le tappe rimanenti.
Probabilmente la bara si è rotta, sono caduti gli strumenti e qualcuno li ha raccolti e portati via! La verità non la sapremo mai!
Questa è stata sicuramente l’esperienza più assurda che ci sia mai successa in tour.




3. ROMA-TORINO
E’ l’inverno del 2017, abbiamo da poco terminato l’esperienza a X Factor e abbiamo la fortuna di fare un piccolo tour a Milano, Roma, Torino.
Il concerto a Milano, al circolo Ohibò, è un successone: finalmente possiamo suonare davanti ai nostri amici e fans, una serata indimenticabile. Il giorno dopo siamo a Roma, al Quirinetta Social Bar, in pieno centro. La sala si riempie, noi suoniamo col cuore in mano e va tutto benissimo.
Il giorno successivo partiamo verso Torino e tutto procede a meraviglia finché, appena entrati in Toscana, sentiamo uno strano rumore provenire dalla macchina. Ci fermiamo e ci accorgiamo che la marmitta si è in parte staccata e ora gratta a terra.
Chiamiamo il carro attrezzi per farci portare in un’autofficina, ma essendo domenica è tutto chiuso e dobbiamo aspettare il giorno dopo. Ma per noi non è possibile, dobbiamo suonare a Torino! Così ci facciamo lasciare all’uscita dell’autostrada e cerchiamo una soluzione per continuare il viaggio. Dopo numerose richieste di aiuto non andate a buon fine decidiamo di metterci alla ricerca di un ferramenta e per nostra fortuna lo troviamo!
Compriamo del filo di ferro, una pinza, dello scotch idraulico e ci mettiamo all’opera.
Dopo un’oretta di lavoro riusciamo a mettere in sicurezza la marmitta e finalmente possiamo ripartire…il tempo stringe.
Arriviamo in Piemonte con tre ore di ritardo. È buio, c’è una nebbia fittissima e i problemi non sono finiti: non vanno i fari fendinebbia. Ci troviamo in mezzo a un banco di nebbia senza vedere quasi nulla e perdipiù con una marmitta legata con del filo di ferro, ma non ci scoraggiamo e scoppiamo in una risata. Qualcuno urla: “Fra, cosa ti servono i fari, usa gli occhi del cuore!”
Tra una battuta e l’altra arriviamo all’Astoria a dieci minuti dall’apertura delle porte. Facciamo il soundcheck in fretta e furia e iniziamo a suonare. Tutto prosegue per il meglio, siamo contenti ed il pubblico anche. Anche questa disavventura è terminata ed è andato tutto bene, per fortuna!