OANA E I SUOI “FIORI DEL MALE”

Riuscireste a immaginare al giorno d’oggi una cantante di qualità, autrice di testi introspettivi interessanti, citare Baudelaire e cantare molto bene su un sottofondo elettronico senza risultare stucchevole? Nell’alveo del fiume di itpop e indie dalle virate elettroniche che oggi scorre impetuoso facendo imperversare finta originalità che alla lunga risulta invece banale, sembrerebbe una cosa incredibile o quantomeno difficile. Eppure c’è chi riesce bene e si chiama OANA.

Uscito il 9 febbraio I fiori del male è il disco di debutto di Oana, atipica e misteriosa cantautrice classe 1992, senza origine né destinazione, anima di una discoteca oscura e abbandonata.

Il disco segue i due precedenti singoli dal titolo Dentro e Fuori e Stai con me!, una raccolta di emozioni, di sensazioni che scuotono e muovono, che incantano e spaventano.

Il titolo che richiama la nota opera di Baudelaire ne raccoglie l’impeto comunicativo, riproponendolo sotto forma di un elettropop che arriva dritto alle orecchie e al cuore con parole ben scelte e una bella voce, raffinata, soave, a cantare con la giusta dose di timbro “angelico” i mali che in qualche modo tutti viviamo, in una sorta di contrappasso che rende perfettamente equilibrata la comunicazione e si fa mezzo per una profondità rara che arriva ancora meglio con un uso vezzoso e originale ma diretto e non elitario.

C’è da dire che la musica contribuisce molto a rendere il tutto una sorta di atmosfera eterea e ipnotica in cui la voce si innesta e si muove leggera come nuvole.

«E questo centralismo dell’Io, perché ogni persona conosce bene il proprio dramma esistenziale, e con dramma intendo dire proprio l’intreccio narrativo, la propria storia, le proprie azioni. I Fiori del Male, una breve raccolta di emozioni, di sensazioni che scuotono e muovono. Che m’incantano e mi spaventano.

Si nutrono del dilemma esistenziale che, come in Baudelaire, si ripropone prepotente fra voluttà animalesca e disincarnazione, con la consapevolezza che nessuna delle due parti può essere abolita. Allora c’è “bisogno di uscire da se stessi, di dimenticare il proprio IO in un altro corpo”, nel mio caso, in musica.

Cerco di fissare tutto, quasi a volermene liberare, quasi a volerlo esorcizzare. A mia volta, vorrei che la mia musica svolgesse la stessa funzione, un contenitore di sensazioni, vorrei essere d’aiuto per qualcuno. Perché è vero, la musica (come tutta l’arte) può intrattenere, può far riflettere, e può aiutare le persone.

Quindi ben venga tutta la musica, ma la mia di questo primo disco, è un po’ più introversa, un po’ più misteriosa, perché io sono così e perché vorrei lasciare la possibilità agli ascoltatori di scegliermi, di ascoltarmi, di volare, di immaginare, di liberarsi da cose. Quindi, sperando di riuscire ad emozionarvi almeno un pochino, di riuscire a segnarvi almeno un pochino, vi lascio all’ascolto del mio primo EP: I FIORI DEL MALE».

Così si presenta Oana:

«Sono Oana. “Una, nessuna, centomila”. Ho un unico desiderio: la catarsi. Credo nell’arte come strumento essenziale per la liberazione dalle forme ripetitive del quotidiano. Ho sentimenti anticonvenzionali, ma provo rispetto reverenziale per la musica. Sono nata nel ’92, non importa dove. Ho fatto il Classico e poi ho lavorato nei bar (cioè ci lavoro ancora). A 25 anni ho mollato il conservatorio ed ho iniziato a scrivere la mia musica, poi ho conosciuto Mr. Blackstar ed insieme abbiamo iniziato a lavorare al mio primo EP, I fiori del male».

Potete ascoltare l’album di Oana a questo link.