METTI IN MOTO LA TUA FORZA (EMOTIVA) CON LA “MONOSPORTIVA GALLI – DAL PAN”

MONOSPORTIVA GALLI – DAL PAN è un progetto di spoken music nato a Bologna che ha generato e pubblicato il primo EP omonimo a maggio 2019.

Il nome ci indica che non è una polisportiva, in quanto impegnata in un solo sport, ovvero la spoken music; la MONOSPORTIVA GALLI – DAL PAN riunisce in un’unica agile formula le doti di due atleti: il talento autoriale di Eugenia Galli, performer di poetry slam nel collettivo Zoopalco, che ha vinto il relativo premio a livello nazionale (Premio Alberto Dubito 2018), e quello nell’uso dell’elettronica di Lorenzo Dal Pan, membro della band Heathens.

Il nome richiama anche la prestanza nell’ambito fisico; viene evocata una tensione muscolare che è in realtà una tensione emotiva molto forte, che collega mente, anima e corpo, emotività e fisicità, poesia e linguaggio comune. Curiosamente, per parlare dell’attività di poetry slam da cui quest’opera trae origine, si usano termini riferibili allo sport, per esempio nell’organizzazione a livello nazionale si parla di “campionato”.

Dopo un breve stretching elettronico introduttivo, si parte con le parole della prima traccia Il corso di ginnastica che, tramite una voce da speaker in una sorta di pubblicità di un corso di ginnastica introduce la storia di Gilda, alter ego dell’autrice, una ragazza descritta nel suo rapporto conflittuale con il suo corpo, con la madre e il suo nuovo compagno. Ci viene quindi proposto questo corso di ginnastica che permette «di svoltarsi l’esistenza».

E colpisce da subito, soprattutto in quella pausa che sottolinea il passaggio ironico che parla dell’istruttrice: «Rassodarsi è compreso già nel prezzo del biglietto con cui vi assicurate la visione in prima fila del suo culo»

Me ne sono innamorato al primo ascolto… No, non del culo, dell’istruttrice o di Eugenia Galli, ma del modo in cui quest’ultima pronuncia la suddetta frase, riuscendo ad elevare a poesia un linguaggio “basso” e delle parti basse. Senza parlare dell’uso dell’accostamento lessicale: «l’archivio “chili persi” giù in cantina, e una vita-vita stretta, pancia piat-tabula rasa di memoria e identità».

Non so voi ma io, arrivato ai ritmi più sincopati di Obsolescenza programmata, ho già il cervello e lo stato d’animo in movimento e sono già pronto a rispondere alla fatidica difficilissima domanda –“Qual è il tuo gruppo preferito?”, “La Monosportiva Galli – Dal Pan”, immaginandomi a godere dell’effetto sbalorditivo che provocherei nell’interlocutore con questa risposta così sicura e imperscrutabile ai più.

Effettivamente proprio io, eterno insicuro, allergico ai superlativi tanto quanto alle classifiche, potrei stavolta fare un’eccezione e dire con sicurezza che questo progetto rappresenta quello che è più nelle mie corde, avvicinandosi all’insieme delle mie preferenze musicali.

Ma non perdiamo il ritmo e il riscaldamento. Andiamo avanti con il programma di questo corso di ginnastica: a dimostrazione dell’abilità nello storytelling, esattamente a 1 minuto e 50 secondi di questa seconda traccia, cioè dopo solo 5’09” complessivi dell’album, già si delinea una storia ben costruita con un intreccio narrativo basato sull’immagine che abbiamo di noi e sui modelli che la società ci impone.

Da qui il desiderio di cambiare, di modificarsi artificiosamente: Il corpo contraffatto è un capolavoro del parlato come si evince dalla frase  «Lo diceva anche Confucio (o forse era Picasso, o Alda Merini) che ciò che non ti uccide ti fortifica» .

Inoltre, se non avete già il fiatone, eseguite questo movimento: si ottiene il massimo di intensità poetica dall’aspetto autobiografico – in quanto fa riferimento al poetry slam praticato dall’autrice –  e dall’unione dei concetti riferiti al corpo e alla mente, mescolando le accezioni letterarie e sportive delle stesse parole:

«che l’articolazione sta alla base / che i volumi non sono solo libri, / che fare volume ha a che fare / con le ripetizioni in una serie / che una serie ha tre ripetizioni, / che se ne fai dieci è già cardio, / ma se ne fai cinquanta, formulari, / sono un poema epico».

Qui si intuisce la creatività di Eugenia, in quanto, riprendendo la premessa iniziale della prima traccia, l’idea del controllo del proprio corpo e quindi del respiro potrebbe portare a un ictus e quindi paradossalmente a un metodo alternativo per eliminare il problema, senza risolverlo: l’accettazione di sé stessi, ottenuta dimenticando il senso di inadeguatezza.

Poi La prima parola descrive il risveglio di Gilda che connette tutte le diverse storie in un’unica trama con i medici che dicono «le abbiamo aggiustato la propriocezione».

Quindi si arriva al gran finale: Ta ta ta. Il nucleo da cui è stato concepito il tutto. Fuochi d’artificio emotivi.

Dal racconto dell’ictus di Gilda si arriva all’illustrazione delle drammatiche conseguenze neurologiche con il suo sdoppiamento e la sua immedesimazione nella nonna, (con un passaggio significativo dal senso di estraniamento dei giovani a quello degli anziani, riflettendo su quanto questi si sentano incompresi in un mondo che li tratta come scarti e che cambia velocemente).

Tutto qui? Si. Ma sentite come lo dice, come arriva allo stomaco, soprattutto con l’accompagnamento visivo del lyric video in cui l’effetto grafico del testo con le parole che si sovrappongono e si mischiano è perfetto per illustrare il brano, portando ad emozionarsi ogni volta che si sente quel “Ta ta ta“. Proprio così, emozionarsi con un semplice “Tatata”.                                                                                           

Tre sillabe insensate, che comunicano benissimo l’incapacità di esprimersi come si vorrebbe.

Qui c’è il culmine espressivo ed emotivo (nonostante l’abbia negato anche a me stesso, confesso che no, non era l’aver toccato gli occhi con le dita sporche di residui di peperoncino del pranzo, a farmi quell’effetto).

Le formule di storytelling di questo EP, seppure abbiano senso anche prese singolarmente, costituiscono in realtà un’unica canzone che consigliamo di ascoltare tutta di fila.

 

Insomma, quello che la Monosportiva Galli – Dal Pan recupera dalla tradizione che parte da Gil Scott-Heron e in Italia da Massimo Volume e Offlaga Disco Pax, è qualcosa di innovativo e al tempo stesso primordiale, in quanto attraversa il concetto universale di “musica”. 

In più si tratta dell’ennesima dimostrazione di come nei termini dai significati più concreti spesso si trova la più alta poesia e ciò permette di aprire diversi orizzonti sulla considerazione della poesia stessa.

«Se hai in mente un cambiamento radicale
questo corso di ginnastica è per te!»

Allora, che aspettate?

Iscrivetevi e partecipate alle attività

della Monosportiva Galli – Dal Pan!