Rockin 1000: sbarca a Linate la più grande rock band al mondo

Sono nati come Flash Mob per chiedere, con successo, un concerto dei Foo Fighters a Cesena, sono andati avanti come come la più grande rock band al mondo: parliamo ovviamente dei Rockin’1000.

In occasione della loro prima volta a Milano, sabato 12 ottobre all’Aeroporto di Linate, abbiamo intervistato Stefano Re, uno dei due responsabili (i cosiddetti Guru) delle 250 chitarre.

 

Come ci si sente a suonare ne la più grande rock band al mondo?

Ci si sente molto bene perché non ci si sente soli e non è una cosa da poco.

Quando inizi a suonare e senti una moltitudine di strumenti che suona come te, insieme a te, ci si sente coccolati, accompagnati, sostenuti e tutte queste emozioni escono sempre poi nei racconti dei ragazzi che partecipano.

Tante volte il pubblico vede a fine concerto i ragazzi abbracciarsi come se avessero compiuto un’impresa tipo vincere i Mondiali e la gente si chiede perché: in realtà il concetto non è di aver fatto qualcosa ma di aver vissuto quel momento assieme, da qui la volontà di abbracciarsi e condividere l’emozione che si sta provando.

Come si diventa un Rockin’1000?

Per quanto mi riguarda inizia tutto nel 2015, quando abitavo a Cervia.

Un mio amico mi segnalò che aveva sentito la pubblicità su Virgin Radio che ci sarebbe stato questo flash mob. All’epoca io lì non conoscevo quasi nessuno e in quest’ottica mi candidai come funziona ancora oggi per i musicisti che vogliono farne parte: si va sul sito rockin1000.com, si inseriscono i propri dati e un video in cui i guru possano vedere e valutare come uno suona.

Se la candidatura viene accettata si entra a far parte della community dove ognuno ha un suo spazio dedicato e quando viene comunicato un evento si può confermare o meno la propria disponibilità

Nel mio caso siccome era il primo anno oltre alla candidatura come musicista si poteva mandare quella come “ambassador” dove venivano richieste anche le proprie competenze ed esperienze.

Tempo mezz’ora mi contattò Fabio (Zaffagnini) e la sua domanda fu “come fai a sapere che non abbiamo più un guru chitarre?” e da lì cominciai a collaborare anche se all’epoca la piattaforma non era come adesso ed era tutto un lavoraccio in Excel!

Purtroppo in quell’occasione non potei suonare perché avevo già degli impegni precedenti con una band che di fatto era il mio lavoro principale e quindi seguì tutta l’organizzazione fino alle prove per poi lasciarli, anche con un po’ di magone, per andare a fare la mia serata.

A quanti Rockin’1000 hai partecipato?

Tutti contando anche il primo dove come dicevo non ho suonato ma solo lavorato dietro le quinte: Cesena, Val Veny, Firenze, Parigi, Francoforte, ora Linate…in più nel frattempo c’è stata la collaborazione con una casa di produzione che doveva realizzare un video per Andra Day e abbiamo fatto lo stesso lavoro a Seul e a New York per circa 150 persone ad evento.

Qual è il livello minimo richiesto per far parte della community di Rockin 1000?

Quello che noi ci chiediamo è se un musicista ha le competenze e le possibilità di “portare a casa” un concerto da 18 brani, quindi se riesce a studiarli, memorizzarli e suonarli a prescindere da come li suona, perché comunque poi ci si aiuta e sostiene.

Poi chiaramente dal video caricato noi un po’ ci rendiamo conto anche del livello di bravura anche se è molto relativo.

Qual è stato finora il live più emozionante, più coinvolgente?

Fino a giugno sicuramente Cesena, sia perché era il primo vero live sia perché era un po’ la chiusura del cerchio aperto con il falsh mob al quale non avevo potuto partecipare totalmente.

Devo ammettere però che quest’anno a Parigi ho avvertito “quella cosa lì”, la stessa emozione un po’ della prima volta e parlando con gli altri ragazzi presenti già da Cesena è stato un po’ un sentire comune. Questo grazie anche ai 50.000 spettatori presenti che hanno sicuramente fatto sentire il loro calore.

Essendo tu originario della provincia di Milano, ci sarà un’emozione particolare a suonare a Linate? Ad essere “quello di casa”?

Anche se poi ho vissuto anche altrove comunque si, le mie origini rimangono: tra i guru di fatto sono quello che gioca in casa stavolta.

Quindi anche se mi sento in parte romagnolo di adozione devo ammettere che è bello portare un progetto come questo, che in qualche modo mi ha cambiato la vita, vicino ai luoghi dove sono nato e cresciuto.

Poi in realtà non starò a casa mia ma sarò in trasferta e dormirò in zona anch’io perché gli orari e la tangenziale non mi permetterebbero di fare comodamente avanti e indietro:  sarebbe la morte!

Però sicuramente è una sensazione piacevole avvicinare questo progetto al proprio territorio.

Sarete i secondi a suonare a Linate dopo Jovanotti…

Si, tra l’altro per la prima volta Rockin 1000 ha fatto da “manager” per un gruppo di 50 percussionisti che ci sono stati richiesti proprio da Jovanotti per fare una parte di live con un numero abbastanza importante di percussionisti.

Quindi 50 dei nostri che hanno partecipato a Firenze sono andati sul palco del Jova Beach Party ed è stato molto gratificante anche per noi riuscire a mandare dei nostri musicisti su un palco di questo calibro.

Parlavi prima dei musicisti presenti dalla prima edizione, voi guru siete sempre gli stessi?

Si e no, abbiamo avuto delle aggiunte anche per via di strumenti nuovi rispetto a quelli iniziali come ad esempio tastiere, fiati e archi.

Capita come nelle band che ci sia un po’ di invidia tra un membro o tra uno strumento e l’altro o siete talmente tanti che non succede?

Bisogna distinguere tra il gruppo dei guru e il gruppo dei musicisti.
I guru siamo 10 persone…e ci sono sempre state delle gelosie, tra chi ha più foto e chi meno, chi ha più contatto con i ragazzi, etc…

Anche perché all’inizio tutto ci è un po’ esploso in mano: il primo evento che non sapevamo neanche come sarebbe andata e se sarebbe stato possibile far suonare assieme così tanta gente, soprattutto nella parte ritmica. Nel 2016 invece abbiamo visto davvero la partecipazione e l’affetto dei ragazzi che suonavano, quindi questa cosa porta ovviamente ad avere un po’ di invidie e gelosie.

Negli anni però devo ammettere che ne abbiamo parlato e alla fine ci siamo resi conto che ognuno ha le sue qualità, quindi c’è chi è più fotogenico, chi più empatico e siamo arrivati al punto di accettare le nostre competenze, le qualità ma anche le nostre debolezze.

Per quanto riguarda i musicisti invece? C’è più competizione all’interno dello stesso strumento o tra strumenti diversi?

In realtà il primo giorno quando si aprono i cancelli c’è un po’ una corsa alla posizione per stare nelle prime 3-4 file che riescono a muoversi abbastanza da poter essere proprio davanti e in vista, dove si fa anche più “casino”. Anche se poi c’è anche il limite del “sentirsi” nel proprio amplificatore quindi succede fino a un certo punto.

Poi ci sono anche quelli che al contrario preferiscono stare nelle retrovie e goderselo un po’ di più senza l’ansia da esposizione.

Per il resto invece non c’è competizione ma molto senso dell’aiuto: personalmente chiedo a tutti di venire preparati ma gli dico anche che se c’è una parte che non ricordano o hanno un problema meglio abbassare il volume sapendo che chi è vicino a loro può sopperire, a differenza di quanto avviene in una band tradizionale.

Invece per quanto riguarda le chitarre di solito c’è un po’ di campanilismo, che io alimento, con i bassisti. Ma solo perché loro entrano per primi per motivi di posizione e quando entriamo noi si sentono già quindi io invito i miei a farsi sentire di più: ma è solo un modo per caricare i ragazzi prima di cominciare.

Ad oggi quanti musicisti iscritti ci sono e quante richieste ricevete per i singoli eventi?

Le richieste dipende da tanti fattori, dalla location alla pubblicità che viene fatta dall’organizzatore, che non è Rockin 1000 ma chi ci chiama a suonare: a Parigi è stato fatto tutto molto bene infatti c’erano più di 1000 richieste solo per i chitarristi!

Come community in generale più o meno dovremmo essere circa a 20.000 iscritti, contando anche chi è registrato solo per seguire il lavoro che facciamo.

Nelle date all’estero come Parigi e Francoforte la provenienza dei musicisti è sempre maggiormente italiana o ci sono molte richieste locali?

All’estero sono maggiormente stranieri ma per una scelta nostra di dare spazio ai musicisti locale: è giusto che se vai a Parigi ci siano tanti musicisti francesi per dare a tutti la possibilità di provare a vivere questa esperienza.

Poi c’è uno zoccolo duro che segue sempre dall’Italia, ma sarebbe anche difficile a livello logistico pensare di organizzare un concerto all’estero con 1000 musicisti tutti provenienti dall’Italia.

La scaletta invece è sempre quella o cambia in base anche a dove suonate? C’è un brano dove solitamente c’è una maggior energia generale?

Ci sono più che altro due direzioni grandi: una scaletta un po’ più espressamente rock, più aderente alla versione originale del 2016 quindi senza fiati e tastiere. Poi c’è una formazione un po’ più soul con fiati e tastiere e la scaletta cambia soprattutto in base a questo.

Pezzi che danno più enfasi sono sicuramente quelli più storici quindi Smell like teen spirit ad esempio è sicuramente un pezzo che dà molto a livello energetico, si salta, ci si muove, etc…

Poi la cosa bella di Rockin 1000 è anche vivere quest’esperienza, alla fine non essendo tu l’unico con il tuo strumento puoi concederti un po’ più di istintività e di energia perché comunque anche se sei meno preciso non succede niente.

E da questo punto di vista Smell like teen spirit è un po’ la definizione di questo tipo di attitudine.

Poi ci sono pezzi molto empatici, molto emotivi, come Bitter sweet symphony dei Verve o Where is my mind dei Pixes che oltre ad essere molto forti di loro sono spesso accompagnati da una parte discorsiva che li rende ancora più significativi.

Chi si occupa degli arrangiamenti?

Da questo evento abbiamo deciso di chiamarli adattamenti e non più arrangiamenti per rispetto alle canzoni originali che di fatto non riarrangiamo ma adattiamo per 1000 musicisti quanto in realtà sono suonati da una formazione molto più ridotta!

In passato magari se ne occupava una persona sola, ora è un lavoro di insieme e anche se è forse un po’ più lento come sistema ci permette di confrontarci e di essere tutti più protagonisti perché senti effettivamente le tue scelte in quello che suoni.

Le collaborazioni con gli ospiti: più emozionati voi a suonare con loro o loro con voi?

È reciproco. Ci sono ospiti storici, parlo sempre dei chitarristi, che hanno suonato con noi a Cesena come Mac dei Negrita, Federico Poggipollini, Livio Magnini dei Bluvertigo, Cesareo degli Elio (poi in quell’occasione per un pezzo anche Raoul Casadei ma è un altro discorso)…e di fatto sono musicisti che suonano con noi, accanto ai ragazzi quindi è molto gratificante per loro avere accanto questi personaggi che, salvo imprevisti, vivono tutto l’evento dalle prove.

Ad esempio Mac dei Negrita il primo anno ci aiutò molto in questo ruolo per noi nuovo dei guru, rimanendo dal primo all’ultimo momento tutti i giorni.

Dall’altra parte gli ospiti continuano a venire anno dopo anno quindi evidentemente fa piacere anche a loro esserci anche perché ti assicuro che suonare con 250 batterie che tengono lo stesso ritmo ti da proprio quella carica ed energia che immagino potesse dare il rullare dei tamburi agli eserciti in marcia verso la battaglia.

Quindi secondo me anche gli ospiti hanno poi l’emozione e il piacere di suonare con i Rockin 1000.

Cos’è per te Rockin 1000?

Banalmente è un concerto fatto da 1000 musicisti con 18-19 brani…in realtà è molto altro, il live è solo un mezzo per trasmettere un messaggio.

Siamo stati a Parigi a suonare davanti a 50.000 persone e io come il chitarrista affianco a me o quello dopo ancora da soli non saremmo magari mai stati in grado di suonare allo Stade de France davanti a quel tipo di pubblico: ma è proprio l’inclusione e l’unione di musicisti, dal professionista all’amatore di qualunque livello, che permette di arrivare a questo risultato molto più grande.

Quindi il messaggio per noi è molto più importante del concerto in sé, che rimane una figata perché veder suonare così tante persone assieme porta delle emozioni enormi, ma il messaggio dell’unione, dalla collaborazione e dell’aiuto reciproco è il senso vero di quello che facciamo.

Il claim di Rockin 100 è Stick together and play rock and roll dove però rock and roll non va inteso solo come musica ma più come un’attitudine alla vita, a divertirsi assieme.