“Nowhere, ever”, viaggio math rock degli Aseptic White Age

ASEPTIC WHITE AGE, abbreviato anche con AWA, è un collettivo di cinque elementi attualmente con sede a Modena (Italia) e Oslo (Norvegia) (!) che ha pubblicato il suo ultimo album “Nowhere, ever” il 13 novembre per Luminol Records.

Nato dalle menti di tre musicisti, il progetto ha incluso altri elementi per ampliare la realizzazione dei suoni e le soluzioni di sperimentazione.

Il primo album “Reminiscence” è stato pubblicato per la prima volta nel 2014 e dopo il successo del primo lotto, stampato fai da te e esaurito nel primo mese, l’album è stato rimasterizzato, ristampato e distribuito tramite Memorial Records nel 2015 con grande successo.

Dopo anni di spettacoli locali e nazionali, apparendo come artisti ospiti per band come Shining (Norvegia), The Algorithm, Uneven Structures, Nero di Marte, ZU, Anaal Nathrak, The Dali Thundering Concept e molti altri, la band ha deciso di prendere il suo tempo per comporre e registrare il vero step-a-head del progetto: “Nowhere, Ever”.

Nowhere, ever rappresenta il viaggio attraverso la solitudine e l’alienazione che ogni uomo moderno deve vivere al giorno d’oggi, un fardello portato per sopravvivere in un mondo in cui l’empatia e il pneuma hanno fallito.

Quattro canzoni per simboleggiare i quattro Poli dell’Inaccessibilità, i luoghi più difficili da raggiungere sulla terra e sul mare, trasfigurati come i Quattro Elementi: unici, puri, desiderabili, ma ancora impossibili da realizzare per l’uomo, che fatica ad evolversi e adattarsi ad essi, fallendo ogni volta e ricominciando sempre.

Senza essere in grado di relazionarsi con i suoi simili né con la Natura, l’uomo moderno viaggia ancora e ancora… Nowhere, ever.

Proprio in questa correlazione tra musica ed elementi naturali, tra profondi luoghi sonori e luoghi della terra profondamente inaccessibili, tra sonorità pesanti e questi quattro “Poli dell’Inaccessibilità”, l’album costituisce un viaggio mentale e spirituale tra le quattro tracce che lo compongono.

Si parte con Arctica, che con i suoi suoni ossessivi riesce a evocare il nord estremo, il freddo, la cristallizzazione glaciale, nel sovrapporsi di rock e metal, a tratti anche piuttosto pesante, al sottofondo jazz che va a formare l’atmosfera math rock.

Dal rock jazzato psichedelico con sprazzi di schitarramento rude e graffiante del finale si passa al sax impazzito della seconda traccia, Earth, che rende bene l’idea del titolo con questo strombazzamento e movimento continuo che ricorda proprio i sibili, i boati e i rumori dei sismi, delle scosse di terremoto che spaccano la terra, delle vibrazioni di assestamento delle viscere del mondo.

Poi arriva l’acquatica esplorazione delle profondità di Ocean con un ritmo più regolare (esattamente come quello del mare e della marea), riff aggressivi e potenti come onde d’oceano, fino ad arrivare a Antarctica, che suggella l’idea di imperscrutabilità, di enigma e di avventura nell’estremo che si percepisce in questo spaziare tra math rock, metal, post-progressive e alternative.

Un ottimo disco per chi ama l’originalità, il rock progressivo e alternativo, un viaggio verso un’unica inesorabile meta: nowhere, ever.