M+A: un sound in continua evoluzione

In occasione dell’Home Festival di Treviso ho avuto l’opportunità di incontrare e fare una piacevole chiacchierata con gli M+A. Il duo composto da Michele Ducci e Alessandro Degli Angioli ultimamente – specialmente in Italia – è sempre più in ascesa e sempre più apprezzato, anche grazie alla pubblicazione del recente Anyway Milkyway.

Il vostro genere musicale è molto particolare. Avete subito delle inflessioni particolari all’interno del mondo musicale? Che musica ascoltate per ispirarvi? 
“Il nostro genere musicale è particolare perché ci piace sperimentare. Mettiamo sempre insieme cose nuove, suoni diversi, non amiamo la staticità. Lo stesso vale per la musica che ascoltiamo, siamo in continua evoluzione, quello che ascoltiamo oggi non è mai quello che ascolteremo domani. Pertanto potremmo dirti dei nomi come Kim Hiorthøy – artista norvegese – ma in realtà sarebbe riduttivo e non proprio descrittivo al 100% di quello che siamo attualmente”.

È interessante che voi abbiate avuto un primo e pragmatico contatto con la produzione e la diffusione della vostra musica all’estero per poi tornare in Italia. Questa scelta è stata data dal fatto che in Italia vi sono state chiuse le porte in faccia oppure pensavate  che all’estero fossero più aperti ad apprezzare la vostra musica?
“In realtà la scelta di iniziare il nostro percorso all’estero è stata in parte consapevole e totalmente nostra, in parte è stata dettata dal fatto che un pubblico, come per esempio quello inglese, è più abituato e disposto ad accettare nuove band in ambito musicale. Questo ovviamente è dato dal fatto anche che in un Paese come l’Inghilterra l’ambito musicale ha una considerazione diversa e con essa anche la considerazione che si ha dei musicisti. La verità, però, è che il nostro vero boom l’abbiamo fatto in Italia, è qui che abbiamo avuto la più calda accoglienza e il maggior seguito”.

A questo proposito, voi avete suonato in un sacco di Stati differenti. Che differenza c’è tra l’esibirsi all’estero e in Italia?
“Ovviamente più si è vicini alla propria “casa”, più è difficile esibirsi e mettersi a nudo di fronte a un pubblico. Ciò è dato anche dal fatto che qui in Italia c’è un maggior pregiudizio e una critica più immediata, pertanto esibirsi qui è sempre più “complicato”, ma è anche vero che ci porta a metterci più in gioco e a dare il meglio”.

Voi avete fatto molti concerti vostri ma avete suonato anche in molti festival come questo. Il pubblico  in questi due casi è differente per voi? Ne preferite uno rispetto ad un altro?
“In realtà non c’è una vera e propria differenza tra il suonare in un concerto nostro e suonare a un festival come questo dell’Home. Certamente in occasione di un festival abbiamo una possibilità in più di farci conoscere, perché c’è moltissima gente che magari non ci conosce o che magari non verrebbe mai a un nostro concerto e invece sentendoci suonare si appassiona a noi e può iniziare a seguire ciò che facciamo. In entrambe le occasioni, però, il pubblico per noi è molto importante, perché spesso da esso dipende moltissimo il tipo di performance che faremo. Noi facciamo un tipo di musica che porta la gente a ballare, divertirsi, noi stessi sul palco balliamo e ci divertiamo e ci piacerebbe vedere il nostro pubblico che fa altrettanto. Invece ogni tanto ci troviamo a suonare e il pubblico è diviso: le prime due file ballano e si scatenano e dietro sono tutti immobili, in questo caso non capiamo mai bene fino agli applausi finali se stanno apprezzando o meno. Questo quindi è un consiglio che diamo in generale a tutti quelli che vengono a un nostro concerto: divertitevi con noi, ballate con noi, ci aiuterà ad avere ancora più carica sul palco; la nostra musica è fatta apposta per questo”.

Nel globale penso che l’unica cosa da dire sia: andate ai concerti degli M+A e divertitevi un sacco con loro.

Teresa A.

Immagine di copertina © Azzurra Guerrini – all rights reserved