ESCE OGGI “GIOVANI ANCORA” DEI CARA CALMA, ECCO L’INTERVISTA

GIOVANI ANCORA dei CARA CALMA è un grido per rivivere le notti più belle tra speranza, coraggio e chitarre.

Il nuovo singolo, uscito proprio oggi 29 maggio, apre un nuovo capitolo della band bresciana, dopo un 2019 da incorniciare, che ha visto la pubblicazione dell’apprezzatissimo secondo album SOUVENIR e un tour di oltre 50 date in giro per l’Italia, incluse partecipazioni a importanti festival estivi (Home Festival Albori Music Festival solo per citarne alcuni) e palchi condivisi con band come Fast Animals and Slow Kids, Ministri, Omar Pedrini, I Hate My Village e Punkreas.

I Cara Calma tornano con un brano maturo, figlio di quei palchi, di quei concerti e di quelle emozioni indelebili. Un grido generazionale, per chi vuole fermare il tempo ed essere l’ultimo a cadere. Un brano che fa sentire la mancanza dei concerti a quella sensazione di libertà e voglia di sentire musica fino a tardi che l’estate porta con sé. È la canzone che descrive quelle serate con la birretta nel bicchiere di plastica che ti è costata mezz’ora in fila al chiosco mentre spetti che la band inizi a suonare.

Ho avuto il piacere di poter fare due chiacchiere al telefono con Fabiano, il batterista, che si è fatto portavoce della band per Rock and More. Dopo uno scambio di presentazioni e tante difficoltà con l’eco delle mie cuffie, siamo riusciti a scambiarci qualche battuta.

Innanzi tutto, come state?

Stiamo tutti bene, un po’ provati dal non vederci e non suonare insieme, anche se da questa settimana ci stiamo vedendo. Siamo in fase di scrittura, lo abbiamo fatto anche in quarantena a distanza, non è stato per niente facile organizzarsi però ci abbiamo provato e con buoni risultati, siamo stati quasi più produttivi del solito. Dalla settima scorsa siamo tornati in studio per finalizzare le idee che avevamo in mente, per registrare delle pre-produzioni in studio. Non stiamo facendo le prove ma stiamo scrivendo.

La vostra è davvero una band curiosa, avete percorsi musicali e stilistici distanti eppure la vostra musica risulta coerente ed equilibrata. Come riuscite a conciliare i vostri percorsi?

Credo che sia dovuto al fatto che siamo molto legati tra noi, ci conosciamo da tantissimo tempo, abbiamo raggiunto quella sincronia che ci permette di completarci a vicenda suonando. Io e Riccardo suoniamo insieme da quando abbiamo 14 anni, abbiamo formato insieme la nostra primissima band e suonavamo punk. Con Cesare, il chitarrista, avevamo un progetto metal core, un genere totalmente diverso, però qualche anno fa ci piaceva fare quello. Negli anni sono cambiati i gusti e gli ascolti, ci siamo uniformati di più, ad esempio ora ci piacciono molto i Mumford and Sons e i Biffy Clyro, in passato è stato più difficile trovare delle band che ci accomunassero.

Avete un vostro modo particolare per comporre e scrivere? Chi si occupa dei testi e della musica?

Succede una cosa mai provata prima con gli altri progetti: scriviamo a quattro teste, è una cosa molto bella, rara e preziosa. Si riescono a condividere così dei momenti particolari e si trovano più elementi comuni, riuscendo ad esprimere concetti che legano tutti e quattro e si crea una coesione extra nella produzione e ci sentiamo più parte del tutto quando dobbiamo suonare. A me piace molto arrangiare ad esempio, però quando c’è da scrivere siamo tutti in prima linea. Ultimamente prediligiamo la scrittura in studio, direttamente a computer facendo pre-produzione. Il primo disco invece è stato sfornato in saletta. Sono due approcci diversi, è stata una cosa mutevole e ci troviamo meglio così.

Devo dirvelo, appena sentita la canzone vi ho un po’ maledetti perché mi è venuta un’incredibile voglia di concerti e festival estivi. Come pensate che sarà quest’estate? Farete live in streaming o vi concentrerete su nuove produzioni?

C’è da aprire una bella parentesi, noi viviamo per i live, ci piace scrivere e produrre ma noi siamo fatti per stare sul palco. Ci sentiamo un po’ tristi, avremmo dovuto passare l’estate in giro a suonare in tutta Italia per promuovere il nuovo singolo. Noi personalmente siamo integralisti su questa cosa, non siamo mai riusciti a fare dirette per suonare, non è il nostro mondo, abbiamo questo comandamento: sudare sul palco. Il vero concerto è quello che ti permette di stare con altra gente e scambiare energia con le persone. Siamo un po’ penalizzati ma fedeli a noi stessi.

Credo che il lockdown sia stato la prova schiacciante dell’importanza della musica come mezzo di comunicazione ma soprattutto come valvola di sfogo e al tempo stesso compagna di vita. Credete alla luce dei fatti che sono accaduti in questi mesi il modo di concepire e fare musica sia cambiato?

È una domanda molto difficile, credo che la musica non si possa fermare nemmeno di fronte a questa catastrofe. O almeno in modo di concepirla che abbiamo avuto fino ad ora. È così da sempre, ci sono stati molti periodi, rivoluzioni, di tutto ma il modo di concepire la musica e di viverla è sempre stato quello e mi auguro che non verrà mai sostituita. Spero che le cose tornino a splendere come un tempo.

Come ultima domanda vi chiedo di dirmi una frase, un motto, per aiutare fan e lettori in questo momento duro e senza live.

Cito una frase del ritornello dell’ultimo singolo: “ricorderemo cosa si prova a non avere paura”

 

Grazie ancora Fabiano, è stato un piacere! Speriamo di rivedervi presto live!

Da Brescia è tutto, passo e chiudo!