Intervista a Bonetti: dai libri alla musica tramite la poesia

È uscito ad aprile Non ci conosciamo più, il primo capitolo di un viaggio intorno a un qui esistenziale e introduzione al un nuovo album di Bonetti.

Il 26 maggio uscirà un nuovo estratto dal titolo Siamo vivi, nel frattempo noi l’abbiamo intervistato per conoscerlo meglio.

Nel tuo pezzo si trovano parole affini al periodo, è un caso?
Si è un caso, l’ho scritto un anno e mezzo fa, la vicinanza al testo ha sorpreso anche me.
Raccontato in un momento dove ci si sofferma un po’ su noi stessi, che ora è quello che ci ritroviamo a fare un po’ tutti, nell’intento la canzone era più generazionale sui trentacinquenni che non abbiamo capito se dobbiamo raccogliere o seminare.
Ora il noi è per tutti, questa distorsione del tempo ha fatto sì che la prima persona singolare venisse sostituita del tutto dal plurale.

Quello che era certo è cambiato” sembra proprio adatto anche se in qualunque momento si può vivere questa incertezza…
Si ecco il testo calza in maniera particolare, io mi sono riferito a tante piccole cose, scritta nel momento in cui mi stavo per trasferire a Milano, quindi per me un grande cambiamento.
Scritto tra l’altro anche mentre ho iniziato un percorso diverso, lavoravo ancora in libreria, poi ho definitivamente pensato di dedicarmi alla musica, se non è proprio la fotografia di un cambiamento è sicuramente la riflessione davanti ad un bivio, il famoso binario abbandonato che cito.

 

Dopo il singolo è previsto un album?
Dopo questo primo brano è in previsione un secondo singolo e prima dell’album un terzo. Queste almeno erano le previsioni ora staremo a vedere cosa sarà possibile fare.

Primo capitolo di un viaggio intorno a un qui esistenziale, primo capitolo perché?
Un po’ perché è il primo singolo, un po’ perché vedo le canzoni nuove come capitoletti di un lavoro, pezzetti legati dallo stesso concetto e filo conduttore che vanno a comporre qualcosa di più grande ovvero l’album.
Il discorso del viaggio è più legato al discorso musicale, è il percorso dal punto di vista strumentale che cambia, che muta, qualcosa dal quale si parte e si ritorna.

Cosa ti aspetti da questo lavoro?
La situazione attuale ha cancellato certe prospettive, rimane la speranza che il mio disco rimanga per più tempo possibile.
Già una bella soddisfazione me l’ha regalata il fatto che questo brano è il mio brano è, tra i miei, quello di maggior successo come ascolti su Spotify: se avessi potuto suonare magari mi avrebbe portato a cose belle come il partecipare di nuovo a grandi eventi.

Hai lavorato molto tempo in libreria, i libri hanno influenzato la tua passione musicale?
Anche se involontariamente si, sono cose diverse, ma a livello di inconscio di sicuro hanno influenza.
Passare tanto tempo in mezzo alle parole anche inconsciamente ha sicuramente influenzato, mi è capitato di appassionarmi ad un autore e riportarne qualcosa nei miei lavori, ad esempio avendo più la passione per le poesie qualcosa di sicuro ha inciso sulla creazione dei miei testi.

Hai stravolto la tua vita, da un lavoro costante a musicista a tempo pieno lo rifaresti?
Non è stata una scelta facile, tenendo conto che non sono più diciottenne.
Ho lavorato dodici anni in libreria, ho iniziato poi a sentirmi “sofferente”: sentivo il desiderio di esibirmi e mi sono buttato, ecco.
Magari il periodo mi ha fatto un po’ pensare chi me lo ha fatto fare, però sono contento della mia scelta e mi auguro di non pentirmene.

Se potessi scegliere un autore per un duetto chi sceglieresti?
Un mio pallino personale al di là del progetto è Shel Shapiro: un mio sogno nel cassetto, l’ho ammirato molto e non ho mai abbandonato l’ascolto dei Rokes nonostante i miei mutamenti musicali.
Un altro che sento più vicino a me invece è Luca Carboni.