Scopriamo gli “Incontinenti alla deriva”, il nuovo album esplorativo di Galoni

È un artista molto particolare gaLoni, nome d’arte di Emanuele Galoni, cantautore con già due album all’attivo, Greenwich (2011) e Troppo bassi per i podi (2014), il cui brano Carta da parati è stato inserito nella lista dei candidati al premio Tenco come miglior canzone dell’anno 2014. Abile compositore di canzoni in continuità con la tradizione cantautorale italiana, che fonde con sonorità folk di matrice nordamericana, torna alla carica con il suo terzo album Incontinenti alla deriva, che uscirà il prossimo 7 dicembre sotto etichetta Goodfellas, anticipato dal singolo Banksy.

 

 

Il testo poetico di questo singolo descrive bene la sensazione ambigua e oscillante tra fragilità e leggerezza, come quella rappresentata dal palloncino rosso che vola qua e là nel video che esprime bene la vena artistica e l’effetto spiazzante, esattamente come un’opera di Banksy.

Il talento nella scrittura dei testi viene fuori ancor più nella seconda canzone dell’album I sistemi binari che, avvalendosi di un ritmo semplice ma magistrale, dipinge con pennellate espressive il ritratto delle follie della società odierna, fatta di razzisti e xenofobi, complottisti, anti-vaccinisti e fotografi di cibo, oltre che di tante “facce fulminate da un display”.

Interessante anche la riflessione disillusa sul cosiddetto “sogno americano” e su tutto ciò che riguarda l’influenza degli USA nella cultura di massa, dal Piano Marshall, passando per il mistero di Majorana, fino alla situazione politica con Trump, tratteggiata in L’America è una truffa, nella quale emerge il gioco di parole che dà il titolo all’album “Incontinenti alla deriva“, tracciando la mappatura della deriva non dei continenti ma di quella, di portata sociale, degli “incontinenti” nell’accezione dantesca, ovvero quelli che non si sanno contenere, che cedono al vizio di pretendere tutto subito senza dare spazio e tempo alla calma e al ragionamento. Nell’album Incontinenti alla deriva emerge quindi l’introspezione come necessità, oltre che come stile, insieme all’idea di soffermarsi sul concetto del tempo che scorre e della percezione che ne abbiamo, come afferma l’autore:

“Difficilmente riusciremmo a distinguere un 2004 da un 2013. Oltre alla moda, al costume, all’arte, al cibo o al suo modo di vivere, l’uomo è riuscito a massificare  anche il tempo. Contrariamente al secolo scorso, quando gli eventi storici particolari, le innovazioni artistiche, le resistenze culturali riuscivano a dare una identità ad ogni singola pagina del lunario”.

Galoni è un vero e proprio cantautore all’italiana, con una voce profonda che ricorda un po’ De André riproposto in chiave moderna.

I testi molto sofisticati sono abbinati a basi musicali che invece nella loro semplicità, priva di vezzi e fronzoli, regalano atmosfere eteree.

L’abilità nell’uso delle parole e la delicatezza del suono fanno di Galoni un artista completo, che in questo ultimo album esprime al meglio le sue molteplici qualità.