ATTENTION SLAP – The Animal Age

ETICHETTA | Autoprodotto

GENERE | Alternative Rock

ANNO | 2015

Qualcuno di voi si ricorderà di un disco uscito qualche autunno fa (precisamente tre) sotto il nome di “The 2nd Law”, scritto e prodotto da una band che risponde al nome di Muse. Gli Attention Slap, nonostante la minor fama, riescono dove i Muse hanno fallito: creare un sound variegato ma compatto, senza mai sfociare nel forzato.

Il loro The Animal Age più che un disco è un vero e proprio viaggio tra le sonorità che spazia dal rock al funk, con elementi acid jazz e tinte elettroniche, senza disdegnare alcuni passaggi squisitamente prog. Il riferimento a opere come “La Fattoria Degli Animali” di Orwell e “Animals” dei Pink Floyd è forte e chiaro, anche se qui l’obbiettivo del quartetto si fa arduo: raccontare una storia attraverso la sola dimensione del sonoro. Eh sì, perché “The Animal Age” è anche un concept album, un po’ come il recente “Drones” dei Muse (tanto per servirci del paragone fatto in apertura), solo che se nell’ultimo lavoro di Matt e soci la narrazione è lasciata in gran parte ai testi che accompagnano le melodie, in questo caso sono le melodie stesse a suggerirci le ambientazioni e gli avvenimenti.

La storia del disco segue le vicende di cinque personaggi principali: Mr. Rabbit, Don Pork, Doc Donkey, Okapi e Monsieur Mouse, che ci fanno immergere in una realtà corrotta in cui la lotta tra potere e classe lavoratrice assume una nuova forma. Si parte con “Back To Instanbul”, che con il suo sax suadente e sorretto da un’ottima sezione ritmica, ci presenta il personaggio di Mr. Rabbit, di ritorno ad Istanbul a seguito di una misteriosa telefonata, per poi lanciarci in una scatenata corsa in macchina all’interno della metropoli a suon di synth e bassi distorti in “Morning Rush”. Don Pork e Mr. Rabbit si incontrano fuori da un antico palazzo signorile, si scambiano una ventiquattrore e poi si separano per non vedersi mai più, mentre “Porkface” rimbomba negli auricolari con il suo rock aggressivo che non rinuncia a pretese sperimentali.

In “Okapi’s Evolution”, sostenuti da un sound che mescola i Pink Floyd al jazz, verremo, invece, a conoscenza del giovane studente rivoluzionario Okapi, che deciderà, con l’aiuto dei topi, di svelare una volta per tutte la cospirazione tramata dai maiali in accordo con i conigli per mettere in ginocchio l’economia. E sulle note di “Everlasting Mice” gli Attention Slap ci salutano come solo loro sanno fare, lasciando aperta una domanda sul finale di questa storia: ce la faranno le nuove generazioni a sovvertire il sistema? La risposta, sempre che ce ne sia una, si trova tra le note di questo meraviglioso disco.

Un progetto complesso e ambizioso quello di questo The Animal Age, lavoro totalmente autoprodotto che ha dato i suoi frutti e ripagato degli sforzi compiuti. Il quartetto pavese è promosso a pieni voti.

Francesco Canalicchio