“Come va?” Ce lo chiede Cogito con il suo EP

Come Va? è l’EP di esordio di COGITO, in uscita l’8 novembre per UMA Records (distribuzione Artist First) e costituisce una prima raccolta dei brani usciti in questi mesi ovvero SpaiatiLucciolaCicca & Caffè e OrMai, più l’inedito Portiera.

Ma chi è Cogito?

Piano con queste domande che rischiano quasi di sembrare riflessioni “cartesiane”! Cominciamo piuttosto da Riccardo!

Riccardo sviluppa la sua creatività a partire dall’underground veneto e vive per la scrittura.

Ha anche esperienze musicali di gruppo alle spalle, precisamente punk, che accumula dietro alla sua batteria; poi nel 2017 decide di iniziare il proprio progetto solista.

Al “Mira on Air Fest 2017” ha luogo il suo primo spettacolo con letture dei propri scritti e accompagnamenti musicali a nome di Cogito.

Nel 2018 arriva la vera e concreta collaborazione con J Milli, voce e sax dei Patois Brothers, che diventa il suo producer.

Il primo capitolo di questo sodalizio è Cicca & Caffé, che ha superato 120.000 ascolti. A seguire escono gli altri tre singoli SpaiatiLucciola e OrMai.

Nella prima metà del 2019 Cogito sale sui palchi di tutta Italia per aprire i concerti di artisti come Rovere e Coma_Cose, mentre entra nel roster di UMA Records.

Questo il percorso che lo ha portato fino a qui, fino a questo EP intitolato Come va? e questa è la descrizione dell’autore:

“Abbiamo deciso di procedere un passo per volta per farci scoprire, e magari stupire l’ascoltatore. Da qui la scelta di fare un EP di 5 brani che possono essere ascoltati velocemente, ma non per questo non lasciare un segno. Il tempo di un tragitto in autobus, di una doccia o un allenamento e hai ascoltato quello che è una prima parte di noi che vogliamo trasmettere” Cogito

Come va? vuole essere proprio questo, un primo viaggio nel mondo di Cogito, nel suo modo di intendere la musica e la scrittura. Si parla di sentimenti in piena era digitale, dell’influenza dei social sulle proprie emozioni, dell’avere vent’anni e di come una domanda molto semplice, un “Come va?” scritto per iniziare la conversazione in una chat di Instagram, possa essere uno spunto per chiederselo davvero. Alla fine, forse, andrà tutto bene.

“Come va? racchiude il senso dell’ep. Al giorno d’oggi, che stiamo molto tempo nei social media e che gli smartphone hanno reso la comunicazione veloce, questa domanda sembra frivola e poco importante. La maggior parte delle volte rispondiamo senza nemmeno pensare a come vanno le cose davvero. Non abbiamo tempo per parlarne o ancora non vogliamo proprio esporci. Dietro lo schermo, sia che si nasconda un sorriso o una lacrima non cambia, la risposta è sempre la stessa. ” Cogito

Quindi tutto parte dalla domanda che Cogito si è fatto sulla stessa domanda “Come va?”, riflettendo sul mondo di pensieri e sensazioni inespresse che stanno dietro a una domanda centrale da porsi e che poniamo agli altri prima che a noi stessi, senza darle la giusta considerazione.

Il tutto con le ottime produzioni di J Mill che con la musica esalta perfettamente il contenuto dei testi.

La prima traccia è l’inedita Portiera che ci fa entrare in questo mondo di pensieri e parole che fluttuano in un ritmo trascinante. Ricorda la scena indie per la voce melodica e i suoni sintetici più attuali. Non a caso Cogito ha aperto i live dei Coma_Cose, ci sono somiglianze evidenti.

Poi Cicca & Caffè, in cui emerge più chiaramente il tema dell’amore e delle sofferenze che provoca, legate anche alle incertezze che ci portiamo dietro perché “le basi non le danno le elementari”, con un timbro di voce particolare che rende Cogito più inquadrabile come cantautore che come rapper, anche per via dell’uso frequente di assonanze più che di vere e proprie rime.

In Lucciola spicca la potenza evocativa del ritornello riflessivo con la musica che dà risalto agli stati emotivi situati stilisticamente tra conscious rap e indie-pop. Il testo affronta il tema dei luoghi comuni come la tristezza della domenica e il senso di erroneo che ci domina, ben sintetizzato nella frase “una cosa perde senso quando puoi averla”.

Spaiati, già dal titolo, ci spiega che siamo tutti un po’ come i calzini che fatichiamo a ritrovare nel loro ordine a paia. Torna quindi la costante dell’errore ad aleggiare nella vita, magnificamente descritta da una perla di logica che è quasi un koan buddista: “al fischio di inizio si è sempre pari”.

Nella seconda strofa, unica parte veramente rap, (quasi trap con un “quasi extrabeat” per la velocità), viene delineata con rassegnazione evidente anche la battaglia (persa) contro l’omologazione.

Infine, movimentata da un ritmo dance esotico, arriva OrMai: la parola fonde i due concetti di “ora” e “mai” in un unica riflessione sul tempo e la sua volatilità, sul passato che però contiene tutto il senso del bivio (ora o mai), delle decisioni, delle scelte che tale considerazione di ciò che “ormai” è successo, si porta inevitabilmente dietro. E quindi anche il ritorno alla speranza, forse, nella consapevolezza che è proprio la scelta quella che può evitarci il rimpianto dell’ “ormai”.

Perciò il soprannome di Cogito è assolutamente appropriato, vista la tendenza ai dilemmi filosofici nascosti dietro un apparente linguaggio molto semplice.

Infatti, come si è visto, il fulcro dell’album è l’insieme dei dualismi esistenziali, riconducibili tutti all’unico dualismo veramente importante e, però, difficilmente superabile, soprattutto dalle anime più complesse: quello tra felicità e malinconia, tra sorrisi e lacrime. Un confine troppo labile, a volte; altre volte troppo marcato.

Il filo conduttore è questo filo di evanescenza su cui siamo sospesi tra lo stare bene e lo stare male, nella presa di coscienza della difficoltà nel dare una risposta sincera e veritiera a questa domanda, la più banale e quotidiana di sempre.