GLI UOCHI TOKI SI PRESENTANO COME “MALÆDUCATY”

Malæducaty: UOCHI TOKI alla riscossa. Non si fermano mai i “Maghi” del rap elettronico italiano (seppure difficilmente catalogabile).

Chi li conosce sa bene quanto materiale producano e quanto sia impegnativo digerirlo di volta in volta, per via dell’estrema complessità. Dopo l’avventura nel mondo dell’animazione con Il Cartografo, dopo Divenire Seguire Animale nello split EP Volumorama con i San Leo, l’anno scorso gli Uochi Toki si sono immersi nella Realtà Virtuale in una lunga serie di futuristici live che vi abbiamo raccontato qui.

Poi, a marzo, per DioDrone è uscito La magia raccontata da una macchina, un “libro-audio”, ma non come il precedente omonimo album del 2008. Si trattava stavolta di un vero e proprio libro cartaceo scritto e illustrato dall’ipercreatività grafica di Lapis Niger (pseudonimo usato dal rapper Napo come disegnatore), accompagnato dal relativo album musicale scaricabile tramite un codice.

Ma il tempo è tiranno e così, neanche il tempo di apprezzare questo ultimo feticcio degli Uochi Toki che, mentre ancora stavano terminando le ultime date del tour in VR, Rico e Napo hanno annunciato (e in breve tempo donato al mondo) l’ultimo prodotto: Malæducaty.

Procediamo con l’album dunque, tenendo presente la difficoltà nel recensire un gruppo come Uochi Toki, soprattutto dopo che loro stessi hanno preso in giro chi scrive di loro (e di musica in generale) con una geniale “recensione delle recensioni”, contenuta nel pezzo La recensione di questo disco.

Uscito il 30 settembre sotto etichetta Light Item, Malæducaty si contraddistingue per il ritorno al rap nel senso più vero del termine, per quanto possibile per gli Uochi Toki, ovviamente. Si notano metriche rap vere e proprie (come questa, per capirci: «E adesso bulletproof / a prova di commento / che ci sia o meno il groove / non cammino a passo svelto»).

Qui il loro modo di porsi ironico e al tempo stesso oscuro, difficile da comprendere, impossibile da etichettare, fuori da ogni moda e canone, cambia nuovamente. Infatti, rispetto ai precedenti esperimenti, Malæducaty si caratterizza per i brani più brevi, andando verso qualcosa di più orecchiabile e al tempo stesso ancora più estremo.

In Malæducaty si parla di argomenti diversi, passando dalla poesia alla fisica quantistica, ai momenti pre-concerto, a cibo, lotte tra carnivori e vegani, orto e autosufficienza alimentare, linguaggio antisessista, sopportazione dei fumatori, meme e linguaggi in voga fra i giovani, trentenni con comportamenti da anziani, domande noiose, amore e ricordi, brani imballabili, desiderio di tempo libero.

Nonostante ciò, Malæducaty è una sorta di concept album nel senso che ogni traccia è collegata tematicamente con quella successiva. In più c’è un filo conduttore basato sul dissing, sulla critica e ridicolizzazione dei comportamenti osservati tra le persone, soprattutto quelle con cui si trovano a relazionarsi.

L’album è stato anticipato dal singolo Onigiri, che descrive il momento in cui gli UT si accingono alla loro esibizione dal vivo, con un ritornello “evocativo”, nel senso che sembra evocare dei fantasmi. Il video ha un timbro decisamente culinario.

Da notare come la sperimentazione si faccia forte con l’uso di neologismi e parole in inglese che solitamente non vengono usate in italiano neanche nello slang moderno («mi viene la sadness»), forse per scimmiottare i più modaioli che lo parlano.

Il singolo che invece ha lanciato l’album è molto più semplice, anzi, direi Innocuo. Infatti, a partire da questa parola, Napo sviluppa una serie quasi geometrica di giochi di parole e rime… Si, proprio così, rime e assonanze a incastro, con una vera e propria metrica, come fanno tutti gli altri rapper!

Tutto questo mentre Rico, nel video, impugna una motosega e la strimpella come fosse una chitarra, per dire. Che poi è un’immagine che sintetizza benissimo la risposta alla domanda “che genere fanno gli Uochi Toki?”

Una cosa credo di averla capita: io eviterei di fumargli addosso…

Infatti a questo brano segue Le sigarette, un attacco ancora più duro contro le abitudini dei fumatori, servendosi addirittura di un inimmaginabile ritornello melodico cantato.

Res ort ricollega lo sfottò all’ascoltatore alla tematica già trattata più volte in precedenza, quella dell’autosufficienza alimentare, citando il brano I mangiatori di patate (dell’album precedente Libro Audio), spostando poi il discorso sui problemi delle scelte su cosa mangiare in Vegan stammi vicin.

Un altro brano che spicca è La lingua memese, una sorta di elettrodance che tratta del linguaggio giovanile ridotto a “meme” e alla comunicazione stile Social Network; si riferisce all’attualità («Reboot di remake delle serie, reboot di remake di camicie nere, in posizioni di potere e che si inventano tutele»), a una società “giovanile” e giovanilista iperconnessa in cui ad esempio «non si gioca più, si guardano i gamer».

Oppure l’umorismo spietato di Cambia domanda, un ritmo quasi trap sul quale, tramite argute e bellissime metafore, il flow fortemente spezzato di Napo paragona le persone che gli fanno sempre le stesse domande poco intelligenti a un robot-generatore automatico di domande (geniale l’uso di metafore per spiegare lo stesso uso di metafore).

Inoltre, paradossalmente, assistiamo a un pezzo che, contrariamente al solito, coinvolge con il ritmo quasi ballabile: uno sberleffo dei fan più superficiali che ai live, come a una band qualsiasi, chiedono di eseguire i brani più famosi (che compaiono per primi anche in una ricerca online). Ecco quindi che in Fate il ladro, fate l’estetica, ci si ritrova rapiti dal ritmo frenetico e dalla ripetizione sincopata e ipnotica del fan che chiede: «Ma non la fate “Il ladro“? Non la fate “L’estetica“?».

Poi i conoscitori dell’hip hop noteranno che c’è una traccia curiosamente intitolata Digei Graff (nome scritto come si pronuncia), che è una citazione indiretta di uno dei pionieri italiani del genere hip hop (che in Sucker per sempre, dissing agli Articolo 31, diceva «Mi pare di rivivere Happy Days dove c’è Fonzie che mi sta sul cazzo»).

O ancora un problema che riguarda tutti come quello esposto nel brano La macchina del tempo libero, ancora più strambo perché posto per ultimo dopo Grazye, che sembra chiudere l’album e che racchiude tutto il discorso del rapporto tra artisti e fan, rifiutando la riconoscenza reciproca e proponendo in questo senso di diventare dei “maleducati” (da cui il titolo dell’album).

In definitiva, mettendo al centro la forma come espressione più vera del contenuto, mentre le basi elettroniche di Rico sono sempre più varie e a tratti scivolano nell’etereo, qui Napo usa spesso un lessico meno alto del solito, in favore di una maggiore sperimentazione nella metrica e nel modo di scandire le parole, che non è più un parlato fluente e quasi monotòno, ma uno spezzettamento di parole e sillabe che assomiglia vagamente a vecchi tipi di flow di altri rapper risalenti almeno agli anni ’90.

Ad esempio in Onigiri sembra di risentire Esa, in Res ort, Cambia domanda e Grazye ricorda Dargen D’Amico; e al tempo stesso è inusuale, qualcosa che non è mai esistito.

In ogni caso rimane ammirevole l’ironia beffarda, acuta e surreale con la quale, dietro il testo fluente di Napo spalmato sui ritmi di Rico, dietro le parole criptiche e i suoni distorti, gli Uochi Toki prendono in giro i comportamenti del loro stesso pubblico e il mondo contemporaneo e sanno creare sempre atmosfere inquietanti e affascinanti.

Ovviamente la quantità di elementi della cultura nerd è, come al solito, impressionante, come impressionante è la musica composta dalle sonorità sprigionate da questi stregoni del segmento magico parole-immagini-suoni.

Gli Uochi Toki riescono sempre a far riflettere, a divertire, a intrattenere, e soprattutto a stupire, lasciando senza parole.

Si rivolgono soprattutto a chi non capisce, prendendolo in giro, anche se con gli Uochi Toki è sempre difficile comprendere qualcosa. Ma in fondo il loro è un atteggiamento dichiarato:

«Dire le cose chiare serve solo a coordinarsi quando si cucina».

Quindi, non sapendo aggiungere altro, vi lasciamo all’ascolto dell’album Malæducaty e alle prossime date del Tour:

07.11 Bologna @ Locomotiv Club

08.11 Foligno (PG) @ Spazio Astra

09.11 Macerata @ Soms

15.11 Viareggio (LU) @ GOB

16.11 Siena @ Corte Dei Miracoli

21.11 Rimini @ Casa Pomposa

22.11 Putignano (BA) @ Macello

23.11 Caserta @ Lizard Club

29.11 Torino @ OffTopic

30.11 Genova @ Circolo Cane

06.12 Pisa @ Deposito Pontecorvo

07.12 Ferrara @ Officine Meca

13.12 Asti @ Diavolo Rosso

14.12 Schio (VI) @ CSA Arcadia                         

20.12 Grosseto @ Khorakhanè                                   

27.12 Iglesias (Sud Sardegna) @ Volcano Social Club 

03.01 Guagnano (LE) @ Arci Rubik                                 

04.01 Napoli @ Mamamù                                             

21.02 San Benedetto del Tronto (AP) @ Edelweiss