DEL SANGRE – Il Ritorno dell’Indiano

ETICHETTA | Latlantide Promotions

GENERE | Folk, Rock

ANNO | 2016

Un viaggio oltreoceano per i Del Sangre, che ci presentano un nuovo album rock, country e americano, Il Ritorno dell’Indiano. 

L’origine della band è fiorentina/pratese, ma il sound è totalmente statunitense. Dopo due anni di lavoro sull’album e qualche fatica alle spalle, i Del Sangre presentano un album che mette insieme il sound delle praterie con quello del classico rock italiano. Si sente a sprazzi un po’ di country, un po’ di blues rock e un po’ di Italia. Undici tracce di musica tecnicamente impeccabile e con testi profondi e sentiti.

L’album parte con L’Indiano, che lascia subito perplessi, non sapendo bene cosa si sta ascoltando. L’introduzione all’album è in tema con canti pellerossa, che dopo qualche secondo si mescolano alla batteria prepotente e alla chitarra elettrica. Un vago sentore del grandissimo Bruce Springsteen, che però mangia pizza e pasta. Il brano successivo, Alza le Mani, non è meno rock, ma ha un testo che tocca profondamente. “Alza le mani, fatti vedere, alza la voce se ci sei.” Una frase che in periodi come questi tocca corde delicate dell’anima. Successe Domani parte a sorpresa con un groove che comprende in egual misura sia ska che country blues. Con Gaetano Bresci, la band ha voluto quasi emulare i canti pellerossa con la parte iniziale del brano, per poi partire con un ritmo lento e scandito soprattutto dalla batteria. Il richiamo delle prateria è forte qui, ma quelle distese verdi toscane.

Fuori dal Ghetto mi fa subito venire in mente gli storici Punkreas ed il loro punk-ska anni 90. Un pezzo che carica moltissimo ed è quasi impossibile non cantare e saltare. Una Chitarra per la Rivoluzione è un brano di classico rock italiano, lo stesso che ha movimentato la penisola per anni e continua ancora a farlo. La chitarra non manca ovviamente, abbinata all’arroganza delle parole, dall’anima rock e rivoluzionaria. Sacra Corona Unita non si discosta musicalmente dagli altri brani e non si è ancora calmata la carica rivoluzionaria della band. Scarpe Strette è una sorpresa piacevole. Il brano è introdotto da frasi lette e poi da una chitarra malinconica e delicata. Un brano che rallenta di colpo tutta la carica dell’album. Una pausa prima del brano successivo, Argo Secondari, che torna a farci ballare la quadriglia, mentre beviamo birra, o whisky, a voi la scelta. Gli Occhi di Geronimo rallenta di qualche battito il cuore e spara un classicone rock nelle orecchie, piacevole e liscio come l’acqua nella gola di un assetato. Arriviamo alla fine dell’album con Sebastiano, che però non ci dà mica una tregua. Subito ci attrae la chitarra, che ci fa stare sulle spine aspettando di sentire il brano esplodere. Un pezzo sul lavoro e sulla fatica e sulla Fi……………at!

Il Ritorno dell’Indiano è nell’insieme un album ben costruito, piacevole all’ascolto, senza troppi cambi di ritmo e con una profondità di testo che ci fa subito sentire parte della musica. Non manca di certo l’ironia pungente e rivoluzionaria contro uno Stato che poco fa e troppo dice. Voglio farvi notare come non ci siano donne in questo album. Uomini in ogni brano e titolo, ma non è solo per loro. Buon ascolto!

Carmen Mc Intosh