“Server Sirena”: il ritorno alla carica e la “resistenza” dei Linea 77

Server Sirena è il nuovo album, un EP di sole sei tracce, appena pubblicato dai LINEA 77, sotto etichetta Polydor e anticipato dai singoli AK77, Sangue nero e Cielo piombo.

L’album verrà presentato e celebrato dal vivo con quella che si preannuncia una grande festa: Linea 77 e molti degli artisti presenti nel disco si esibiranno live il 6 novembre all’Alcatraz di Milano.

La “band bandiera” del nu metal, l’unica che abbia saputo emergere dando a questo sottogenere misto una versione credibile a livello nazionale, è tornata a colpire, e a colpire forte.

Ha scelto infatti di unire le sue forze con un altro genere che ormai domina la scena musicale: il rap.

Anche se non è solo il rap a dare quel qualcosa in più ma il modo di interpretarlo della crew Machete, con la quale i Linea 77 rinsaldano l’alleanza stretta con il suo boss Salmo.

Infatti Dade dei Linea 77 è da anni il bassista anche di Salmo per cui le due realtà si erano già incontrate e la scorsa primavera avevano realizzato insieme il singolo AK77 e condiviso il palco in qualche live.

Questa collaborazione era in qualche modo prevedibile, considerando che il punto d’incontro tra rap e metal (ma anche breakbeat) è proprio l’ambito in cui l’attuale star di Olbia ha iniziato a muoversi.

Per chi non lo sapesse, prima di iniziare la carriera solista, Salmo ha militato nella band hardcore dei To Ed Gain, in quella rapcore nota come Skasico e nei Premeditazione E Dolo.

Riprendiamo quindi la metafora militare dell’alleanza per descrivere Server Sirena che a sua volta ha come linea il tema guerresco presente già in AK77, ispirata, come si evince dalle parole e dal video, al film Full Metal Jacket.

Avvalendoci di questo filo conduttore, possiamo quindi dire senza banale retorica che ogni traccia di Server Sirena è una bomba!

E questo non solo perché sono stati chiamati i rinforzi a svecchiare il flow dei Linea 77, ottenendo il rafforzamento della metrica rap già presente ma perché c’è anche la perfetta fusione con i ritmi dubstep e breakbeat che già aveva usato Salmo, ritmi che rendono le basi ancora più aggressive ritmicamente, senza pregiudicare l’importanza degli strumenti.

AK77 – riprendendo il gioco di parole (anzi, di numeri), tra il nome della nota arma da fuoco AK47 e il numero presente nel nome della band – è una mitragliata sotto tutti i punti di vista, sia nel suono che nella metrica, che nella strofa di punchline cattive di Salmo.

Poi abbiamo Sangue Nero in cui il rapper calabro-torinese Ensi, campione nel freestyle, si cimenta in una strofa con parole ben studiate e significative, scandendole bene senza farsi prendere dalla fretta.

Ma non c’è molto da aggiungere a questi risultati di accoppiate tra artisti con inclinazioni simili. Certo, il risultato non è scontato, a volte può essere deludente, ma non è questo il caso.

Invece sorprende di più Cielo Piombo, forse la migliore dell’album, nata dall’unione – già esplorata in passato, vedi 66 (Diabolus in Musica), 2003 – con il mondo musicale dei Subsonica.

Questa volta è solo Samuel a partecipare; dovrebbe quindi venire meno il suono elettronico nella produzione ma a compensarlo ci pensa l’eroe indiscusso di questo album da battaglia.

Stiamo parlando di Sir Bob Cornelius Reefo aka The Bloody Beetroots che, con le sue produzioni (tutti i brani, il primo insieme a DJ Slait agli scratch) e i suoi suoni vari, tesse tappeti elettronici, stesi per accogliere i vari tipi di flow, per poi farli decollare come tappeti volanti degni di Aladdin.

Infatti colpisce in questo pezzo il tono più soft con il bel ritornello melodico cantato da Samuel che si sposa perfettamente con un inaspettato ma graditissimo accenno di drum&bass che rende tutto più scatenato.

Lo stesso tipo di ritmo, ma più esagerato e movimentato, sta anche in Play & Rewind in cui l’imprevedibile Hell Raton del Machete Crew rappa in spagnolo in modo quasi più dolce nella prima strofa, lasciando che nella seconda il testo riflessivo e al tempo stesso incalzante nella metrica di Caparezza arrivi all’esplosione nel bridge e nel ritornello finale, dando una carica pazzesca.

Poi c’è Prison in cui il rapper Axos interviene, forse non con troppa energia, per lasciare spazio all’importanza del testo della canzone, più narrativa, che affronta il tema della tossicodipendenza e del carcere.

Infine il ritmo ritorna più nei meandri dell’hip hop con la preziosa strofa del validissimo Jack The Smoker in Senzalternativa, per un finale potente.

In generale nei testi emergono tematiche sociali e soprattutto il confronto tra l’io e la realtà, spesso crudele che spinge a dover tirare fuori la propria forza per reagire.

Server Sirena è un continuo grido di battaglia per dire non più solo “siamo contro” ma anche semplicemente “ci siamo ancora”.

I Linea 77 dimostrano di essere capaci di inserirsi abilmente nel contesto che è maggiormente di tendenza, rimanendo comunque alternativi, situandosi così al tempo stesso in rottura e in continuità con la musica più attuale (con l’elettronica, con l’affiliazione all’armata Machete, ancora fresca del successo di MM4 che ha imperversato in estate e sbancato tra le preferenze dei più giovani).

I Linea 77 con Server Sirena danno prova di essere una band che, pur essendo cambiata perché è cambiata la vita dei suoi componenti, pur venendo dagli anni’90, è ancora viva e, proprio come un gruppo ribelle armato, resiste.