“NON CE N’È” dignità: per la musica non è un “buon giorno da Mondello”

In modo tristemente banale, dopo essere stata protagonista di video virali lanciando la frase “Non ce n’è coviddi” che è stata il tormentone dell’estate 2020, ospitata in televisione da Barbara D’Urso e aiutata da Lele Mora, la signora Angela Chianello meglio nota come Angela da Mondello, ha intrapreso il suo percorso da influencer conquistando migliaia di follower su Instagram e, come da copione tipico dei personaggi trash, ha pubblicato il suo video “musicale”.

E, ironia della sorte, la signora Angela ora è indagata dalla polizia di Stato assieme al suo manager (che ha persino scritto sulla sua carta d’identità «Agente di varietà»), con il motivo che nel videoclip una ventina di persone tra protagonisti e figuranti formavano un gruppo senza distanziamento né mascherine.

Questo è quanto quanto registrato dal Commissariato di Mondello, aggiungendo che questo veniva fatto “occupando abusivamente ed arbitrariamente un’area demaniale marittima in concessione, in assenza della licenza di pubblica sicurezza e di agibilità dei luoghi nonché in violazione delle disposizioni anticontagio e disattendendo il divieto di tenere spettacoli anche all’aperto”

Per lei e il suo agente è scattata una sanzione amministrativa. Ma nel frattempo la signora Angela Chianello ha pubblicato su Instagram altri video in cui mette la faccia dietro una griglia da cucina, ironizzando sul fatto che non è stata arrestata come direbbe qualcuno e che le uniche sbarre dietro le quali si trova sono quelle di casa sua e annunciando altri progetti come i video su Tik Tok.

Pur non potendo tacere sull’increscioso episodio, non linkiamo il video, proprio per non regalare visualizzazioni a questa cosa penosa ma ve lo descriviamo per darvi conto della gravità di quello che è successo. E vogliamo comunque parlarne perché crediamo che sia importante segnalare episodi come questo, offensivi per la sensibilità comune  ma anche per il mondo della musica.

Sì, perché in un momento in cui i lavoratori del settore musicale sono messi con le spalle al muro in un periodo di forte crisi come questo, dovuto alla sospensione totale del mondo dello spettacolo, in cui bisognerebbe sostenerli economicamente e investire nella musica, non si può vedere che poi vengono spesi soldi per produrre cose del genere.

E non si può vedere neanche che proprio dal mondo della musica non ci siano parole di condanna di questo fenomeno, a parte quelle di Ermal Meta, che ha espresso più o meno quanto sopra, e di Pierdavide Carone.

Bene, veniamo al video e cominciamo dal titolo: “Non c’è n’è”. Proprio così, avete letto bene. Hanno sbagliato anche a scrivere il titolo, dimostrazione dell’ignoranza su cui si basa tutta questa operazione di marketing e che viene letteralmente propagandata, senza dignità.

Anche un bambino saprebbe fare un’analisi corretta del video in questione, tanta è la quantità di stereotipi del trash presente in questo “esordio” musicale prodotto sotto l’indicativo nome di Vucciria Music Records, con tanto di sponsor, con tali Noseal, Niklaus e Johnny F., come ospiti d’eccezione, dove l’eccezione sta nel fatto che non abbiamo la più pallida idea di chi siano, in un tripudio della peggiore tamarritudine meridionale in cui la signora Angela, tutta in tiro, da tipico fenomeno virale non fa altro che ripetere ossessivamente il suo slogan “non ce n’è, non ce n’è, non ce n’è” e “non c’è niente”, con un inutile autotune, senza nessun altro contributo, se non una brutta copia di strofa rappata all’inizio, un balletto goffo e i gesti che l’hanno resa famosa, tutto questo a ritmo di una dance – reggaeton con qualche accenno di rap scadente.

Dopo una trafila di parole vuote che esaltano la voglia di fare festa, a parte un “togli quella maschera” buttato in mezzo senza senso, sarebbe tutto normale, ma la parte veramente inqualificabile arriva con la terza e ultima strofa dove un tizio seduto, vestito elegante e con tono serio, con i capelli tinti con il tricolore e bandiere sventolanti dietro le spalle si applica invece tantissimo in un rap polemico e iper-politico:

“Quanto conta Conte, qua nessuno conta / in questa Italia senza un’impronta / tutti rinchiusi come in galera / solo caos, solo bufera / tutto questo non ha un senso / il governo non ha un consenso / chi ci rappresenta si rappresenta e non guarda a noi, coscienza spenta”.

Il tutto con tanto di messaggio finale verso il Presidente del Consiglio Conte e la patetica scritta: “Noi siamo con i lavoratori”.

In pratica questo pezzo che sembra un vago inno alla spensieratezza tipico dei tormentoni di basso livello viene ri-agganciato alla realtà e gli viene data una connotazione di lotta politica.

A prescindere da come la si pensi sull’operato del governo, questa presa di posizione assume un atteggiamento gravissimo di apologia del negazionismo, che dovrebbe essere un nuovo reato perseguibile alla luce di quello che sta accadendo.

Infatti, schierandosi idealmente dalla parte del popolo, questi buffoni stanno legittimando quel “non c’è niente” che viene ripetuto.

Che quindi non è più solo una frase su cui ridere ma un atto di mancanza di rispetto per le tante persone che stanno vivendo un dramma, in un momento in cui la situazione della pandemia ha raggiunto un livello gravissimo, in cui aumenta la conta dei morti e gli ospedali e le terapie intensive sono in un clima di guerra per l’intasamento che non riescono a gestire.

Pur avendo suscitato grandi polemiche e una marea di insulti sui Social, questo episodio dovrebbe provocare l’indignazione e la condanna da parte soprattutto del mondo della musica, visto che non solo viene spacciato per musicale un video semplicemente trash, ma viene mandato un messaggio irrispettoso verso quello che stiamo vivendo tutti quanti.

E perciò la musica, che è comunicazione e si occupa anche di mandare messaggi, è tristemente chiamata in causa.