Gubbstock 2019: serate piene di musica a Gubbio

A Gubbio, precisamente all’interno del Chiostro della Chiesa di S. Pietro, si è appena svolto il Gubbstock Rock Festival, giunto alla 26a edizione. Il festival estivo a ingresso gratuito costituisce un trampolino di lancio per le band giovanili locali e un evento di aggregazione per le realtà giovanili della città e delle zone limitrofe.

Negli ultimi anni il Gubbstock Rock Festival è cresciuto tanto da arrivare a ospitare importanti band quali Fast Animals and Slow Kids, Le altre di B, Sycamore Age, Calibro 35, Il Pan del Diavolo, C+C= Maxigross, Valerian Swing e Le Capre a Sonagli.

Martedì 30 luglio

Si arriva all’ingresso del festival passando davanti a un muro riempito per l’occasione di disegni e opere di street poster art, piante rampicanti che sono state adottate e poesie concepite con il metodo del caviardage. E una volta entrati nel Chiostro di S. Pietro si respira un’aria familiare e di tranquilla serata estiva.

Infatti sono tante le iniziative e le attività collaterali che accompagnano la musica come “Altro Gubbstock”, salotti temporanei per vedere il festival da un’altra prospettiva, “Gubbstock Live Drawing” e “InChiostro”, lo spazio dove giovani disegnatori realizzano bellissime illustrazioni di copertine con le quali rivestire vecchi libri della Biblioteca Sperelliana.

Il primo musicista a esibirsi è Daniele Mancinelli, un cantautore dall’aria del moderno “poeta maledetto”, un malinconico oscuro; il look fa pensare a un punk scatenato e invece il suo live è acustico, la sua musica melodica ed esprime una forte sensibilità. Il tutto con solo una chitarra e una buona estensione vocale che spazia fra diverse tonalità. 

Poi è la volta degli Stairway to Beer: una band rock composta da ragazzi giovanissimi in un mix eterogeneo in cui compare anche un ukulele, che realizza ad esempio cover di canzoni degli Evanescence e dei Muse. Ovviamente ancora devono crescere e assestarsi ma promettono bene.

Poi salgono sul palco gli Orbit: il simpatico ritmo del duo funk-rock psichedelico trascina il pubblico e lo traghetta verso il dopo-cena. I migliori di questa prima giornata.

Si va avanti ancora con i PhilophobiA, hard rock band perugina dal sound molto forte e con lo spettacolo messo su da The Blues Brothers Revival.

E ancora il rock e l’hard rock di band locali come The Jonathan Wilson e Hell&Then.

Quindi è il momento degli attesi ospiti: gli /handlogic. Questa band di giovani ragazzi di Firenze, uscita quest’anno con l’album Nobodypanic sotto etichetta Woodworm, ha riscosso ovunque grande successo e ottime recensioni presso la critica e le principali grandi riviste specializzate.

E la loro abilità di fondere in modo alternativo rock, pop, elementi di jazz/r&b e melodie con sonorità spaziali fa capire il motivo di tale successo.

Partono con i primi due brani tratti dall’ultimo album (che sembrano nettamente migliori degli altri), poi si passa ai brani che li hanno lanciati, quelli dell’EP omonimo (/handlogic EP del 2016).

La voce del cantante è leggiadra e fa spaziare la mente tra diverse dimensioni melodiche, lasciando il posto nel finale alle forti chitarre, come avviene ad esempio in A Little life e nel finale con Supernatural. La loro musica si caratterizza per la sensazione, evocata dallo stesso nome della band, di prodotto nuovo e fresco, di elettrodomestico o dispositivo elettronico di ultima generazione, di tecnologia all’avanguardia.

Infine, in chiusura della serata c’è stata un’esibizione in una sorta di Aftershow del coro di ragazzi Angels Gospel Choir.

Mercoledì 31 luglio

La serata inizia più tardi rispetto al giorno precedente, lasciando lo spazio a MineGuns, la band The Temple of the Wolves, The Phoenix’s Order, giovanissimi alle prese con grandi successi blues, e AIR34G, band tributo ai Radiohead.

Poi, passando agli ospiti, una piacevole sorpresa è stata l’esibizione casinista della band indie rock bolognese La Gabbia.

Partiti con dei pezzi lenti e smielati, quasi a voler depistare il pubblico, mostrano i loro veri intenti con un’esplosione di ritmo e rumore che inonda l’intero chiostro con hard rock tendente al punk e addirittura al metal. E per la prima volta in queste due serate, la gente si alza e si raduna sotto il palco per sentire i brani dall’EP Bruciare vivo come ad esempio Mantide. Insomma, l’headbanging è assicurato. 

Poi i Campos.

Questa band pisano-berlinese, la cui provenienza geografica così mista è effettivamente indicativa, un trio basso-chitarra acustica-tastiere, è fenomenale: cantano alternativamente in italiano, inglese o tedesco su un tappeto di suoni che pare il tessuto colorato e variopinto dei poncho sudamericani, in particolare messicani, come il grande portiere dalle divise sgargianti dal quale la band prende il nome.

E questo caleidoscopio sonoro che ci porta direttamente a scappare in Messico, è costituito da un insieme di suoni metallici, plastici, legnosi, elettronici e altro, creati dalle dita magiche del tastierista Davide Barbafiera e dall’intuizione geniale e innovativa, per quanto semplice, di unire al cantato da film d’azione o western un sottofondo fatto da percussioni elettroniche. E proprio queste ultime ne danno il ritmo sostenuto e fatto di battiti e suoni che, non essendo di un unico tipo di percussione, sono sempre diversi.

Perciò la loro musica si può definire veramente colorata, provoca sinestesia. E coinvolge.

Inoltre trova conferma l’anima rock del gruppo, visto che nel finale scendono dal palco o si trovano a suonare uno in piedi sulle casse, l’altro steso a terra, l’altro ancora in ginocchio.

In conclusione, le due serate di musica del Gubbstock rappresentano sicuramente un valido evento capace di ravvivare l’ambiente giovanile e la vita di una cittadina così arroccata e isolata come Gubbio, portando un tocco di modernità in un contesto medievale.