Davide Toffolo: i festival, La Tempesta e 25 anni di TARM

Abbiamo approfittato del loro live al Woodoo Fest per fare una lunga chiaccherata con Davide Toffolo, frontman dei Tre Allegri Ragazzi Morti.

Questo nuovo album, Sindacato dei Sogni,l’avete definito un nuovo rock e in realtà segna un po’ un ritorno al passato dei Tre Allegri Ragazzi Morti. Quindi cosa c’è il vecchio e invece cosa c’è di nuovo?

Per noi è quasi sempre tutto nuovo perché non abbiamo memoria perciò è difficile ricordarsi veramente quello che facevamo prima però assomiglia a quelli precedenti perché ha un connotato più rock mentre gli ultimi due dischi avevano dentro degli elementi etnici abbastanza evidenti.
Qui invece c’è una ricerca in un’altra direzione che è un po’ esplicitata dal titolo perciò diciamo sta intorno alla psichedelia dei primi anni ‘80 cui è anche dedicato il disco e anche le altre suggestioni di ascolto che abbiamo avuto durante la registrazione e anche prima ovviamente. 

Gli album precedenti erano appunto molto etnici e portati alla Cumbia, eccetera… quella direzione era stata una parentesi o nulla toglie che potrà essere ripresa in futuro ma adesso seguite altre strade?

Abbiamo imparato a suonare il reggae 10 anni fa e non lo dimentichiamo, nei concerti c’è sempre, la Cumbia per me è un amore, per me Davide è un amore preciso, c’è anche una parte de La Tempesta che si chiama La Tempesta Sur che è attenta soprattutto a quel tipo di sonorità.
Però per quanto riguarda il lavoro proprio dei Tre Allegri Ragazzi Morti è sempre un’incognita anche per noi perché quando ci troviamo tutti e tre vediamo cosa succede, non è così programmato che diciamo “da domani facciamo questo” dobbiamo capire che succede fra di noi prima e poi quello che quello che succede tra di noi diventa musica.

C’è in questo disco una canzone che secondo te rappresenta un po’ l’album?

Si, l’ultima, Una ceramica italiana persa in California, penso che in quella canzone lì ci sono i semi di quello che faremo nel prossimo periodo.

Quindi state già lavorando al nuovo materiale?

Noi siamo sempre in azione, non siamo mai fermi, siamo sempre lì che cerchiamo

Quindi questa volta non ci sarà da aspettare tanto, rimarrete sempre in giro…

Allora…la novità è che quest’anno che facciamo 25 anni di musica assieme, il 31 ottobre faremo una festa per il nostro compleanno e quello lì è l’obiettivo di questo finale di anno, questa festa. E intorno spero che usciranno anche delle cose nuove perciò penso che non ci sia da aspettare tanto.

Tu hai scritto anche i testi dell’ultimo album dei Bud Spencer Blues Explosion, almeno in parte, e Adriano Viterbini ha collaborato con voi. È anche questo magari che vi ha portato qui, cioè la collaborazione con musicisti che hanno un’impronta diversa che vi fa venire la voglia di suonare quella cosa o magari il contrario, avevate voglia di fare questo genere e quindi vi siete circondati di questi musicisti ?

Adriano è un musicista che conosciamo da tanto tempo, ci siamo incontrati molte volte sui palchi. Poi qualche anno fa eravamo a New York a fare un concerto durante la registrazione del disco Inumani e anche lui era in America perciò ci eravamo dati un mezzo appuntamento che per motivi logistici non siamo riusciti a mantenere. Quindi ho detto “Adriano quando torniamo in Italia che dobbiamo finire il disco vieni a suonare almeno una canzone che l’ho immaginata per te” poi invece è rimasto lì e ha suonato tutto il disco, in una giornata. 

E vi ha seguito poi anche in tour…

Si devo dire che Adriano ha un tipo di musicalità molto coinvolgente, incredibile. Io l’ho visto in tutte le sue forme dai Bud Spencer, a lui da solo con un gruppo incredibile come Los Indimenticables e poi anche con gli I Hate My Village, sentirlo suonare è sempre una specie di medicina non so come dire.
Quindi non so dirti bene, è chiaro che quando stai facendo una ricerca musicale chiaramente anche la musica ti aiuta a incontrare musicisti su quella direzione, ci è successo con il reggae con Paolo (Baldini, nda) e con i Mellow Mood però abbiamo imparato in questi anni che la musica è un posto d’incontro, è che anche se personalmente ad esempio non ho le capacità tecniche per vivere una jam nel senso figo del termine però ho imparato anche a buttarmi.

C’è una canzone alla quale siete particolarmente legati visto che le vostre scalette cambiano sempre molto da un tour all’altro? Nel senso che mi sono accorto che a volte andate a ripescare delle cose che magari non facevate da anni e altre cose che invece uno si aspetta poi non ci sono quindi in realtà ti chiedo, c’è qualche canzone a cui siete particolarmente legati a prescindere da quanto la suoniate più o meno dal vivo?

Beh le canzoni delle origini sono sempre quelle a cui siamo molto legati. Però nel concerto di oggi ad esempio faremo una canzone che non facciamo da un po’ che era nel disco Inumani e che si chiama A un passo dalla luna
Anche questo tour qui ogni tanto inseriamo qualcosa, lo scheletro più o meno è quello solito di questo tour però facciamo sempre delle varianti perchè se ci mettiamo in difficoltà di solito viene meglio.

Non siamo proprio a Milano qua, siamo poco fuori, però comunque è un po’ la vostra seconda casa Milano…  è un amore che è nato per Milano e quindi poi è diventa seconda casa oppure una questione di necessità visto che comunque Milano è un po’ il fulcro anche musicale e quindi avete imparato ad amarla poi con il tempo?

La nostra storia con Milano parte da uno di noi, Gigione (Luigi Galmozzi, nda) il nostro fonico che era di Milano, e ci ha insegnato ad amare la libertà che c’è in questa città tanti anni fa e anche adesso che non c’è più per noi, per me perlomeno, Milano rimane un posto magico anche se in questo momento qua non abito più a Milano ma abito a Roma. Enrico adesso abita a Milano… 

Un appoggio a Milano quindi c’è sempre…

Si un appoggio a Milano c’è sempre, la nostra natura di nomadi in realtà ci porta ad essere sempre in giro però insomma Milano è sempre nostro cuore o almeno nel mio cuore c’è sempre soprattutto ricordando Gigi, il Conchetta, il COX 18 Milano…è quella Milano lì insomma.

C’è una differenza per voi tra suonare in un concerto dove sapete che la gente viene apposta per voi o suonare in un Festival come stasera, vi piace comunque suonare in un Festival dove c’è gente che non viene soltanto per voi o magari preferite invece una cosa con i vostri fan “più stretti”?

È la sfida più bella no? Incontri delle persone e se fai un concerto figo la gente si accorge che sei figo. Quindi è buono anche suonare davanti a gente che non ti conosce completamente anche se adesso almeno il nome dei Ragazzi Morti lo conoscono praticamente tutti, magari la musica no infatti succede ancora che la gente dice “ma cavolo, io vi ho sempre sentito nominare e non avevo mai sentito la vostra musica…ma la musica è bella!”. Certo che la musica è bella, non è che stiamo in giro da così tanto tempo se la musica è brutta!

C’è stata negli ultimi anni un po’ un’esplosione di quella che è stata la scena indie di cui voi siete stati un po’ i precursori pur facendo un genere piuttosto diverso da quello che viene considerato indie oggi. Vi ritenete “responsabili”, in senso positivo, di aver aperto una strada o a quello che facevate e fate ancora voi è qualcosa di distante da quello che va adesso?

Noi non abbiamo mai fatto musica di genere in senso stretto. Il nostro terzo album si intitola La Testa Indipendente e racconta cosa significa per noi fare musica fuori dagli schemi in Italia e noi abbiamo fatto questo, abbiamo dato la dignità alla lingua italiana per muoversi anche in altri luoghi che non erano quelli della canzone tradizionale italiana.
Perciò in parte ci sentiamo responsabili e poi io in particolare sono anche il papà di Calcutta fisicamente, abbiamo anche un legame di sangue…non è che mi piaccia tutto quello che succede nella musica nuova ma sono i nostri figli.

A proposito di figli, con La Tempesta avete prodotto tanti artisti nuovi, c’è qualcuno a cui siete più affezionati, senza fare torti agli altri, ma di cui avete pensato “questo meno male che l’abbiamo scoperto” e c’è qualcuno che invece avreste potuto e vi siete fatti sfuggire?

Si, c’è qualcuno, adesso mi dispiace di non essere riuscito a fare La Rappresentante di Lista che sono un gruppo incredibilmente figo però sono contento che abbiano il partner discografico che hanno perchè comunque è bravo.
Ho alcuni rammarici, ad esempio sono rammaricato di non essere riuscito a dare forza completa a un progetto che si chiama il Pan del Diavolo che secondo me hanno fatto alcuni dei dischi più belli negli ultimi anni in Italia, però sono ancora giovani, Alessandro (Alosi nda) ha un suo progetto nuovo a suo nome che è bellissimo anche quello e sicuramente avranno tempo per rifarsi e per far capire a tutti che sono stati i più bravi.
Ho un rammarico generico se penso alla formula che abbiamo che non è quella di un’etichetta ma di un collettivo e ogni tanto devo dire che gli artisti con cui abbiamo lavorato non hanno capito il tipo di libertà che abbiamo dato loro e questa un pochino mi dispiace ma  è la vita perciò va bene

Anche il modo di fare i dischi un po’ è cambiato nel senso che un sacco di artisti adesso fanno magari 10 singoli su Spotify e poi fanno una sorta di “best of” dei singoli che hanno fatto mentre invece voi o altri ancora fate 1-2 singoli e poi esce comunque l’album, quindi un’importanza diversa comunque all’album in quanto “insieme”. È un bene questa cosa o un male?

Non è nè un bene nè un male, sono i media della musica che cambiano. In questo momento qua il singolo nel senso discografico del termine ha ripreso un valore e quindi succede che molti fanno dei test o comunque hanno altre strategie. Noi siamo nati con l’idea di fare dei dischi nel senso vero del termine, dei lavori lunghi ma non è obbligatorio.

Quindi non avete preclusioni verso chi sceglie una strada diversa dalla vostra?

No, sono forme, ognuno ha la sua ed è forte nella sua.

Avete collaborato con tanti artisti nel corso della vostra carriera,c’è qualcuno con cui vorreste collaborare con cui non siete ancora riusciti a farlo o magari con cui è prossima una collaborazione?

Purtroppo non posso svelare niente di quello che faremo nel prossimo futuro. Ci sono tanti artisti con cui mi piacerebbe collaborare ma di solito quelli con cui mi piacerebbe lavorare alla fine ci lavoro.

Ecco della scena attuale, a parte La rappresentante di lista che mi hai già detto, c’è qualcuno di qualunque genere, italiano, che ti senti di consigliare?

Beh la parte femminile di quello che sta succedendo è la più bella che c’è secondo me. Perciò Myss Keta è sicuramente una delle cose più fighe che ci sono in giro. Anche un gruppo in gran parte femminile di italo-cumbia che si chiama Los3saltos sono un gran gruppo…diciamo che di base preferisco i gruppi ai cantautori, i cantautori per mia indole personale mi sono un po’ difficili.
Anche per questo penso che mio figlio (Calcutta nda) abbia preferito fare il cantautore che metter su un gruppo, per problemi proprio di rapporto padre-figlio.

Per non confrontarsi…

Si per non confrontarsi con quella generazione e con le aspettative dei padri.
Però c’è sempre dell’azione bella nella musica italiana, in questo momento qua le cose che mi piacciono di più sono quelle sul versante femminile e penso che ci saranno anche novità in questo senso.

Invece come Festival vi piace qualcosa in particolare, anche tralasciando il Woodoo visto che siamo qua…

Beh a questo sono particolarmente legato perchè la prima edizione qui abbiamo suonato noi e questa quindi è la seconda volta.
P
oi siamo legati al nostro festival, quello estivo de La Tempesta, La Tempesta nel Bosco che però è itinerante.
Sono affezionato personalmente al MIAMI che è un festival che ho visto nascere e crescere.
La situazione dei festival in Italia comunque è interessante perchè siamo un paese giovane rispetto all’idea dei festival, di cosa vuol dire stare in un posto tutti assieme ad ascoltare musica perciò è interessante che ci sono ci sono dei festival che si stan consolidando tipo questo…

Anche al sud stanno venendo fuori delle belle cose dove si diceva che non si poteva fare musica invece adesso stanno venendo fuori delle cose veramente interessanti penso a Indigeno penso ad altri…

Il Color Fest anche è bello, più che dire a quali sono affezionato diciamo che faccio gli auguri a tutti i festival, soprattutto quelli a gestione sociale diciamo, come questo ad esempio dove non c’è solo la dimensione speculativa ed economica che tiene insieme l’idea di far festival ma c’è anche altro.

Ti chiedo invece a te personalmente e non come band, tanti artisti stanno scrivendo libri, hai un progetto anche in quel senso o è il fumetto la tua dimensione e quindi un libro solo di parole è invece una cosa che non ti interessa o che magari c’entra meno?

Allora, la mia lingua vera che ho imparato ad usare fino adesso è il fumetto infatti adesso a settembre uscirà Graphic Novel is Back che è la seconda parte di Graphic Novel is Dead che è una sorta di commedia autobiografica a fumetti. Mentre invece la seconda parte de Il cammino della Cumbia uscirà all’inizio del nuovo anno.
Mi chiedono in realtà di fare un libro anche scritto, vedremo che succede per ora solo i fumetti.

Fumetti che poi partono sempre da esperienze autobiografiche

Credo che ogni autore quando scrive mette qualcosa del suo vissuto in quello che fa, in questo caso le ultime cose che ho fatto hanno anche me come protagonista perciò è più facile identificarli come autobiografici.

Una curiosità personale invece, come fai a stare sul palco con tutta quella roba addosso? non hai un caldo terrificante?

Eh no, questi sono i giorni del ricordo di come gli americani sono andati sulla luna, questo vestito che io ho è stato progettato dall’esercito americano ed è fatto per non avere il problema del caldo e del freddo quindi nonostante sembri una cosa difficile da portare vi assicuro che è fatta per quello

Quindi era messo peggio chi stava con i testoni giganti nei tour precedenti…

Molto peggio

Ultima domanda, Tre Allegri Ragazzi Morti ma sul palco non siete mai stati solo tre…rimarrete sempre Tre Allegri Ragazzi Morti?

No siamo stati per molto tempo in tre però da tanto tempo non lo siamo più…il nome rimane sempre Tre Allegri Ragazzi Morti, ma quanta gente ha suonato nel nostro gruppo adesso a fare i conti…son veramente tanti, una famiglia molto allargata. E per portare questo spettacolo in particolare ci vogliono almeno dieci allegri ragazzi morti.