Il viaggio nel tempo di “Different Times” con i Giardini Di Mirò al Locomotiv di Bologna

Avete presente quella sensazione di precorrere i tempi e le mode? Come la moda di portare la barba lunga, io lo facevo quando non era di moda. O le camicie a quadri, le mettevo quando ancora non erano di moda. E nei primi anni 2000 credo di essere stato uno dei pochi che ancora si allacciavano le scarpe.

Proprio questa sensazione di essere almeno in certi momenti fuori dalle mode e dal tempo, e di vivere in “tempi diversi”, facendo viaggi nel passato e nel futuro, è ben rispecchiata dalla scritta che campeggiava (e lampeggiava) sullo sfondo del palco nella serata dello scorso sabato 2 marzo al Locomotiv di Bologna: Different Times.

Il titolo dell’ultimo album dei GIARDINI DI MIRÒ evoca proprio una serie di sensazioni e riflessioni sul tempo, e il suo essere relativo, giocando sul fatto che l’album rappresenta il punto di arrivo di venti anni di storia della band.

Veramente piacevole l’apertura della serata affidata alle mani sapienti di Luca Maria Baldini, esperto musicista esound engineer di Ravenna, autore di colonne sonore (che ha tra i suoi formatori colossi come Hans Zimmer, personaggi importanti come Massimo Zamboni, gli stessi Giardini di Mirò, e altri), insomma, uno che sul connubio tra musica ed elettronica ha una certa esperienza e che da solo sul palco sa riunire perfettamente in un’atmosfera eterea il suono delle basi elettroniche abbinato alla chitarra suonata dal vivo.

-“Si, ma dove sono gli strumenti?”… Mi sembra di sentire la voce del solito vostro amico, quello poco aperto alle novità e alle sperimentazioni, che non apprezza tanto i gruppi e i generi particolari, che preferisce le cose più “classiche”…

Ebbene, parlando di strumenti, con l’entrata in scena dei Giardini Di Mirò il palco ne è pieno: chitarre, basso, batteria, tastiere, clarinetto, violino, tromba, sassofoni e uno shaker che si mixano a vicenda in un suono per lo più strumentale (le voci anche quando ci sono si sentono decisamente poco).

-“Si ma il ritmo? Dov’è il ritmo?”- insiste l’amico.

Potete rispondergli di aspettare un po’ e poi vedrà che l’inizio soft con Different Times e il dream pop di Hold on, teso a creare linee melodiche fuse ad alcune elettroniche che ricordano un misto tra i Coldplay e i Joy Division, soprattutto nell’esecuzione della vecchia Good Luck, passando per altre vecchie glorie come Pearl Harbour, culminerà verso il finale del concerto in una serie di sezioni ritmiche, linee di basso, chitarre graffianti e un ritmo che sale di intensità fino ad esplodere con un gran finale rock.

Insomma i Giardini Di Mirò, che hanno segnato lo sviluppo dell’indie in Italia fin dagli anni ’90, si confermano come una grande band alternativa, capace di miscelare post rock, post punk, indie rock, psichedelica, shoegaze, dream pop, noise, e musica d’autore, ma senza tante distorsioni e sbaffature, in un modo pulito, perché quello che fanno non è un vezzo da alternativi, è pura tecnica, coadiuvata da anni di esperienza, un mix di suoni e di riverberi dei Reverberi (e compagni).

Lo spaziare tra tutti questi generi, tra strumenti e suoni diversi, rendendoli armoniosi e ben equilibrati insieme è un dono di pochi.

Ecco ciò che caratterizza i Giardini Di Mirò, oltre alla capacità di creare atmosfere oniriche e sonorità vibranti che fanno viaggiare la mente in luoghi e tempi diversi: Different Times.

È possibile assistere alle prossime date del tour al Klang Festival presso il Teatro dei Filarmonici di Ascoli Piceno il 22 marzo, ultima italiana per il momento, poi la band sarà in Spagna, il 27 aprile al Dabadaba di San Sebastian e il 28 aprile alla Sala Vol a Barcellona.