Parlando di una “disca” uscita “Contro ogni pronosticp”: intervista a N.A.N.O.

No, non siamo impazziti, anche se potrebbe sembrare dal titolo; vogliamo solo parlare della follia creativa presente nel nuovo album Bionda e disperata di N.A.N.O., uscito per Soviet Studio/Fiabamusic/Self Distribuzione, anticipato dal primo singolo C.O.P. acronimo che sta per Contro Ogni Pronosticp (scritto proprio con la p!).

Ne abbiamo parlato con l’autore Emanuele Lapiana, già noto come voce e leader dei C.O.D. e dei Lovecoma, che con lo pseudonimo di N.A.N.O. ha pubblicato già due album prima di quest’ultimo disco, che è molto interessante. In realtà, come suggerisce il titolo (e l’autore ci tiene a chiarirlo), si tratta di una “disca” perché è femmina e vuole esaltare il femminile presente in ciascuno di noi, contro il machismo imperante.

Oltre a fondere suoni di provenienze da generi musicali molto misti, sottesi comunque a un cantato classico, da esperto, le varie canzoni che si susseguono sono riflessive e musicalmente coinvolgenti, spesso ricche di citazioni e riferimenti.

Tra le varie definizioni di generi che sono state date al progetto spicca  quella di “ambient”, in quanto sotto il cantato si sentono altre voci, addirittura pubblicità e altri suoni d’ambiente quasi come a voler far sentire oltre alla propria voce anche quella di una città o di un mondo intero in sottofondo, che fa percepire la vita che scorre nel frattempo, come un film. 

In occasione dell’uscita di quest’ultimo lavoro, abbiamo dunque intervistato N.A.N.O. che ci ha fornito importanti spunti e chiavi di lettura.

N.A.N.O., la tua è una storia lunga e piena di esperienze musicali. Come è avvenuto il passaggio dai progetti con i C.O.D. e i Lovecoma a N.A.N.O., fino ad arrivare a quest’ultimo lavoro?

«È stato un passaggio naturale. Musicalmente mi è sempre piaciuto cambiare, sperimentare con generi e linguaggi. Crescendo mi sono innamorato di un sacco di cose, sono cambiato, e con me il mio modo di fare musica; non mi è mai piaciuta l’idea di “sfruttare” un filone creativo, ed ho sempre trovato molto più intrigante trovarne di nuovi».

Con i C.O.D. hai fatto un po’ la storia del primo rock indipendente, prima dell’ondata indie che adesso è di moda. Nella canzone Ma c’è un mix di percussioni dal fascino esotico, di cumbia, di ritmi tribali, ma anche di virate verso l’elettronica, ancora più presente rispetto agli album precedenti, e addirittura il rap. In sottofondo, melodie, suoni e voci registrate in stile ambient. Eppure, nel complesso dell’album è dominante un cantato dai tratti melodici pop. Come ti rapporti con i vari generi musicali? Ritieni che il cantautorato pop sia comunque un’influenza che gli italiani si portano sempre addosso?

«Amo la melodia, e credo che la musica melodica sia la cosa che noi italiani sappiamo fare meglio. Ma il mio background è sempre stato anche molto esterofilo e quindi viene naturale contaminare il mio stile… Il cantautorato in italia è un po’ come il fascismo. Una volta innestato nel DNA culturale torna a galla ciclicamente!»

Sempre in questa grande riflessione psico-sociologica che è Ma, oltre a mettere in luce un fenomeno diffuso, hai anche una ricetta contro questo aspetto controverso della vita e dell’universo di cui tu parli e che sembra inghiottirci?

«Eh… difficile dirlo… La ricetta dovrebbe essere quella di praticare la sincerità con sé stessi; saper riconoscere che di tanto in tanto tutti sappiamo essere molto peggiori di quello che siamo, e prendere le necessarie contromisure su sé stessi…»

Sembra esserci una forte eco di Battiato in Moravia che, a sua volta, come suggerisce il titolo, è una canzone fortemente “citazionista” e che si riferisce proprio alle fonti di ispirazione della cultura e alla difficoltà nell’orientarsi tra queste: quali sono le tue?

«Moltissime, in diversi ambiti. Sono un consumatore di Arte vorace e casuale; mi innamoro di artisti visuali, poi di compositori di colonne sonore, videogames e partite di calcio. Poi ovviamente libri, musica… In realtà cerco nell’arte di trovare nuovi “spunti di vista”, qualcosa che mi sfidi, che mi faccia crescere».

Puoi spiegare i vari riferimenti presenti in C.O.P. e di cosa parla la canzone?

«C’è la questione dei pestaggi della Diaz, che per me corrisponde alla fine dei sogni di almeno due generazioni. C’è il mio passato con i C.O.D., c’è un filo sottile e disperato, femminile e sfasciato, ma comunque bellissimo. Il brano è un insieme di suggestioni e riflessioni sul fatto che “non si esce vivi dagli anni 80”. C’è il pronostico non azzeccato sul futuro… ma credo sia meglio ascoltarla e basta… il brano parla molto meglio di me».

C’è qualche messaggio degli altri brani che ti sta particolarmente a cuore e che ci vorresti illustrare?

«No».

Contro ogni pronosticp scritto con la “p” finale è una sorta di sberleffo all’attuale modo di comunicare dominato dalla tecnologia? E se si, qual è il tuo punto di vista sulla comunicazione e sulla diffusione della musica nell’era dei social?

«Non sono certo un nostalgico. Prendo atto che la musica è diventata più un soprammobile che altro e che lo streaming abbia definitivamente cambiato il modo di fruire la musica, e con esso anche il modo di scriverla, progettarla. Non credo sia un male; è un dato di fatto. La musica si è sempre adattata alla società ed alla tecnologia del proprio tempo. Ed è sempre sopravvissuta».

Parlando ancora di comunicazione, notiamo che evidentemente ne capisci, visto che nella tua carriera ti sei occupato anche di soundbranding. Ci puoi spiegare meglio di che si tratta?

«Il soundbranding è una specializzazione del Marketing che utilizza il suono per comunicare. Il suono è un incredibile ed efficacissimo messaggero di emozioni, ricordi ed informazioni. Io sono da sempre un nerd dei Sound Logos (come quelli famosi di Intel o Audi, per intenderci), e con la mia agenzia (oSuonoMio.com) ci occupiamo di molti ambiti della comunicazione sonora: dai sound logos, alle musiche originali per eventi, spot, centralini, playlist, produciamo webradio, podcast, sonorizziamo spazi pubblici ed architetture. Il nostro forte è ideare campagne su misura dei nostri clienti, che studiamo a fondo per proporre campagne efficaci. Creiamo il DNA sonoro delle Aziende».

Sottolineando il fatto che definisci Bionda e disperata non un disco ma una “disca”, con un nobile intento spiegato nei crediti declamati nella penultima traccia, pensi che tutti dovrebbero ricercare e ritrovare la propria parte femminile?

«Totalmente. Sono sempre più convinto che sia sbagliato confinare il genere alla mera sfera della preferenza o peggio della meccanica sessuale. Come ci sono momenti up e momenti down ci sono momenti femminili, maschili, bambineschi, “anzianeschi” e mille altre cose».

Qual è la musica che hai nella testa che ti spaventa e che nessuno può sentire, di cui parli in C.O.P.?

«Quella che non riesco a tradurre con gli strumenti convenzionali. Ce la farò prima o poi a fartela sentire… Devo solo dotarmi degli strumenti adatti».

Cosa dobbiamo aspettarci da N.A.N.O. per il futuro?

«Concerti, un altro video e, spero al più presto, una serie di nuove canzoni. Mi sto godendo la band che mi accompagna nei live, e spero riusciremo a mettere le mani presto su qualcosa di nuovo, tutti insieme. Il live che abbiamo preparato è parecchio contaminato e godibile. Spero di fare tanti concerti e che ci invitino in ogni dove».

Ecco quindi le prime date del tour di N.A.N.O. che consigliamo di seguire:

6 luglio – Radice di N. – @Loco’s bar – ROVERETO (TN)

10 luglio – “NANO/Ortica acustica” – @Serraglio – MILANO

28 luglio – opening TRE ALLEGRI RAGAZZI MORTI – @Suoni di Marca Festival – TREVISO

17 agosto – NANO e Bianco – @LagoraiD’InCanto – Pergine Valsugana (TN)