Tre Allegri Ragazzi Morti @Alcatraz – Milano

Ieri sera siamo stati a sentire il nuovo vecchio corso dei Tre Allegri Ragazzi Morti all’Alcatraz per la data di Milano del tour di Sindacato dei Sogni.

Nuovo perchè appunto non sono mancate le canzoni dell’ultimo album, Sindacato dei Sogni, uscito lo scorso gennaio. Vecchio perchè le sonorità presentate live dalla band di Pordenone segnano in un certo modo un ritorno alle origini.

Arrangiamenti più leggeri, come prevedibile già dall’ascolto dell’album che segna un deciso ritorno a suoni più vicini all’universo rock nella sua interezza, da quello più propriamente detto al blues passando per le ballad, abbandonando quasi completamente il mondo dub e cumbia degli ultimi lavori.

Un alleggerimento anche visivo, a partire dal costume di Toffolo e proseguendo con una scenografia minima e una presenza ridotta all’osso sul palco dove oltre ai Tre c’è solo Andrea Maglia, ormai un ragazzo morto aggiunto dopo tanti di collaborazione con la band.

Il concerto si apre con i brani del nuovo album: i tre singoli Caramella, Calamita e Bengala ovviamente, ma anche C’era un ragazzo che come me non assomigliava a nessuno con un sax stupendamente suonato da Andrea Poltronieri.

Non mancano però i pezzi storici ed è anzi anche nelle scelte della scaletta che si vede il nuovo vecchio corso della band, con chicche come Quindici anni già o la ancor più rara Francesca ha gli anni che ha che scatenano un pogo degno del periodo più punk e rendono il concerto un vero riassunto di questi primi 25 anni di TARM.

Quello che rimane invariato è il rapporto con il pubblico con cui come sempre i TARM, nella persona di Davide Toffolo, gioca parecchio: tra i soliti ma imprescindibili sketch legati ai bis e quelli involontari legati a problemi di accordatura o al “momento televendita” per presentare i nuovi prodotti del merchandising.

Finale acustico con La tatuata bella e la presentazione degli artisti di TalenTarm, il “concorso” della band per dare visibilità ad artisti più o meno emergenti permettendogli di aprire i propri live con cover dell’ampio repertorio del gruppo ma anche con un proprio inedito.

Anche se l’ultima scena è ancora una volta rock con Mai come voi, una canzone che accompagna bene due foto non scattate ma che raccontano meglio di tutto il resto forse questo alternarsi di vecchio, nuovo e “nuovo vecchio”: un signore, 60 anni almeno, seconda fila, maschera d’ordinanza, che balla e canta tutto il tempo, dall’altra parte un papà, under 40, con un bimbo di non più di 4 anni sulle spalle, ovviamente mascherato e in questo caso cuffiato.

Come direbbero loro quindi ne La sindrome di Bangs ” non capisco perdete tempo a leggere questa recensione scritta con i piedi, andate”, magari anche sul loro sito ma andate soprattutto a vederli dal vivo, sia la vostra prima o la vostra ennesima volta.