Intervista a Nicola Lombardo: alla scoperta del suo Bosco

Siamo stati al release party di Bosco il nuovo album di Nicola Lombardo, uscito per Bianca Dischi e presentato all’Ostello Bello Grande di Milano dove abbiamo avuto occasione di fare quattro chiacchere con l’autore.

So che hai studiato pianoforte, qual è il percorso da una formazione “classica” al sound decisamente più moderno dell’album?
In realtà ho studiato pianoforte per circa 3 anni ai tempi del liceo, ovviamente inizialmente è stato uno studio “classico” poi non so come sono entrato in possesso dello spartito di Only the horses degli Scissors Sisters e da lì ho chiesto al mio insegnante come funzionassero gli accordi di quel brano e da lì ho iniziato a suonare quello che mi interessava. Come pianista però sono una fregatura, dopo di allora mi sono sempre concentrato di più sui testi.
Poi ho imparato ad usare strumenti più moderni come Logic e ho cercato di dare una forma più concreta al suono che volevo, prima con delle band ma con scarsi risultati e poi da solo.
Per l’album ho lavorato prima con Matilde Ferrari, in arte Plastica, e poi con Roberto Macis che mi è stato presentato da Bianca Dischi.

La produzione del disco, secondo me, è eccezionale, quanto c’è di tuo in questo e in generale quanto c’è di tuo nel disco e quanto invece ti sei affidato ad altri?
Grazie, l’aiuto degli altri è fondamentale soprattutto per quanto riguarda la dinamica dei brani e i volumi che sono cose che sto ancora imparando a fare.
Per quanto riguarda le sonorità e le scelte invece è tutta farina del mio sacco, le aggiunte ci sono state ad esempio in La danza dei passi falsi e soprattutto Mood che hanno avuto una produzione massiva da parte di Matilde (Plastica) che le ha un po’ rivoluzionate.
In generale la “catena di montaggio” è partita dalla scrittura pianoforte e voce, poi tramite Logic ho aggiunto gli strumenti e ho capito la forma che volevo dare ai brani, poi sono arrivate le varie aggiunte e sistemazioni come quella delle dinamiche e dei volumi ad opera di Roberto Macis.

Quale iter segui nella creazione dei brani? prima la musica, prima il testo, le due cose assieme…
Allora, di solito mi metto al pianoforte con il registratore acceso a suonare un giro di accordi che ho già deciso e che mi piace e faccio sopra del freestyle cantando cose a caso. Che poi davvero a caso non sono, hanno una direzione chiaramente. Da qui escono delle frasi che mi segno e da quello inizio a scrivere il brano che poi prosegue come ti dicevo.

Io su un ipotetico scaffale musicale ti metterei, oltre che per motivi “alfabetici”, tra Levante e Marco Mengoni, è una collocazione in cui ti ritrovi?
Ti dirò…quando ero piccolo e andavo a fare i karaoke e cantavo le canzoni di Mengoni e ho smesso quando ho inizato ad ascotare…Levante!
Però ti dico, io adoro Mengoni, mi è capitato di vederlo 4-5 volte dal vivo, è bravissimo e l’ultimo album mi è piaciuto proprio tanto ma non mi assomiglia molto, anche il modo di cantare è cambiato…è un complimento in ogni caso.
Per quanto riguarda Levante, l’ho vista dal vivo nel 2015 e mi ha colpito tantissimo, ha un’umanità incredibile che ha tenuto nel tempo e che secondo me è anche un po’ il suo “core value” anche ora che la sua fama è cresciuta esponenzialmente, quindi anche in questo caso è un accostamento che mi fa piacere.

Partendo dal presupposto che per me molti artisti “indie” sono di fatto la nuova generazione di cantautori, come Brunori, Maria Antonietta, ma potremmo andare avanti a lungo…tu condividi questa cosa? ti senti più cantautore, più indie, o altro ancora?
Per quanto una persona abbia idea del mare in cui nuota di solito queste distinzioni vengono dopo. Spesso mi definiscono Synth Pop perchè ci sono i sintetizzatori o altro però obiettivamente se io penso al Synth Pop penso a qualcosa di diverso, così come se penso all’indie penso a quello che ascoltavo io inizialmente: appunto Brunori, Maria Antonietta, i TARM…le Luci della Centrale Elettrica, che ora le ha spente le luci e vediamo cosa diventerà… poi il “portavoce” dell’indie è diventato Calcutta e di fatto quello più riconosciuto come genere non è quello che ascoltavo io.
Per questo motivo fatico a vedermi in ognuna di queste etichette, per quanto io capisca di essere da qualche parte lì in mezzo.

Ho letto una tua intervista in cui dicevi che il primo disco l’hai fatto in inglese per non farti capire. Come mai invece Bosco è in italiano, avevi bisogno di farti capire, se più sicuro di quello che hai da dire…qual è il motivo?
Mi piace ancora scrivere in inglese, non lo faccio più perchè mi rendo conto che se devo raccontare una cosa in inglese riesco a dirti di meno senza perdermi in mille spiegazioni…

È una questione di facilità espressiva quindi…
Si esattamente, poi ho un inglese buono e riesco ad esprimermi, ma sentivo che mancava qualcosa, in italiano davvero puoi scrivere al miscroscopio quando tu parli e racconti delle esperienze.
Mi sono reso conto nel tempo scrivendo in italiano alcuni concetti riuscivo a esprimerli davvero bene, mi è capitato anche di piangere scrivendo in italiano perchè mi rendevo conto di aver centrato esattamente il punto che volevo.
Il non volersi far capire è perchè probabilmente non mi conoscevo bene ancora neanche io oltre al fatto che è una soddifazione cantare una propria canzone davanti a parenti e amici ma se non parlano inglese rimaneva una cosa a metà.
Mi è capitato ad esempio di suonare in una libreria ad un evento per ragazzi e cantavo una canzone in inglese che parlava di dolore, abbandono, etc… e si avvicina una bambina che mi chiede “di cosa parla questa canzone?” e io le ho risposto “parla di felicità”, per non mettermi a spiegare ad una bimba tutto il contenuto della canzone.
Scrivere in italiano ha fatto si che venissero fuori le tematiche, anche nel detaglio, che prima non sarei stato in grado di esprimere.

Tu non fai mistero nè nelle tue canzoni nè nella tua vita pubblica della tua sessualità, questa cosa pur essendo agli inizi della tua carriera, ti ha precluso qualche porta o fino adesso hai trovato una certa apertura mentale come ci si aspetterebbe nel 2019?
Per me è davvero una cosa banale, ho capito di essere gay a 14 anni. Molta gente ha affrontato battaglie pesanti, io mi ritengo molto fortunato perchè obiettivamente sono stato così stupido che quando ho capito di non essere etero non ho pensato “oddio cosa penserà la gente?” ma l’ho detto con la massima ingenuità. Non capendo magari neanche la realtà che avevo intorno: crescere nella provincia ed essere gay ti fa notare che la gente ha dei pregiudizi.
Dal punto di vista musicale invece non ho mai avuto problemi, se poi qualcuno non vuole ascoltarmi perchè ha paura di diventare gay facendolo, se ha questo dubbio forse dovrebbe già farsi delle domande.
Sinceramente credo che non dovremmo neanche farci di questi problemi nel quasi 2020, capisco che me lo si chieda vista la situazione in giro, ma io sono proprio tranquillo su quesa tematica, la vivo molto easy da sempre. Spero ecco di contribuire nel mio piccolo ad un cambiamento, ad una presa di consapevolezza.
Spesso mi scrivono ragazzi eterosessuali che si rivedono nelle mie canzoni e questo è a suo modo un progresso dato che capita spesso che una persona ascolti una canzone che non li riguarda dal punto di vista sessuale e rifiutino di ascoltarla…

Che poi è una cosa stupidissima, basta vedere in quante canzoni le donne sono cantate da uomini al femminile e viceversa…
Esattamente, come ci sono persone che hanno pregiudizi così ci sono persone che si lasciano emozionare ed è una cosa bellissima…e questo è il traguardo secondo me.

Che rapporto hai con altri artisti di mondi musicali a te vicini? hai già in progetto qualche collaborazione o c’è magari qualche artista con cui ti piacerebbe collaborare?
Il rapporto con gli altri artisti per me è di assoluta parità, facciamo tutti la stessa cosa, ognuno a modo suo, quindi c’è un rapporto soprattutto di confronto. Ad esempio Lorenzo Rocca che suona con me stasera è un cantautore formidabile anche se non ha ancora fuori nulla, però noi siamo soliti scambiarci le canzoni, i pareri e questo succede anche con altri artisti che magari hanno una visione totalmente diversa.
Ad esempio io scrivo in un modo molto centrato su di me, Lorenzo invece ad esempio ha una visione più generale e meno personale e da questo confronto si cerca sempre di imparare e di migliorare.
Artisti con cui vorrei collaborare ce ne sono tanti, ultimamente con la promozione dell’album no ma altrimenti io scrivo sempre, avrò scritto almeno 120 canzoni contando anche quelle vecchie…e in alcune coinvolgo già altre persone.
Se devo dirti un nome ad esempio Splendore, il progetto dell’ex-cantante de L’Orso, mi piacerebbe mi remixasse qualcosa…nomi non immediati vediamo…Ambra Angiolini! non scherzo, a suo tempo e a suo modo all’epoca è stata un colosso

Se avremo occasione le diremo che vuoi scrivere una canzone per lei…
Se mai vorrà tornare a fare musica certo. Andando sull’estero invece mi piacerebbe davvero tanto collaborare con Robyn. Italiani anche Sem&Sténn, gli altri nomi verranno.

Chiudiamo con la domanda di rito…progetti per il futuro?
La so! Uscirà il video musicale di Bosco, faremo altri concerti di presentazione, questa estate suoneremo un po’ in giro e uscirà qualche altro singolo. Poi ci saranno altre cose che ancora devo realizzare e di cui devo capacitarmi, quindi aspetto a dirvi cose in merito!