Ipnotico e trascinante: “Dai”, il terzo album dei Prehistoric Pigs

Una fusione tra metal e rock psichedelico? È possibile!

Un ottimo esempio è rappresentato dalla band dei PREHISTORIC PIGS, insolito trio a conduzione familiare formato dai fratelli Tirelli ovvero Juri alla chitarra e Jacopo al basso, più il loro cugino Mattia Piani alla batteria.

La band friulana formatasi nel 2012 dopo essersi cimentata in numerose jam session, si caratterizza per il genere ibrido che si potrebbe definire uno sludge metal o stoner rock strumentale, con influenze doom metal, space e psichedeliche, e qualcosa di krautrock.

Dopo il loro primo album Wormhole Generator, pubblicato nel 2012 sotto etichetta Moonlight Records, i Prehistoric Pigs hanno suonato dal vivo girando fra diversi palchi del Nord Italia e anche in locali e festival all’estero, in Slovenia, Germania, Austria ed Irlanda.

Da ciò è nato, nell’estate del 2014, uno split con gli irlandesi Electric Taurus, pubblicato per Go Down Records.

Poi di nuovo tour in tutta Italia e infine sotto The Smoking Goat Records, hanno pubblicato nella primavera del 2015 il secondo album Everything Is Good.

I Prehistoric Pigs sono usciti il 31 gennaio con il loro nuovo album autoprodotto Dai, anticipato dal singolo e video Pest.

Ecco il video, uscito il 27 dicembre 2019.

L’album, per quanto sia difficile definire tale una raccolta di sole cinque tracce che non è nemmeno definita EP, è un portale verso altre dimensioni, pieno di atmosfere lisergiche.

Ha l’impronta hard rock moderna, di quelle che caricano, condita da un sottofondo di chitarre distorte alla Jimi Hendrix, evocative di atmosfere da Woodstock, eppure al tempo stesso presenta delle sfumature e dei riff che ricordano i Kyuss, pionieri dello stoner rock.

La situazione di piacevole stordimento continua così per tutto il disco dalla prima canzone Hasensjio, con suoni metallici e un ritmo spedito che a tratti ricordano una cavalcata epic metal o una danza folk rock, passando per il singolo Pest, a Geppetto M24, il cui vortice iniziale in sottofondo finisce per risucchiare la mente dell’ascoltatore, per poi trascinarla in una serie di movimenti convulsi da possessione diabolica per ben dieci minuti.

Dall’allegra divagazione di Soft-Sheel Crab, in cui la distorsione emerge in maniera possente soprattutto negli assoli di chitarra mentre la batteria suona come quella di un gruppo metal, finché non scivola in una specie di funky-blues, che continua fino all’ultima traccia No Means No, meno distorta e più ritmica, che poi si chiude in un finale melodico.

Nel complesso il suono di questa band ancora tutta da scoprire è molto suggestivo. Lo consigliamo soprattutto per la capacità di rapire e proiettare in altri luoghi e altri tempi, come dei trip psichedelici che hanno un effetto ipnotico notevole, riuscendo a farlo senza la staticità e il suono calmo e rilassante che potrebbe avere l’effetto collaterale di rendere il tutto noioso.

Con i Prehistoric Pigs questo effetto collaterale è impossibile dato che tutto poggia su un sound potente e rockeggiante che coinvolge anche gli amanti della musica più ritmica (e addirittura hard rock e metal) e trasmette comunque una grande energia.