Incredibile ma vero: 10 cover che sono meglio dell’originale

Nei giorni scorsi un po’ a sorpresa i Weezer, nonostante siano alle prese con la produzione del loro nuovo album di inediti, hanno trovato il tempo di rilasciare The Teal Album, una raccolta di cover sulla scia della loro fortunata versione di Africa dei Toto.

Da lì è nata la curiosità e la voglia di trovare queste 10 canzoni le cui cover sono, a nostro modesto avviso sia chiaro, meglio delle versioni originali.

Guano Apes – Big in Japan

L’originale degli Alphaville con i suoi orientaleggianti midi anni ’80 trasmette forse meglio l’idea del Giappone contenuto nel titolo, ma la rabbia e la disperazione della versione di fine millennio dei Guano Apes rende maggior giustizia al testo della canzone.

Muse – Feeling good

L’originale di Cy Grant del 1965 è forse quella meno nota, già decisamente più ascoltata quella contemporanea di Nina Simone. Noi preferiamo però la versione dei Muse con i suoi crescendo e le sue continue variazioni, impreziosite dalle mille sfumature della voce di Matt Bellamy, anche con l’ausilio del megafono.

The Jimi Hendrix Experience – Hey Joe

Poche differenze con la versione originale di Billy Roberts, ma sono dettagli che pesano come macigni se stanno tutti nella chitarra e a suonarla è un certo Jimi Hendrix.

Pearl Jam – Last kiss

Non temiamo smentite neanche sulla rivisitazione dei Pearl Jam di questo classico rock’n’roll firmato Wayne Cochran. Sarà la voce di Eddy Vedder, saranno le sonorità più ruvide, ma il senso della perdita narrata nella canzone è molto più netto ed immediato nella nuova versione.

Cindy Lauper – Girls just wanna have fun

Una versione a metà tra lo ska e il rock’n’roll quella originale di Robert Hazard di quello che è diventato un classico del pop grazie a Cyndi Lauper. Un timbro vocale unico, un personaggio decisamente sopra le righe e il fatto che a cantare fosse effettivamente una girl: questi probabilmente i motivi del successo di quella che rimane la nostra versione preferita.

Jasmine Thompson – Mad World

Qui rischiamo molto, lo sappiamo, ma l’emozionalità di Jasmine Thompson è un’altra cosa rispetto al suono elettronico degli anni ’80 dei Tears for Fears e trasmette un’altra intensità a un testo che recita The dreams in which I’m dying are the best I’ve ever had.

No Doubt – It’s my life

Ancora un grande nome degli anni ’80, quello dei Talk Talk, sconfitto dall sua versione moderna. Un po’ come nel caso di Cindy Lauper il fatto che a cantare sia Gwen Stefani cambia un po’ le carte in tavola e aggiunge ulteriore forza alla già energica versione dei No Doubt.

Jeff Buckley – Hallelujah

Tanto di cappello alla scrittura di Leonard Cohen, ma sebbene la sua versione sia a tratti più sensuale di quella di Jeff Buckley, la seconda, vuoi anche per le vicende personali dell’artista, arriva dritta al cuore e lo trafigge irrimediabilmente.

Guns N’ Roses – Knockin’ on heaven’s door

Ci perdonerà il premio Nobel Bob Dylan, ma la versione dei Guns N’ Roses batte la sua senza possibilità di appello. Merito della voce graffiata di Axel? o dei virtuosismi di Slash? rimane il fatto che l’impatto emotivo conto e la cover trasmette decisamente di più l’idea di chi sta Knockin’ on heaven’s door.

Franco Battiato – Insieme a te non ci sto più

Chiudiamo con un brano italiano, scritto da Paolo Conte e portato al successo inizialmente da Caterina Caselli. Molto le cover oltre la versione del Casco d’Oro, ma la nostra preferita rimane quella del maestro Franco Battiato capace, forse anche per via dell’età dell’interprete, di trasmettere appieno il senso consapevolezza che a volte la fine, anche se dell’amore più grande, è un passo invevitabile e necessario per andare avanti.