Intervista a Diego Conti: il racconto della sua Evoluzione

Classe ’95, Diego Conti è un cantautore e musicista di Frosinone; appassionato di musica rock, a 13 anni fonda un gruppo musicale e successivamente inizia il suo progetto da solista. Nel 2016 è nella categoria Under Uomini in X-Factor 10 e Martedì 18 dicembre è uscito “EVOLUZIONE” per l’etichetta discografica Rusty Records, Thaurus Publishing e Richveel, l’EP d’esordio di Diego Conti, giovane cantautore selezionato tra i 24 finalisti di Sanremo Giovani 2019.

Abbiamo avuto l’occasione di fare quattro chiacchiere con lui, in cui ci ha spiegato i suoi gusti musicali, l’esperienza a Sanremo e quali saranno i suoi progetti futuri…

Diego, sei stato tra i finalisti di Sanremo Giovani. Che esperienza è stata?

È stata l’esperienza più vera della mia vita: ho avuto l’opportunità di presentare la canzone che ho scritto proprio a Sanremo, ed è stata una cosa che non mi sarei mai aspettato di fare, una cosa magica.

Cosa è successo a Sanremo per ispirarti a scrivere una canzone?

Ho incontrato una ragazza bellissima e mi sono innamorato. Mi ricordo le passeggiate, il tempo passato assieme e…non abbiamo resistito alla passione. Sono tornato a casa una sera, avevo la febbre e ho scritto una canzone per lei: è stata quella che poi ho cantato e deciso di portare al festival.

Cosa ci racconti di questo tuo primo disco?

È stato un disco attesissimo, non vedevo l’ora di registrarlo. È nato tutto qualche mese fa, quando ho iniziato a lavorare in studio con il mio produttore Mark Twayne e le etichette discografiche Rusty Records, Thaurus Publishing e Richveel. È stato, diciamo, un esperimento, che poi ha seguito il lavoro che avevo in mente: creare un genere musicale senza etichetta. Arrivare a questo concetto di musica che unisce rock, pop e trap è stato una sorta di punto di arrivo, una vera e propria presa di coscienza, che mi piace definire come una “contaminazione” e che non riguarda solo la musica.

Se dovessi definire il tuo genere, quale termine useresti quindi?

La definirei come un “Cross-pop”, un termine che descrive una musica senza confini, un vero e proprio incrocio che passa da vari generi.

Classe 1995, giovanissimo. È sempre stato il tuo sogno quello di fare il cantante?

Assolutamente sì, fin da quando ero piccolo. Sono cresciuto in una famiglia dove si ascoltava molta musica, tra dischi e amici musicisti. Ho iniziato a suonare la chitarra a 10 anni e ho iniziato a scrivere le prime canzoni quando ne avevo circa 13/14. Mi è sempre piaciuto andare a sentire i concerti: dai Rolling Stones a Vasco Rossi, da Bruce Springsteen a Jovanotti…e mano a mano che vedevo questi concerti dal vivo, da sotto al palco, dal parterre, più cresceva in me la voglia di essere io sopra il palco a cantare. Devo dire che sono stato molto fortunato, perché crescendo la gente che stava attorno a me, come il mio produttore e chi mi ha aiutato, si sono accorti di me e mi hanno dato fiducia.

Che tipo di generi musicali ascolti principalmente?

Il rock è il mio grande amore, soprattutto il rock anni ’70, come i Rolling Stones. Ma anche il cantautorato italiano, da Vasco Rossi a Jovanotti a Lucio Dalla, fino ad arrivare alla trap americana; mi piace molto Post Malone. Credo che questo mio ascoltare tanta musica di diverso genere sia stato un bene e mi abbia condizionato e portato a creare un genere che in realtà copre più generi, quello di cui parlavo anche prima, Cross-pop.

Cosa ti ha lasciato l’esperienza a X Factor e la collaborazione con Clementino?

La collaborazione con Clementino è stata una delle esperienze più belle e anche quella che ha segnato i miei primi passi nel mondo dell’hip hop; da lì ho iniziato ad utilizzare i beat, che ricorrono molto anche nella mia musica. Ho avuto anche il piacere collaborare con dj Shablo qualche anno fa. Con Clementino quest’anno ho avuto il piacere di collaborare come chitarrista nei due pezzi di Sanremo “Quando sono lontano” e “Ragazzi fuori” e ho anche scritto la musica insieme ad altri autori di “Deserto”, un pezzo che si trova nel suo ultimo album. È stata un’esperienza che mi ha dato molti stimoli e che ha dato il via al progetto di “contaminazione

Quali sono i prossimi progetti?

Prestissimo uscirà una nuova canzone inedita. Purtroppo non posso ancora svelare il titolo del brano, ma posso dire che si tratta di una ballata, una ballata romantica. Nel singolo parlerò infatti dell’amore in una maniera ancor più romantica. Nel disco, oltre a “3 Gradi”, e “L’inferno”, che possiamo vedere come l’altro lato della medaglia di “3 Gradi”, c’è la canzone manifesto dell’ep: “Clandestino”. Questo brano serve per raccontare quello che è sotto gli occhi di tutti, ma che non sempre tutti cantano: storie di immigrati e di profughi. In realtà non si parlerà di politica o di leggi, ma di qualcosa di più importante, come i valori umani, l’importanza di andare al di là del colore della pelle, dei confini nazionali, degli Stati; l’importanza che in fondo siamo tutti esseri umani e meritiamo tutti di essere salvati. Clandestino” è questo: il manifesto di tutto ciò che sarà l’album, il promemoria che la conoscenza di altre culture non è un muro da scavalcare ma un’occasione di approfondimento, arricchimento personale e crescita collettiva.