Intervista a Diodato, tra musica e romanticismo

Dopo il concerto milanese, svoltosi alla Salumeria della Musica, abbiamo intervistato per voi Diodato, facendoci raccontare tutto quello che avevamo potuto intuire grazie a un concerto in cui il cantautore si è donato anima e corpo, al pubblico presente.
Un concerto dall’animo rock, senza esclusione di colpi.
Un’ora e mezza di emozioni, sorrisi, canzoni e note suonate con maestria da tutta la band.

 

 

Foto: Erica Giudici Ph 

 

-Come mai hai scelto di usare il tuo cognome, Diodato, come nome d’arte?

Diodato: Ho iniziato usando anche il nome (Antonio NDR), ma nell’insieme risultava cacofonico e molto spesso veniva sbagliato, così ho deciso di usare solo il cognome.

-Hai scelto di fare Sanremo senza farne seguire un disco, come mai?

Ho scelto di fare le cose in modo diverso questa volta, mi piacerebbe continuare a raccontarmi passo a passo, brano per brano, per poi arrivare a un LP.
Non voglio arrivare più a chiudermi per mesi in uno studio per poi presentare il lavoro… Cerco invece di non fermarmi mai, tra tour, brani e presentazioni varie…. Forse così arrivo a condividere anche la scrittura del disco quando mi esibisco sul palco.

Dopotutto abbiamo un approccio alla musica che ci permette di raccontarci nell’immediato…perchè non farlo?

-Pensi che il tuo modo di raccontarti abbia cambiato il tuo rapporto coi fan?

Forse il mio darmi tanto è sempre stata una mia attitudine, mi sono mostrato e la gente si è avvicinata…Alcuni si sono riconosciuti nei miei brani, in quello che ho scritto.
Ecco perché sono arrivato alla scelta di fare un tour nei club, voglio scambiare qualcosa con il pubblico.
Sono arrivato ad avere una conclusione reale… Inizialmente pensavo che andando così a fondo di me stesso avrei dato al pubblico qualcosa di molto lontano da loro, invece quando arrivi a ciò è la cosa che più ti farà unire ai “fan”.
Inizialmente sono rimasto molto sorpreso, ma poi pensandoci bene è stato proprio ciò che sin da ragazzino mi ha affascinato della musica…
La possibilità di riconoscersi in un brano scritto da un’altra persona. La cosa migliore che si può fare è quindi raccontare il proprio punto di vista, gli altri di conseguenza si avvicineranno, soprattutto se noi abbiamo la volontà.

-C’è qualcuno in particolare, dal lato artistico, che ti ha portato a voler diventare musicista?

Ho iniziato quasi per gioco e per imitazione, grazie al film “The doors” di Oliver Stone.
A un certo punto poi la musica è diventata qualcosa di diverso, di indispensabile e legato alla mia anima.
Ho ascoltato, e ascolto, Pink Floid, Radiohead…. Per arrivare alla riscoperta dei grandi cantautori italiani, che mi hanno fatto dire “Ecco, la musica è quello che voglio fare nella mia vita”.

Quella musica ha fatto sì che io riscoprissi me stesso, sono arrivato quindi a scrivere in Italiano, anche se ammetto che è davvero difficile, molto più complicato che scrivere in inglese.

-Ti possiamo definire un po’ come “un ultimo dei romantici?”

Mi sento un romantico dal punto di vista “letterario”, come passione e come approccio alla musica.
Ho un approccio fisico, non riesco a essere distaccato…
C’è anche poi un aspetto che fa parte dei miei conflitti… Rappresenta il mio sguardo cinico e disincantato che vedete in brani come “Cretino che Sei”.

Sono una persona che pensa molto, forse troppo.. Sono rimasto fregato su un sacco di cose per colpa di questo lato del mio carattere.
Questo contrasto tra romanticismo, la parte di me che vuole vivere intensamente e un’altra che ti frena, facendoti pensare…. Una parte che ti porta a scrivere brani come “Mi si scioglie la bocca” che racconta proprio di un non vissuto.
Cerco di rappresentarmi il più possibile con la mia musica, perché ci tengo a essere sincero, per riconnettermi con la mia musica.
Dopotutto dopo che scrivi una canzone la devi anche cantare centinaia di volte….

-Come hai scelto la tua band attuale?

Ho suonato per anni con la stessa band, queste persone mi hanno arricchito tantissimo e mi hanno portato a dei risultati importanti.
Ovviamente sono importanti per me, ma essendomi spostato a livello logistico ho dovuto scegliere dei nuovi musicisti.

Parto sempre da un lato umano, inconsciamente scelgo le persone proprio da questo, devo star bene con te, dovendo passare tanto tempo insieme.
Per il tipo di musica che faccio, con una composizione molto densa e “rock” ho bisogno di musicisti che siano anche più bravi di me, che mi permettano di donare uno spettacolo degno di questo nome.
Posso dire che il cambiamento ha fatto si che io mi sbilanciassi e riprendessi in mano i giochi…. Creando di nuovo.

Domanda Libera!

È sempre la più difficile. (ride NDR).
Forse posso ribadire che la cosa che amo di più al momento è il mio non stare fermo, suonare nei club, scrivere musica nuova e continuare a vivere il momento a 360 gradi.