IAMX – Metanoia

ETICHETTA | Orphic/Caroline/Universal

GENERE | Elettronica

ANNO | 2015

Se il me di sette anni fa, che portava il fardello di quella terribile età che sono i 14 anni, fosse incappato nel nuovo disco di IAMX avrebbe probabilmente ascoltato metà della prima traccia (e già sarebbe stato molto) per poi chiudere immediatamente e aprire un disco degli Slayer a caso. Ok, magari gli Slayer no che mi hanno sempre fatto schifo, ma qualcosa dei Pantera o dei Metallica sicuramente. La fortuna vuole che le persone crescono e il metro di giudizio si discosta dai BPM che ha un pezzo o da quanto il chitarrista di turno utilizza lo shredding. Tutto questo pippone iniziale sulla mia adolescenza musicale per dire che Metanoia, pubblicato il 2 ottobre su Orphic/Caroline/Universal, è uno di quei dischi di elettronica fatta bene che, almeno per il sottoscritto, è arrivato nel momento giusto per essere apprezzato senza dover compensare ogni traccia con una (in)sana dose di thrash metal.

Dietro la sigla IAMX si cela il progetto solista di Chris Corner, artista di spicco della scena synth-rock/elettro-rock e già fondatore degli Sneaker Pimps. Gruppo dal cui album di esordio trae il nome per questa one man band: IAMX andrebbe infatti letto come “I Am X” e si riferirebbe a “Becoming X”, il primo disco della band d’orgine. Ma torniamo a “Metanoia“, un lavoro molto cupo, caratterizzato da frequenza basse, batterie offuscate, synth penetranti e stridenti. Basta ascoltare la prima traccia “No Maker Made Me” per essere immediatamente proiettati all’interno di questa dimensione. È un viaggio che ricorda quella strana sensazione di quando ci si ritrova a cercare il mostro nascosto sotto il letto.

Con la sua voce Corner ci culla facendoci passare da sentimenti irrazionali, come la paura di qualcosa che non può esistere, alla consapevolezza, dettata dal raziocinio, che nessun mostro può essere veramente nascosto sotto al nostro letto. Ma la nostra ipotetica camera da letto è priva di specchi, così da non farci scoprire che il mostro che stavamo cercando siamo in realtà noi stessi. Un disco che tratta di tematiche forti come la morte, la decadenza, la dipendenza, senza mai tentare di rappresentare una versione edulcorata della realtà o di risultare politically correct. Il tormento di “Happiness”, che passa dal sussurrarci che “maybe the drugs are the only way to be free” a strillare senza remore “liars”, ci fa ben rendere conto di questa crudezza rappresentativa.

L’album però presenta una parte centrale un po’ debole, in cui si concentrano la gran parte dei “lentoni”, se così vogliamo chiamarli. Per carità, ci sono pezzi che valgono comunque e “The Background Noise”, che sembra volerci ricordare come quando in una condizione di vita considerata dalla società come perfetta ci può essere qualcosa che, dentro di noi, stona e ci fa sentire incompleti, è uno di questi, ma ci sono altresì pezzi dimenticabili come “Say Hello Melancholia”, di cui avremmo fatto volentieri a meno.

La chiusura è invece affidata a “Wildest Wind” che per quanto,all’interno dell’ottica del disco questo sia un pezzo più che giustificato per atmosfera e testo, chiudere con l’ennesimo lentone è una mossa azzardata, forse fin troppo, se poi ci sommiamo il fade-out finale siamo di fronte ad un grandissimo punto interrogativo. In sintesi Metanoia è un buon disco, che pecca, però, di una struttura che manca di definitezza, trasmettendo una sensazione finale di mancanza. Corner, così come ci ricorda nel nome del suo progetto, è X ma la Z, qui metaforicamente intesa come apice, è ancora lontana, per quanto comunque vicina.

Francesco Canalicchio