Intervista a I Ministri: il nostro viaggio continua in studio

L’ultima tappa di Un Viaggio, il mini-tour estivo de I Ministri, a Filagosto è stata anche l’occasione per scambiare quattro chiacchere con Divi, Fede e Michelino, tra un passato ancora attuale e un futuro ancora da scrivere

Il vostro nuovo singolo si intitola Un viaggio, dopo 15 anni assieme a che punto è il vostro viaggio?

Fede: diciamo che ci sono continui momenti di svolta. Questo sicuramente è un momento importante perchè ci accingiamo a scrivere cose nuove in un mondo musicale che è cambiato molto, proprio come capacità di tenere l’attenzione sul tipo di cose che facciamo che sono principalmente album, che sono canzoni suonate, che sono canzoni che non cercano, come dire, “la parolina che funziona sul momento” e così via. Quindi per noi è una sfida continuare a essere noi stessi, a fare quello che facciamo nella maniera più onesta e più vera e necessaria che ci sia 

Non è la prima volta che è pubblicato un singolo slegato dall’album, quanto siete quanto siete in sintonia con la vostra etichetta per poterlo fare? pensate di raccogliere un giorno questi singoli e le cover che avete fatto o avete suonato live? 

F: facciamo molto di testa nostra…

Divi: oggi le etichette hanno anche un rapporto molto più elastico e quindi diciamo che buttar fuori canzoni ti rende un po’ più libero a volte. Il disco è proprio un progetto denso, ha bisogno per noi di tempo e anche di una forte necessità di farlo…e penso anche questa qua è una necessità che abbiamo forse ancora noi della nostra generazione e tanto meno invece quelli delle nuove. Per cui come dire, bisognerebbe insegnare un po’ alle nuove generazioni il peso che ha costruire un disco invece noi dovremmo anche imparare dalle nuove generazioni il fatto che le canzoni hanno un potere indipendentemente da tutto. Quindi dato che ci interessava avere comunque anche semplicemente del materiale con cui affrontare queste poche date che avevamo d’estate, era uno strumento perfetto una canzone da buttare fuori che soprattutto non avesse collegamenti con quello che è stato il tour precedente e che comunque poi in qualche modo con un feedback positivo, perchè ne stiamo vedendo di positivi, potesse aprire un po’ le le porte di quello che magari sarà un futuro disco come sonorità. 

F: Per il resto si, come dici tu sarebbe bello, purtroppo in un mondo che non esiste più, fare a un certo punto un album di tutte le cose rimaste fuori semplicemente per la condizione che si diceva prima, ma credo che quando avremo la possibilità o lo slot libero per fare una cosa del genere non esisteranno più neanche le fabbriche di cd o di album quindi quello che già c’è in rete…già c’è in fondo, quindi al massimo possiamo metterlo insieme su un sito o boh…

Michelino: Poi le cose cambiano tanto, penso al periodo Beatles funzionavano tantissimo i singoli anche se era un periodo che era assolutamente diverso da quello di adesso. Quindi in realtà è tutto un po’ ciclico. A volte funzionano determinate robe, negli anni ‘80 a un certo punto la rivoluzione tecnologica su certe cose ha fatto si che i suoni elettronici sembrava fossero la musica del futuro poi sono arrivati i Nirvana e hanno disintegrato tutto. Dipende sempre un po’ dal periodo ma soprattutto è importante collegarsi alla realtà, di che cosa parli, che credo sia sempre un po’ il punto. La forma poi si trova, sia come supporto, sia come suoni, sia la forma anche di promozione  perchè si sta parlando di questo quando si parla di singoli o di album. Adesso funziona un po’ più il singolo? bene, facciamo uscire un singolo, ci piaceva il pezzo, l’abbiamo registrato con Sylvia Massy (che ha già lavorato con Tool, Johnny Cash, RHCP e chi più ne ha più ne metta) e ci sembrava intelligente farlo uscire adesso perchè fra un anno quel pezzo magari non è più nelle nostre corde, non è più il nostro mondo.

F: sicuramente l’unica cosa che sarà difficile sarà tornare a far si che la gente paghi la musica. Se uno guarda tutta la storia dell’umanità la gente ha pagato la musica, i supporti, dal 1908 ad oggi…e magari è finita. Sono solo 100 anni nella storia dell’umanità e magari è quel periodo è già finito.

Qualche anno fa avete pubblicato un brano che si intitolava Idioti e parlava dei rapporti con il vicinato. Allargando questa visione al mondo, pensate che in questo momento stiano vincendo gli idioti? e se si come si combatte questo atteggiamento?

F: si, si può partire anche da lì perchè nel pezzo Idioti ci sono diversi riferimenti proprio come immaginario alla questione del vicinato perché è il primo rapporto tra individui problematico che uno può avere. Al di là di quello però il pezzo parla della parte cattiva che c’è in noi, noi tutti, infatti il ritornello dice proprio “ci trascinate giù con voi”, parla della parte cattiva che tutti abbiamo dentro. Quindi rispetto alla domanda si, sta vincendo un po’ la parte idiota in noi in questo momento, nel Paese sta vincendo il nostro lato peggiore che non vuol dire che allora sono tutti degli idioti o sono tutti peggiori.

D: sai le persone a volte sono semplicemente delle spugne. Oggi si sta davvero dando peso all’idiozia….facciamo che l’idiozia sta all’idiota, però quando tu a un certo punto vuoi entrare a tutti i costi dentro le persone con un discorso di un certo tipo…poi dopo davvero in persone problematiche oggi si sta vedendo proprio questo: una trasformazione, neanche così lenta tra l’altro, di persone dentro un sistema di valori che per noi è anche anti-storico. Dopo quello che abbiamo vissuto nel nostro di paese, con la nostra storia è proprio quello che non deve più succedere.

Per un passato migliore era un album di speranza in un momento politicamente difficile, mantenete quella speranza oggi prevalgono altri sentimenti?

F: da quando siamo nati non è che mi ricordo un momento politicamente facile in Italia se proprio devo dire. Non non è che ci sono stati momenti felici da quel punto di vista…
D: tranne a Milano…
F: tranne a Milano dove per vari motivi perlomeno si respira un’aria buona di pensieri in questo momento e anche nel momento di Per un passato migliore tra l’altro. Mi viene da dire che noi la speranza c’è la mettiamo sempre, anche perché non è che siamo dei corvi che portiamo in giro negatività…cioè la nostra funzione, parlando anche di ruoli, non è andare in giro a fare i “lamentoni” ma è anche andare in giro non a cercare di formare, in alcun modo, ma proprio di rincuorare, di lasciar sfogare e insieme si di ridare luce, energia anche a chi ci viene a sentire e anche a noi stessi che lo stiamo facendo. Quindi noi continuiamo a fare il nostro ruolo su questo, sicuramente oggi il carattere di pervasività di una serie di strumenti che agiscono sulle persone sono più pericolosi di prima, sono più invasivi di prima, arrivano di più e le persone sono molto più slegate da una collettività che le possa tenere nel senso della realtà.

M: Anhce quelli che si dichiaravano neutri ma neutri non lo sono per niente se non vivono in un ambiente neutro…dipende un po’ come li gestisci, come riesci a valutarli, visualizzarli, decodificarli, rischia sempre di essere una cascata di cose nuove. Uno non vede oltre il proprio naso in generale, neanche le conseguenze di quello che fa magari ed è un po’ pericoloso in quel senso lì, però noi si va in giro a suonare e si parla di quello che interessa a noi e può interessare a moltissima altra gente. Sempre fatto con estrema sincerità e senza nessun tipo di livello ulteriore di interpretazione. 

F: però insomma non pretendiamo di dire chi è cattivo chi no, chi è nel giusto chi nello sbagliato, ci sono sicuramente tante persone in questo momento confuse in Italia che sono tirate in mezzo come se qualcuno stesse bussando alla porta del loro orco e a furia di bussare ci saranno un po’ di orchi che vengono fuori, già è successo così. Però sono persone che magari non hanno neanche gli strumenti per fronteggiare questa pressione.

D: cioè i cattivi tecnicamente non esistono, esistono le persone che diventano cattive che si incattiviscono e adesso si è trovato un modo davvero per incattivire della gente che sta lì…

M: è una questione di repressione che poi sfoga su certe cose

D: cioè, i cattivi servono a volte e quindi qualcuno ha capito che può fare qualcosa servendosi delle persone incattivendole…

M: …è una strumentalizzazione di base

F: come la signora di 3 giorni fa, la madre con foto del bambino che scrive sotto al post sui migranti “se li mangeranno i pesci”. Cioè è una poveretta ok, ma probabilmente nessuno l’aveva neanche mai ascoltata fino a questo momento e da un momento all’altro viene trattata come se fosse uno statista che parla e si dice “no, ma cosa stai dicendo, tu che sei madre…” e così via. Certo ha detto una ca**ata, ha fatto una ca**ata ma nessuno la sta abituando al fatto che le parole hanno un peso, hanno delle conseguenze, nessuno la sta abituando a questo. Vede che questo grande gioco della rete è dire la ca**ata lì sotto quindi la dice anche lei che probabilmente nessuno aveva ascoltato fino a questo momento manco a casa sua…

M: prima la si diceva al bar molto probabilmente…

F: esatto, prima la si diceva al bar ora uno dice bon, l’ho scritta lì sotto, che devo fare? I politici dicono cose a caso e dopo non hanno conseguenze, questo è il problema più di che tutte queste singole persone che poi hanno più problemi a capire cosa è realtà e cosa no e quindi cominceranno a rispondere in modo diverso.

Quest’anno compie 10 anni Tempi Bui, che è stato forse il disco un po’ della svolta discograficamente parlando. Avete in mente celebrarlo in qualche modo?

D: noooo. No sul serio, intanto perchè ti accorgi è un discorso di un’attualità tale…e poi l’esigenza che ci portò 10 anni fa a mettere al mondo quel disco non era certo una spinta costruttiva, era un grande senso comunque di aberrazione rispetto alla realtà e ritrovarsi a celebrare questo ennesimo senso di aberrazione a distanza di 10 anni…non è certo una cosa bella. Diciamo che ce lo teniamo in cantuccio se proprio abbiamo voglia ce lo riascoltiamo.

F: facciamo per il ventesimo

D: facciamo Tempi Belli.

Quest’estate un po’ sorpresa avete pubblicato il singolo Un Viaggio e avete fatto questo mini tour di quattro date. C’è un legame particolare con le località che avete scelto e in particolare con questo festival? 

D: un po’ dai

F: c’è con le persone che abbiamo scelto. Roma volevamo andare a suonare perchè ci sta sempre passare da lì. Nelle Marche al MIND Festival ci eravamo già stati, ci eravamo trovati molto bene era una bella situazione e tutto. Il Filagosto di brutto, perché ci avevamo suonato due volte qua nel 2007 e nel 2008 e siamo rimasti molto legati, furono due concerti importanti al tempo per noi e abbiamo sempre seguito anche nel frattempo il festival che poi cresceva e che fa parte, come il MIND Festival, delle realtà locali, gratuite, importanti, che davvero riescono a far arrivare la musica a gente che magari se no non andrebbe a spendere 25 euro per un concerto in un club e magari però li porta a fare quello dopo. E poi Suoni di Marca a Treviso perché è un’altra zona che che amiamo molto e anche i promoter sono persone che conosciamo. Quindi si, si è fatta una scelta