LA “PERSONA” CONTRO IL PERSONAGGIO. IL NUOVO CASO DISCOGRAFICO DEL RAP È MARRACASH

“Butta fuori i tuoi pensieri o finiranno per ucciderti”

Vale la pena parlare di Persona, nuovo album di MARRACASH, non solo per l’attesa che si è creata intorno all’uscita di questo disco ma perché le varie interviste rilasciate hanno messo in luce la crisi personale dalla quale quest’opera sarebbe scaturita e ne emerge una riflessione che interessa tutti, quella sul malessere psicologico.

Un problema sempre più frequente in una società nevrotica e malata come la nostra, eppure troppo spesso sottovalutato e taciuto perché porta chi ci si trova a combattere con i pregiudizi. E allora ben venga che se ne parli, tanto più che lo faccia uno come lui che è un idolo delle giovani generazioni.

Dai primi successi come Badabum Cha Cha e Non confondermi, a Troppo stupido e Parole Chiave, fino al monumentale album Status, il rapper di Barona con origini siciliane, autoproclamatosi “King del Rap”, lo si può definire con meno eccesso con un altro neologismo da lui coniato ovvero “intelligangsta”.

Infatti, seppure intrisi di una spavalderia zarra tipica del rapper finto “gangsta” medio che parla di droga, spaccio, donne e ricchezza con il solito slang, i suoi testi, denotano una capacità nella scrittura più elevata della media e dai tratti geniali.

E questo si evince dalla ricercatezza di questo nuovo lavoro: Persona è un concept che prende il titolo dal film omonimo di Ingmar Bergman del 1966 ed è composto da 15 tracce nelle quali il King del Rap associa a ogni parte del suo corpo un tema inerente e un featuring con un diverso artista.

Si tratta di un disco che arriva dopo anni di attesa, e che viene accolto come il più importante della carriera, un disco della maturità come reazione a un periodo di crisi (che quindi inevitabilmente è connessa con la crisi dovuta all’età dell’artista); parla della prigionia del ruolo, di un dualismo (percepibile anche a livello musicale), una lotta tra persona e personaggio (il rapper ha affermato che in questo disco Fabio ha ucciso Marracash); un concept album impostato sull’analisi psicologica (Marracash ha parlato dell’importanza dell’aver intrapreso na terapia) composto da tracce che ne formano le parti concettuali costitutive con tanto di doppio titolo che fa riferimento alle parti del corpo di volta in volta trattate.

Tutte queste coincidenze sono troppe per non pensare che Marracash abbia preso spunto o sia stato quantomeno influenzato dall’idea di Prisoner 709 di Caparezza. Sicuramente è stata simile l’accoglienza da parte del pubblico: chiunque, anche non essendo un fan di Marra si può identificare più facilmente nelle sofferenze provate e quindi, come spesso accade, il disco più introspettivo e in cui viene messa da parte la maschera, risulta essere il migliore.

Comunque, entriamo nel vivo della musica: nella prima traccia prodotta da Marz e Low Kidd, Body parts (I denti), il titolo introduce l’analisi delle parti del corpo a partire dai denti, legati all’idea di non tenersi le cose tra i denti perché i pensieri vanno buttati fuori, vanno espressi.

I sassolini che si toglie dalle scarpe sono anche relativi all’ambiente discografico:

“Vi ho lasciati soli, guarda che succede
Civil War del rap, Thaurus e Machete
Io sono la Svizzera, che è ricca e dove si sta bene”.

Infine viene ripresa dal film citato una parte di dialogo che sembra qui un’analisi fatta da uno psicologo:“Tu vuoi essere, non sembrare di essere”. Questo ci introduce con un tuffo a bomba nel tema e nel mood del disco.

Perciò si parte subito con un aspetto della crisi che emerge prepotentemente tramite la produzione di Marz e la partecipazione del compagno di Marracash nel celebre disco Santeria, Gue Pequeño. La coppia funziona ancora ed è facile immedesimarsi nella perdita di valori, nella mancanza di uno scheletro  solido a sostenerci, di Qualcosa in cui credere.

Andando avanti, in un’operazione di recupero audace e rischiosa sotto tutti i punti di vista, Marracash merita un plauso solo per questo: una rielaborazione di un classico teoricamente intoccabile di Frankie Hi-Nrg MC (parliamo quindi di storia) come Quelli che benpensano, remixato e attualizzato descrivendo la nostra società fatta di superficialità e assenza di intelligenza. Perciò si intitola Quelli che non pensano (Il cervello) e tratta delle varie dipendenze da social, da influencer, dal mondo dell’apparenza, sbeffeggiandole con formule secche ed efficaci con il valore aggiunto del cantato di Coez.

Un pezzo che forse ha meno hype ma una considerevole sostanza è Appartengo, con Massimo Pericolo, incentrato sul tema anatomico del sangue, inteso come legame familiare: qui Fabio, smessi i panni del personaggio, racconta la sua storia a partire dalla descrizione dei genitori e di quanto questo legame sia importante.

Notevole il collage di parti rock prese da Un ragazzo di strada de I Corvi, in Poco di buono (Il fegato); ottima e veritiera la presa di coscienza in Bravi a cadere (I polmoni).

Nella sua caratteristica abilità di adattarsi ai tempi che corrono pur mantenendo il suo stile rap classico di provenienza, Marracash non si limita a quantificare e bilanciare perfettamente l’old school e lo stile più attuale, l’autotune e il cantato con il flow secco, le sporche e le metriche più riconoscibili del suo repertorio, (che, come si può notare, è un esercizio nel quale si devono necessariamente cimentare i grandi rapper di razza di vecchia generazione, i quarantenni, per intenderci) ma confeziona interi pezzi strutturati secondo i canoni in voga attualmente.

Infatti i brani seguenti sono caratterizzati dallo svecchiamento sonoro e lirico: in Non sono Marra (La pelle), brano più leggero, si scherza sulla somiglianza con Mahmood, il quale conferisce all’intero album un appeal più modaiolo con il suo stile orientaleggiante.

In Supreme (L’ego) la strofa di Sfera Ebbasta e il cantato di Tha Supreme rendono il tutto più appetibile ai più giovani con l’atmosfera trap.

Invece Sport (I muscoli) è un esercizio di stile che vede la collaborazione di Luché, altro pezzo grosso del rap italiano, anch’egli rimodernatosi nel frattempo.

Soprattutto quest’ultimo e il successivo Da Buttare (Il c***o), affrontando i temi legati agli aspetti più “fisici” del corpo ovvero muscoli e sesso, potevano essere sviluppati in modo più interessante, mentre si intuisce che sono dei riempitivi fatti solo per destare scalpore con frasi come “Ma che ne so di Trump e Putin/I just wanna put in”.

È invece in Crudelia (I nervi), legata alla storia d’amore che più lo ha ferito, che Marracash/Fabio tira fuori la rabbia più violenta. Anche troppa. Con tutto il rispetto per uno sfogo legato a una sofferenza, senza un approfondimento ulteriore dei dettagli o delle parole più poetiche, tutta questa cattiveria che viene fuori nel parlato finale non ha stile e risulta solo patetica.

Emozionante la traccia sul cuore, G.O.A.T., la classica canzone motivazionale che riesce nel suo intento e fa da perno all’intera opera: un brano in cui viene rafforzato lo spirito di rivalsa e in cui trovare conforto, rassicurazione e stimolo.

Anche Madame (L’anima), in cui la giovane trapper Madame, talento emergente che sta spopolando, recita e interpreta bene l’anima del protagonista in un dialogo molto profondo.

Colpisce molto anche Tutto questo niente (Gli occhi), che descrive bene il mondo in cui viviamo e la brama di avere di più, confrontandola con la situazione della persona (Fabio) che si dovrebbe sentire arrivata, che dovrebbe essere contenta del successo raggiunto e che invece si sente in gabbia. Un classico, che però non è scontato, è una riflessione profonda che potrebbe essere istruttiva per le giovani generazioni che vedono nei rapper come Marracash i loro idoli da seguire.

Pazzesco il finale con il ritmo turbo e il testo, che turba, in Greta Thunberg (Lo stomaco), amara considerazione sul mondo che sta per finire in pasto alla crisi ambientale e climatica con la voce di Cosmo e il remix delle parole “right here, right now” della ragazzina ecologista in stile Fatboy Slim, un finale che ci smuove da tutta questa riflessività.

Vari riferimenti cinematografici, un uso abbondante del parlato per introdurre e chiudere i pezzi e sagge analisi della società, con forti stoccate al razzismo, alla Lega e a Salvini, si alternano nel continuo processo di confronto/scontro tra sé stessi e l’io interiore e poi con il mondo circostante, un continuo dinamismo tra dentro e fuori che costituisce la dialettica della messa in discussione di sé da parte dell’individuo che in quest’epoca paradossale ha perso tutte le sue certezze.

Un continuo rapportare l’essere con l’apparenza, chiedendosi se, e in che modo, si possa trovare un equilibrio.

Queste le date di “In Persona TOUR”:

28 MARZO – PALAINVENT – JESOLO (VE)

3 APRILE – MEDIOLANUM FORUM – MILANO (SOLD OUT)

4 APRILE – MEDIOLANUM FORUM – MILANO (SOLD OUT)

6 APRILE – PALAZZO DELLO SPORT – ROMA

9 APRILE – PALA PARTENOPE – NAPOLI

16 APRILE – MANDELA FORUM – FIRENZE

18 APRILE – MEDIOLANUM FORUM – MILANO

28 APRILE – PALA ALPITOUR – TORINO

2 MAGGIO – MEDIOLANUM FORUM – MILANO

7 MAGGIO – PALA FLORIO – BARI (NUOVA DATA)

9 MAGGIO – PALA CATANIA – CATANIA (NUOVA DATA)