DAVID BOWIE – Blackstar

ETICHETTA | ISO Records/RCA

GENERE | Rock sperimentale 

ANNO | 2016

Per un artista come David Bowie, multiforme ed immenso, abbiamo deciso di dedicargli una recensione speciale. La nostra redazione esplora Blackstar, il suo ultimo lavoro, e ognuno ne fornisce la propria visione dimostrando che, ancora una volta, Bowie ha saputo creare un’opera sfaccettata e unica.

Blackstar” non è altro che un capolavoro. Bowie ci ha lasciati con un ultimo lavoro che lo racconta, lo rispecchia e riconferma la sua totale genialità, anche dopo 24 dischi. Tutto questo è concentrato in sole 7 tracce, sette scatole cinesi, canzoni con canzoni al loro interno che cambiano e si evolvono di minuto in minuto, il tutto sostenuto dalle melodie deliziosamente pop. Pop rivisitato, ribaltato ed influenzato al livello che per qualche minuto è anche post-punk, tanto quanto contaminato da beats elettronici ma anche riff jazz; già in nella title track si ritrova tutto questo agglomerato. Con quest’ultimo disco il duca si è reinventato lasciandoci in eredità un lavoro totalmente sperimentale, duro e assolutamente raffinato riuscendo a stupire ancora. Camaleontico, come altro non poteva essere. Eleonora R.

Blackstar” è un disco complesso, raffinato, controintuitivo. Se si parlasse di un artista qualunque diremmo che l’album testimonia una raggiunta maturità artistica, ma potremmo mai dirlo di David Bowie, che immaturo non è stato mai? Non si tratta di una semplice evoluzione, si tratta di un’epopea, del punto culminante di una parabola sempre ascendente: le atmosfere surreali, le melodie dinamiche, rotonde, un’accuratezza che ci si potrebbe aspettare da una sinfonia. Questo disco è un consapevole atto finale studiato a tavolino, un universo parallelo, perfetta sintesi della vita di un genio. Chiara Cappelli

La morte ha cambiato le carte in tavola. Ascoltare “Blackstar” il giorno di pubblicazione e ascoltarlo ora sono due esperienze diverse ma totalizzanti. Prima il livello estetico di ricerca sonora, l’ampliamento delle barriere musicali, le ritmiche del free jazz, l’ossessività delle parole e una vocalità esasperata erano sinonimo di grandezza autoriale. Dopo le parole, quelle parole si palesano come profetiche, un’ammissione di mortalità, di dolore e sofferenza, sublimate dalla musica. Un esempio di grandezza umana. Amanda

Il primo brano che abbiamo sentito tutti quanti è stato Lazarus, che è in pratica la confessione della sua morte imminente. Nessuno lo aveva capito. David Bowie non è mai stato un musicista qualunque e nemmeno l’ultimo album della sua vita è un album qualunque. La musica di Blackstar è caotica, ipnotica; la voce è insistente, ti penetra nella testa. Musica da film horror, che trasmette ansia e paura; sembra che arrivi dall’oltretomba e ti voglia trascinare negli abissi. David Bowie è sempre stato un grande, questo album ne è la prova. Anche in punto di morte è riuscito a comunicare con noi, poveri ascoltatori, che ancora soffriamo per questa grande perdita. Dopo la sua morte, l’atmosfera angosciante del disco è molto più comprensibile e riusciamo a capire che Bowie ci ha dedicato un album intero per dirci addio. Grazie David Robert Jones. Carmen Mc Intosh