SeMIsuona: intervista agli ideatori

La musica e la scena musicale vanno coltivate. Questo è l’insegnamento di SeMIsuona, un format nato dall’unione di tre appassionati che lavorano nel settore e hanno sentito la necessità di creare uno spazio accogliente dove conoscere e condividere nuova musica. Ma lasciamo la parola agli interessati.

Partiamo raccontando un po’ l’idea alla base di SeMIsuona. Il momento preciso in cui avete deciso che era necessario crearlo.
Semisuona è un progetto nato da un’esigenza – forse nostra, forse collettiva – di provare a gettare le basi per realizzare, per ora nel nostro piccolo mondo della musica milanese, un concetto quasi vecchio come il mondo: “l’unione fa la forza.”  E allora abbiamo pensato di inventarci un format adeguato che rispondesse ai seguenti requisiti, unendo sia il nostro punto di vista, sia quello dei musicisti: spazio per suonare / spazio per conoscersi / spazio per condividere / spazio per ascoltarsi. Ci piace pensare che un giorno Semisuona diventerà un (non) luogo in cui le persone, musicisti e non, verranno a prescindere, perché c’è buona musica, c’è un’atmosfera di forte condivisione e, in poche parole, ci si sente a casa.

Come vi siete conosciuti?
Ci siamo conosciuti perché – pur ricoprendo ruoli differenti – tutti e tre ci occupiamo da anni di musica e, bene o male, bazzichiamo nello stesso ambiente. C’è chi organizza concerti (Vanessa), chi è egli stesso un musicista e organizza dibattiti (Claudio) e chi è una blogger musicale (Eleonora). Il format è nato per caso da un’attività organizzata all’interno del progetto MusiCraft, di cui Claudio faceva parte. Da quell’esperienza abbiamo deciso di formare un team che permettesse di replicare questo format e farlo camminare con le proprie gambe in maniera autonoma. Siamo davvero felici di aver formato questo gruppo, e siamo davvero felici che sia nato proprio per questo progetto così stimolante.

Come mai avete scelto il Circolo L’impegno?
Abbiamo scelto l’arci L’Impegno poiché è un luogo meravigliosamente accogliente e perfetto per le nostre esigenze: la sala non è grandissima e il palco non è enorme; in questo modo chi suona è a stretto contatto con chi ascolta e viceversa, si è sempre tutti sullo stesso piano. Quello spazio, poi, è perfetto anche per il dibattito che avviene dopo i concerti. E, cosa più importante, i ragazzi dell’Impegno condividono totalmente quella che è la nostra mission. È una sensazione irrinunciabile, quella di andare tutti verso la stessa direzione.

Nei tre appuntamenti presentati finora avete coinvolto Daniel Plentz, Niccolò Vecchia e il 14 gennaio Xabier Iriondo. Tre professionisti in campo musicale ma molto diversi tra loro. Qual è il minimo comune denominatore?
Il minimo comun denominatore è quella miscela esplosiva fatta di passione, coraggio, consapevolezza e professionalità. Che si trasforma in esperienza e saggezza.

Nelle due serate di novembre e dicembre qual è stato il momento che vi è rimasto impresso? In positivo o in negativo.
Uno dei momenti più belli è quello del soundcheck. Otto musicisti che si conoscono a malapena (o che non si conoscono affatto) si ritrovano tutti insieme nella stessa stanza e, da subito, scatta una sinergia pazzesca: si aiutano, si prestano le cose a vicenda, aspettano pazientemente il loro turno ascoltando gli altri, non si disperdono e fanno gruppo immediatamente. Sempre riguardo a questo, la sinergia procede anche nel momento delle esibizioni: tutti i musicisti si ascoltano, con attenzione, con le braccia conserte e lo sguardo puntato verso il palcoscenico. È molto bello e per niente scontato e ci fa pensare che, se si creano le occasioni, poi le cose succedono.

L’idea di Semisuona è quella di sviluppare una coscienza di “scena locale”. Qual è l’elemento senza cui non potrebbe esistere una scena locale consapevole?
Conoscersi gli uni con gli altri (anche tra artisti e operatori). Condividere esperienze personali e professionali. Fare gruppo. Non farsi la guerra. Essere consapevoli dell’identità e del valore del proprio progetto e proprio per questo essere aperti a collaborare e mischiarsi con altre realtà. Lo abbiamo già detto che l’unione fa la forza, vero?

Se siete curiosi quanto noi di Rock and More, non potete mancare al prossimo appuntamento in agenda.

Amanda